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Bondioli e Caniato, il ritratto: 2005 alla riscossa

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La favola di questi Internazionali BNL d’Italia spetta tutta a loro: i protagonisti del racconto che narra il sogno, il sogno di ogni italiano che ami la racchetta. Approdare al Foro da autentici outsider, da assoluti sconosciuti (se non agli addetti ai lavori) nell’anonimato e nell’indifferenza generale, ma presto stupire tutti catturando l’interesse e la curiosità del grande pubblico.

Non si può non rimanere affascinati dalla storia di Federico Bondioli e Carlo Alberto Caniato: due ragazzi con il tricolore sul petto che sono arrivati a Roma con una speranza nel fagotto dei sogni. La speranza di regalarsi un’avventura, una storia da raccontare ai posteri. Ma noi ci auguriamo che questo sia solo l’inizio, che Federico e Carlo Alberto a partire dal loro incontro odierno (sulla Grand Stand Arena contro i francesi Doumbia/Reboul per andare ai quarti e continuare ad incantare) abbiano cominciato a scrivere solamente l’introduzione del proprio rispettivo romanzo nel mondo del tennis professionistico. E che siano ancora tante le storie che un domani racconteranno.

L’incipit

Come qualsiasi tennista amatoriale che prova a remare nel circolo del Paese, come un qualsiasi giocatore di Open che tenta di sbarcare il lunario sognando un’irraggiungibile rincorsa alle Pre-Qualificazioni del Foro Italico. Il sogno a portata di tutti, o che quantomeno ne intensifica il sentimento di ottimismo verso il futuro. Bondioli (n.370 ATP in doppio) e Caniato (n.660 ATP in doppio) si sono regalati la wild-card per il tabellone principale di doppio, al loro terzo torneo assieme da Pro dopo l’ITF M15 di Sharm El Sheikh in cui hanno fatto finale nel 2024 e vinto la coppa a febbraio 2025, meritandoselo con una clamorosa cavalcata nell’incipit che precede il vero e proprio start sul torneo romano. Hanno sbaragliato la strada, eliminando una dopo l’altra tutte le coppie che si sono abbattute sul loro cammino: 6-2 6-3 a Stefano D’Agostino e Stefano Reitano, 6-2 5-7 10-4 a Riccardo Mascarini e Alessio Zanotti, in semifinale doppio 6-4 a Giorgio Ricca e Matteo Vavassori (fratello di Andrea) e dulcis in fundo la finalissima disputata a Piazza del Popolo – una dozzina di giorni orsono – che li ha visti trionfare nettamente per 6-3 6-2 su Alessandro Coccioli e Maria Lorenzo Lorusso.

La Gioconda

Tuttavia, le Pre-quali altro non sono state che un prologo per ciò che sarebbe avvenuto dopo: la sublimazione del loro percorso con la creazione del capolavoro. Il sorteggio non era stato per nulla benevolo con Federico e Carlo Alberto: dopo aver già raggiunto qualcosa di inimmaginabile, l’urna da un lato gli ha riservato un esordio nel main-draw proibitivo che più tosto era difficile prevedere, dall’altro però gli ha offerto l’opportunità di vivere un’esperienza irripetibile condividendo il campo con due assoluti punti di riferimento per chi vuole intraprendere la carriera nel microcosmo della specialità, insomma la cosiddetta specializzazione nel tennis.

Avere l’occasione di affrontare Simone Bolelli e Andrea Vavassori, coppia principe del tennis italiano degli ultimi anni, rappresentava comunque un’incredibile vetrina nella quale mettersi in mostra e possibilmente cercare di apprendere più insegnamenti possibili per rinsaldare il proprio domani. Ma Bondioli e Caniato hanno deciso di andare oltre, di superare le Colonne d’Ercole. In campo non hanno mostrato la minima titubanza, il mimino timone reverenziale di fronte a due Mostri Sacri del tennis azzurro reduci da 3 finali Slam nell’ultimo anno e mezzo. Anzi, sfruttando anche quella sana spocchia adolescenziale e una giornata non proprio di grande spolvero dei campioni di Davis, hanno giocato una partita di eccezionale livello: indimenticabile per il loro cassetto dei ricordi. Una partita sontuosa dove hanno dimostrato tanta testuggine mentale, così da resistere ad un doppio tie-break oltre che a 3 match point falliti nel secondo set per rivelarsi successivamente come la coppia più lucida nell’ultimo scatto, in grado di gioire sul filo del rasoio e di farlo al super tie-break soltanto per una manciata di punti di differenza.

L’excursus delle rispettive carriere ancora agli albori: l’Emilia Romagna nel cuore, il tennis un affare di famiglia

Federico Bondioli nasce il 16 maggio 2005, compirà dunque vent’anni fra meno di 48 ore (con l’augurio di poter spegnere le venti candeline della torta più dolce, quella che sa di quarti di finale). Romagnolo di Ravenna (n°488 ATP in singolo). Nella sua carriera junior ha ottenuto come best ranking la Top 15: alle soglie dei primi dieci, si è fermato nella sua scalata alla posizione n. 12 della classifica mondiale Under 18. Il palmares da juniores recita due titoli in singolare – con la ciliegina del prestigioso J500 del Cairo, vinto nella stessa settimana del trionfo di Federica Urgesi per una splendida doppietta italica – e ben sette in doppio: nella sua esperienza giovanile spicca la finale di specialità disputata allo US Open del 2023, dove al fianco dell’austriaco Joel Schwarzler venne sconfitto in rimonta e con tanto di match point sciupati dal duo svedese-estone Max Dahlin e Olivier Ojakaar. A livello di Tour maggiore, i successi per ora si limitano al circuito ITF dove può vantare 5 allori da doppista e 2 da singolarista (entrambi ottenuti nel 2024: a luglio l’M15 di Kursumlijska Banja, città termale del sud della Serbia, a ottobre si è ripetuto a Monastir). Federico è cresciuto e si è formato nel Circolo Tennis Dario Zavaglia di Ravenna, dove ha mosso i primi passi sino all’età di 12 anni.

L’amore e la passione per il tennis, però, non sono sbocciate dal nulla: la radice del sentimento tennistico è difatti un vero e proprio affare di famiglia. Sarebbe più corretto dire lo slancio per gli sport che prevedono l’utilizzo di un attrezzo dalle sembianze di una racchetta: papà Gianluca è stato infatti professionista di Beach Tennis, una disciplina molto in voga sulle spiagge della riviera romagnola. E così, il piccolo Federico fin dai cinque anni di età ha cominciato a voler avere sempre con sé la racchetta del babbo, fino a che la scintilla con il tennis non ha brillato: è accaduto durante un torneo di beach di papà Gianluca, udite udite, proprio al Foro Italico (ma quando si diverte il destino ad intrecciare le fila della nostra esistenza) quando Fede per la prima volta scoprì il tennis. Scese in campo ed ebbe il primo contatto con la terra romana: amore a prima vista, da lì le strade di Federico e il tennis non si sono più allontanate. Per la disciplina in campo e fuori, ci pensa mamma Maria Adele: maestra elementare.

Carlo Alberto Caniato (intervistato in esclusiva due anni fa dal nostro Massimo Gaiba, in occasione del suo successo al J200 di Prato quando in finale sorprese il futuro campione juniores di Wimbledon: il norvegese Nikolai Budkov Kjaer che spesso si è allenato con Sinner) nasce il 31 ottobre 2005 a Verona (n°790 ATP in singolo). Decisamente più movimentata la sua formazione tennistica e non: veneto doc da parte di madre, cresce però a Ferrara. E’ in Emilia, di fatto la sua casa d’adozione, che inizia a praticare tennis dividendosi nel suo processo formativo tra il Circolo Marfisa e il Cus. Dopodiché, nel 2021 dopo aver appreso i fondamentali ecco la scelta di trasferirsi nella sua nuova base a Forlì, facendo giornalmente il pendolare per allenarsi presso il Circolo Tennis romagnolo di Villa Carpena sotto la guida dei tecnici Alberto Casadei e Omar Urbinati. Come per il compagno di merende, anche Carlo scopre l’amore per il tennis grazie alla famiglia: una nutrita truppa di tennisti che tramanda l’ardore e l’inclinazione tennistica di generazione in generazione. Caniato, secondo di quattro fratelli, ha ereditato la passione per il tennis dal padre e dallo zio che a loro volta l’avevano ricevuta in dono dal nonno. Tutti con buona classifica nazionale. I suoi idoli sono due: il primo dell’infanzia e del periodo pre-adolescenziale, tale Rafael da Manacor; l’altro, per spirito di emulazione e di ambizione, nella fase più matura del suo apprendimento tennistico, un certo Jannikkone da San Candido.

Un giorno la paura della pressione e delle aspettative potrebbe afferrare il loro cuore, domani potrebbe esserci un giorno in cui il coraggio cede ma speriamo che ciò non accada questo pomeriggio. Quest’oggi al Foro Italico, c’è da continuare a sognare…

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