Anche Rabat conferma le difficoltà del tennis femminile alle spalle di Jasmine Paolini. Aspettando Tyra Grant
Attualmente la situazione del tennis femminile italiano è un po’ complicata, per un motivo o per un altro. Tra infortuni, uscite di scena prossime, situazioni di incostanza e difficoltà di rendimento, se ne stanno vedendo parecchie in un anno che, paradossalmente, sta vedendo Jasmine Paolini toccare vette spettacolari, che l’hanno portata fino al numero 4 del mondo dopo una rincorsa durata diversi anni e una consapevolezza diversa di potersela battere con le big. Il resto della situazione, però, preoccupa anche per quanto visto sia a Roma che ancor più a Rabat, nell’ultimo torneo WTA 250 prima del Roland Garros.
Bisogna comunque andare a pescare caso per caso. Già, perché per quanto riguarda Lucia Bronzetti c’è da considerare come il ranking di inizio anno fosse di numero 78, e adesso è al 54° posto. Un balzo di 24 posizioni con il picco della finale a Cluj-Napoca, cui però è seguita una fortissima incostanza. Ieri la sconfitta netta contro la turca Zeynep Sonmez, che già in condizioni normali soffre, figuriamoci quando il meteo nemmeno aiuta. Per lei ora un Roland Garros nel quale il primo obiettivo sarà sperare di evitare molte teste di serie anche per trovare fiducia, che sarebbe particolarmente utile nel suo caso.
Fiducia ormai completamente smarrita per Elisabetta Cocciaretto, e questo va ben al di là della pur lottata sconfitta contro la colombiana Camila Osorio. Il suo problema è che dopo la polmonite che l’ha tolta di mezzo da Wimbledon 2024 non ha mai neanche lontanamente trovato i picchi del Roland Garros di un anno fa. E nemmeno quelli della stagione su erba che stava disputando, decisamente ad alti livelli. Ora arriva per lei una cambiale pesantissima, gli ottavi di Parigi, e il rischio di scendere in classifica è veramente alto in questa situazione.
Con Martina Trevisan ferma per infortunio, e che dunque avrà bisogno di ripartire un’altra volta da ben oltre la posizione numero 150, e con Sara Errani ormai alle porte del ritiro in singolare (ma in doppio, almeno per ora, è destinata a continuare), dietro il trio Paolini-Bronzetti-Cocciaretto c’è Lucrezia Stefanini, che alle volte indovina buone giornate, ma dalla zona 150° posto non si sta mai riuscendo a schiodare, e poi un duo formato da Nuria Brancaccio e Giorgia Pedone. L’una sta provando a fare di necessità virtù negli ITF e simili, l’altra ha provato il salto a livello WTA, ha giocato un bel match con la neozelandese Lulu Sun, ma contro varie avversarie si vede come manchi il peso di palla, il suo grande problema. Ha comunque vent’anni e può salire ancora e migliorare questo fattore. Del resto, una giocatrice che tutti sottovalutavano, nessuno vedeva in alto e poi è diventata numero 5 del mondo nonché finalista Slam in singolare, plurivincitrice Slam e oro olimpico in doppio, l’abbiamo avuta. E l’abbiamo citata. Per questo il mai dire mai è totalmente d’obbligo.
A Rabat si è rivista Camilla Rosatello, che alle soglie dei trent’anni sta vivendo il suo periodo migliore in singolare e che avrebbe potuto anche vincere con l’americana Hailey Baptiste, per come sono andate le cose. E poi c’è Tatiana Pieri, che a 26 anni e dopo un periodo nel quale pareva, assieme alla sorella Jessica, talento di prospettiva, ha trovato il primo tabellone principale e l’ha fatto anche con vittoria.
Ma chi si aspetta è una generazione più giovane: quella di Tyra Caterina Grant, cui non va messa particolare pressione adesso anche se i numeri per far bene li ha. E può anche trainare un certo numero di altre giocatrici che stanno provando a emergere un po’ dai circuiti junior e un po’ dalla transizione junior-pro, ma è a lei che si pensa quando si parla del prospetto più importante in proiezione futura.