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ATP Roma: a Sinner basta una luce intermittente. Piega De Jong e torna agli ottavi

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Da Roma, il nostro inviato

[1] J. Sinner b. [LL] J. De Jong 6-4 6-2

Jannik Sinner continua ad impressionare, ma ormai neanche stupisce più. La notizia vera è capire come abbia sopportato, nella tenuta nera da eroe mitologico, il caldo torrido che c’era sul Centrale del Foro. Perché contro Jesper De Jong c’è stato ben poco da commentare, se non qualche capitombolo dell’olandese e un po’ primo set un po’ incostante. Per il resto il n.1 al mondo si è comportato come tale, vincendo la 23esima partita di fila. Un numero non casuale, visto che lo rende il detentore della nona striscia di vittorie più lunga dalla nascita (1990) dell’ATP. Un altro dei suoi innumerevoli record. Che lo farà arrivare in piena fiducia contro Francisco Cerundolo agli ottavi.

Primo set: Sinner dall’esaltazione alla preoccupazione e ritorno

Inizio importante per Sinner che si porta subito due volte ad un passo dal break, prima sul 30-40 e poi ai vantaggi, ma in entrambe le occasioni De Jong si fa trovare pronto e attento. Anche in risposta però l’olandese ci mette coraggio, recuperando fino a 30-30, ma non riesce a mettere a segno il colpo grosso. Chi ci riuscirà invece sarà proprio Sinner nel game successivo sfruttando diversi errori altrui. Buono per l’azzurro che riesce a mettere la testa davanti definitivamente con il 3-1. De Jong comincia a sentire la pressione sia del Centrale che naturalmente l’avversario, capace di approfittare del momento e portarsi addirittura sul 4-1. Dura poco però la gioia per il doppio break di Sinner perché il nativo di Haarlem riesce a trovare il modo di inserirsi nella partita, recuperando da un 40-15 per Jannik che sembrava inavvicinabile. Il break è una grande iniezione di fiducia per De Jong, consapevole ora di poter dire la sua al netto della differenza di qualità.
Le due palle break successive fanno paura, sembrano scuotere le fondamenta del Foro Italico. Le annulla Jannik, al solito, da campione. Ma, complice il torrido caldo che avvolge Roma questo lunedì, non si dimostra propriamente freddo. Doppio fallo, ancora palla break. De Jong, come fa chi non ha nulla da perdere, si lancia spregiudicato e a rete si riprende anche il secondo break. Ma nel tennis esistono le categorie proprio per questo motivo. E, complice un po’ di tensione, olandese, Jannik riprende il break e va avanti 5-4. Che si rivelerà la pietra che pone fine al primo parziale, 6-4 con qualche piccolo smarrimento, ma tutto sommato ben amministrato.

Secondo set: un rapido arrivo al traguardo

De Jong non è a Roma per godersi il panorama, questo è poco ma sicuro. Prova a tenere testa da fondo a Sinner, provando a giocare di rovescio lungolinea sul suo dritto. Va a tratti, finché la Volpe Nera non accelera e prende il comando. Scivola sul secondo punto del terzo game, ma nulla di grave. Sinner si precipita a rete per chiedere se sia tutto ok. Piccoli gesti, che vanno però sempre sottolineati. Come da sottolineare il ritmo che si alza e che diventa insostenibile per Jesper. Che prova a rimanere attaccato e rinculare, soprattutto con il dritto. Ma da fondo poco da giostrare. E addirittura, per i palati fini, arriva un bel serve and volley a chiudere il game a tenere il servizio da parte dell’azzurro che permette di mantenere il servizio. Il gioco viene poi interrotto per una brutta caduta di De Jong a rete, che cambia la terza maglietta del match (arancione, bianca e infine blu mimetico). Ma cambiare l’abito non cambia il monaco, e neanche il prosieguo del match, visto che sembra soffrire abbastanza per la caduta. E così, poco dopo, arriva la conferma finale. Sinner inanella 12 punti di fila, gli ultimi con un De Jong praticamente fermo. Una dimostrazione di forza non indifferente, che serviva per tornare a ruggire, per tornare ad essere il Sinner che tanto ci era mancato. Il servizio e il rovescio hanno funzionato meglio, c’è ancora da tappare qualche buco sul dritto e la risposta, ma il ritmo si farà giocando. Contro un avversario che, due anni fa, lo estromise dalla corsa al titolo nella capitale. Vendetta, un piatto che va servito freddo.

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