‘500 Miles’: buon compleanno a Andy Murray
“But I would walk 500 miles – And I would walk 500 more – Just to be the man who walks a thousand miles- To fall down at your door”, e ogni volta che ripenso a Andy Murray ripenso inevitabilmente anche ai Proclaimers, il duo scozzese che incise quella marcia – intitolata I’m gonna be (500 Miles) – che quando che ti entra in testa, poi, non ti saluta più. Murray ha corso per amore, ha dato tutto quello che aveva e, forse, anche un pezzettino in più, pur di diventare numero 1 nell’epoca dei numeri 1, ha messo in gioco il proprio corpo e non è più tornato lo stesso.
Andy Murray, che oggi compie 38 anni, ha salutato il tennis da circa un anno: 46 titoli, di cui 3 dello Slam (due volte Wimbledon, uno a New York), e le prime pagine dedicate ai vincenti. Ma il cuore degli appassionati – che non giudicano un giocatore solamente dai numeri degli almanacchi – è rimasto forse ancora più colpito dall’ultima versione di Andy: quella malinconica, che si trascinava per il campo, con la schiena bloccata, e che continuava a correre, 500 miglia, e poi altre 500, solo per amore del suo sport. Con quella voce che sembrava sempre costantemente bloccata dal magone, con il ghigno di mamma Judy, che con il passare del tempo e delle sconfitte è diventato un ghigno sempre più dolce, e, poi, ancora, con quel match con Kokkinakis, iniziato in sessione serale e terminato in sessione diurna, ma del giorno dopo, come quei film che viaggiano nel tempo. Novak Djokovic ha provato a sfidarlo, quel maledetto tempo, nel 2025, ingaggiando Andy – il rivale di una vita – come allenatore, per ricordarci quanto era bello quando eravamo tutti più giovani. L’esperimento però è sopravvissuto solamente per qualche mese e per qualche torneo e, proprio pochi giorni fa, Nole ha salutato coach Murray.
Quando ripenso a Murray ripenso ai Proclaimers, alla sconfitta a Glasgow con Del Potro, nel 2016, in Coppa Davis, alle tre ore con Copil a Washington, quando forse, appena rientrato in campo, capì che era davvero finita, oppure alle sfide con il coetaneo più diverso da lui, Fabio Fognini.
When I’m lonely, well I know I’m gonna be – I’m gonna be the man who’s lonely without you – And when I’m dreaming, well I know I’m gonna dream
I’m gonna dream about the time when I’m with you: e allora tanti auguri, Andy.