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INTERVISTA – Gabriele Piraino: “Sono alla ricerca della continuità”

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Tra le statue del Foro Italico, dove la storia del tennis italiano si respira a ogni passo, c’è anche chi la sua storia la sta scrivendo adesso. Gabriele Piraino, classe 2003, palermitano, sta vivendo un momento positivo: dopo la vittoria nel 25.000$ di Santa Margherita di Pula, è arrivato a Roma con fiducia e ha conquistato la wild card per le qualificazioni vincendo le prequalificazioni, mettendo in campo gioco, personalità e grinta. Lo abbiamo incontrato alla vigilia del suo debutto in un palcoscenico tanto importante. Ci ha raccontato la sua storia, da quel circolo sotto casa dove ha iniziato a giocare a cinque anni al lungo rapporto con il maestro Davide Cocco, figura centrale nel suo percorso fino allo scorso anno. Oggi si allena con Paolo Cannova e Daniele Capecchi, con cui sta costruendo un nuovo pezzo di strada, lavorando sulla continuità e sulla crescita. Ama viaggiare, scoprire, conoscere. È un ragazzo solare, scherzoso, consapevole però che per fare il vero salto di qualità servirà costruire quella costanza che più volte lui stesso cita. E se gli chiedi dove si vede tra un po’, ti risponde senza numeri né classifiche: “Mi auguro solo di star bene e di far felici le persone che mi stanno vicino”. Un ragazzo che si gode il momento, che punta in alto, ma che prima di tutto vuole continuare a stare bene. E a far stare bene chi lo accompagna.

Partiamo dall’inizio. Quando hai iniziato a giocare a tennis, dove e con chi?
“All’età di cinque anni. Ho la fortuna di avere il circolo dove tutt’ora mi alleno sotto casa. I miei genitori hanno sempre detto che fin da piccolo se in televisione c’era una partita di tennis, mi ipnotizzavo e stavo li a guardare per ore; quindi, è stato amore fin da subito. Il mio primo maestro è stato Davide Cocco che lo è rimasto fino all’anno scorso”.

Da quando hai cominciato ad allenarti con più serietà e a credere che potesse diventare qualcosa di più serio?
“Non credo ci sia stato un momento preciso, è stato tutto abbastanza naturale. Quando avevo 16 anni sono arrivati i primi risultati e da lì ho iniziato a pensare che potesse diventare qualcosa di più serio”.

Come hai detto prima c’è stata una figura importante nel tuo percorso che è stata Davide Cocco, che rapporto hai avuto con lui e quanto è stato importante per la tua crescita?
“È stato importantissimo, siamo stati a contatto tutti i giorni per 15 anni. Mi ha insegnato tante cose sia dentro ma soprattutto fuori dal campo, lo ringrazio infinitamente da sempre, poiché per stare con me e fare questo percorso insieme ha tolto tempo alla sua famiglia”.

Oggi ti alleni con Paolo Cannova e Daniele Capecchi, che tipo di lavoro state portando avanti insieme? E come ti stai trovando con loro?
“Con Paolo ci conoscevamo già da tempo, poiché lui è venuto con Salvatore Caruso da noi a Palermo per un anno, lì ci siamo conosciuti meglio e ho capito anche da vicino le sue competenze. Con Daniele invece ci siamo conosciuti nel circuito, abbiamo condiviso momenti insieme, mi ricordo che alle Pre-qualificazioni qui a Roma mi ha battuto nel 2023, maledetto lui (ride). Stiamo lavorando sulla continuità di gioco e sul prendere decisioni in campo in modo maturo e preciso”.

Sei siciliano, palermitano precisamente, ti chiedo vantaggi e svantaggi a vivere in una regione così? E se secondo te c’è un perché al fatto che è una terra che ha sempre prodotto ottimi giocatori?
“Prima di tutto essendo la regione più grande d’Italia qualcosa di buono doveva pur uscire (ride), è sicuramente una terra dove c’è un’ottima qualità della vita, c’è sempre un clima perfetto, si mangia bene, la gente è sempre felice; quindi, questi aspetti soprattutto a me hanno sempre aiutato fuori dal campo. Lo svantaggio più grande è dal punto di vista logistico, poiché per ogni destinazione devi prendere l’aereo, però a parte questo lato, io amo la Sicilia”.

Hai già vinto parecchi titoli ITF tra cui quello di poche settimane fa a Santa Margherita di Pula, che sensazioni ti ha lasciato quella vittoria?
“È stata una sensazione di felicità, ero appena rientrato da un piccolo infortunio alla schiena; quindi, tornare e vincere subito un torneo per me è stato sinonimo del buon lavoro di crescita che sto facendo e che mi auguro di continuare a fare”.

Quali sono le differenze maggiori tra il circuito ITF e il circuito Challenger e come pensi di poterti avvicinare maggiormente al circuito maggiore?
“Non ci sono tantissime differenze dal punto di vista del gioco perché ormai viene dimostrato ogni settimana come giocatori più bassi nel ranking battono anche i Top 100. La differenza principale sta nella costanza di rendimento, e spero di raggiungerla anche io presto”.

La federazione è molto presente nella crescita di nuovi progetti, come il tuo, senti il supporto?
“Sì, sicuramente la Federazione sta facendo un lavoro incredibile, come lo dimostrano anche i risultati. Un aspetto molto positivo è la possibilità di giocare tante settimane in Italia, e di conseguenza di stare bene. Tante settimane abbiamo le wild card per giocare tornei più importanti in cui con il ranking non entriamo, e questo ci aiuta a dimostrare il livello che abbiamo”.

In un percorso così lungo e complesso come quello del tennis, la famiglia è spesso la prima colonna portante, che ruolo ha avuto la famiglia nella tua crescita sia come atleta ma soprattutto come persona?
“Si, sentire l’appoggio della famiglia è molto importante. Penso che per stare bene in campo devi stare bene anche fuori dal campo. Per essere uno sportivo di alto livello devi avere dei valori che ti insegna solo la famiglia”.

Fin da quando sei piccolo giri per il mondo per inseguire un sogno, come vivi tutto questo? Ti manca mai casa, ti è mancata anche negli anni passati?
“Non vivo con pesantezza questa assenza da casa, mi piace molto viaggiare, conoscere gente nuova, culture diverse. Anche se poi sono sempre più convinto che dove vivo io sia il posto più bello del mondo, e non sono di parte (ride)”.

Hai vinto le Prequali, che tipo di percorso è stato? Te lo aspettavi?
“Difficile senza dubbio, giocare in questo posto ti porta sempre un po’ di emozione e pressione. Venivo da un buon momento e sentivo che potevo vincere la wild card nelle qualificazioni, e così è stato. Sono felice di come ho reagito nei momenti difficili che mi sono capitati nel corso di questa settimana”.

Quando hai chiuso il match point contro Samuele Pieri e hai capito di avere in tasca la wildcard per le ‘quali’ cosa ti è passato per la mente?
“In quel momento ero veramente stanco, ho pensato solo di poter finalmente andare a farmi una doccia ed andare in hotel a dormire (ride). A parte ciò, ero veramente felice, ho saputo gestire situazioni di difficoltà con più maturità rispetto a prima. Durante la finale, il mio avversario ha iniziato benissimo, io invece ero molto teso. Poi sono salito e da lì è stata una battaglia”.

Che tipo di rapporto hai con la pressione, riesci a mantenere lucidità in momenti di forte carico emotivo o è qualcosa su cui ancora stai lavorando?
“È un aspetto su cui sto lavorando, sto cercando di aggiungere altri step di maturità e concretezza a quelli che già ho, per crescere ancora di più”.

Che tipo di tennista sei oggi?
“Questa è un’ottima domanda (ride). Sto provando a capirlo pure io, non mi sento di avere un’identità così chiara. So che posso esprimere tanti tipi di gioco. Sono più forte nell’essere grintoso che nell’avere un’identità di gioco, questo sicuro (ride)”.

Cosa pensi di dover ancora migliorare per fare il prossimo step?
“Sicuramente la continuità di rendimento è un aspetto fondamentale, questa può avvenire solo se si compiono delle scelte giuste e decise nei momenti delicati delle partite. Il mio obiettivo è migliorare su questi aspetti”.

Che ragazzo sei fuori dal campo e cosa ti piace fare per staccare un po’ la spina?
“Mi reputo un ragazzo abbastanza solare, rilassato, mi piace scherzare tutto il giorno. Non mi piace prendere le cose troppo sul serio, probabilmente sbagliando anche a volte, però son fatto così. Mi rilasso guardando film, e ascoltando molta musica sia italiana che straniera. Quando torno a casa mi trovo bene ad uscire con i miei amici di Palermo”.

C’è qualcuno che ti ha ispirato o ti ispira ancora oggi a livello tennistico o anche personale?
“Rafael Nadal è il mio idolo indiscusso, cerco di rubare da lui il suo atteggiamento in campo, la sua grinta nell’affrontare le partite ma anche come si comporta con le persone fuori dal campo”.

Se ti chiedessi tra un anno dove ti piacerebbe essere? C’è un sogno che tieni stretto?
“Al momento il mio sogno sarebbe riuscire a diventare la migliore versione di me stesso, nessun obiettivo di classifica, ma semplicemente essere felice e portare felicità alle persone che mi stanno vicino”.

Se potessi parlare al Gabriele Bambino cosa gli diresti?
“Di divertirsi, di crederci, di fare le cose bene perché alla fine il duro lavoro e i sacrifici pagano sempre”.

Come sta Gabriele oggi, dentro ma soprattutto fuori dal campo?
“Adesso Gabriele sta bene perché è seduto su un divanetto (ride). A parte gli scherzi, sta bene, è contento di quello che sta facendo e di star vivendo la vita che ha sempre sognato. È felice di avere vicino delle persone che gli vogliono bene e di cui si fida. È contento di aver superato questi ultimi due anni che non sono stati facili sia in campo che è fuori, ed è carico e motivato per fare ancora meglio”.

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