Victoria Mboko, la canadese che ha stupito Roma: “Serena Williams mi ha ispirata, il tennis è nel mio destino”
Forse non sarà oggi e nemmeno domani, ma il tennis internazionale potrà contare presto sulla sua prossima stella. Victoria Mboko, canadese classe 2006, ha questo sport nel sangue e calca i campi del suo Paese prima ancora di averne memoria. I risultati da Junior erano incoraggianti, con 5 titoli e la posizione numero 6 della classifica dedicata agli under 18, oltre a due finali Slam (Australian Open e Wimbledon) in doppio. Ma è nel 2025 che Mboko ha cambiato marcia, divenendo un rullo compressore: tre vittorie consecutive tra le professioniste (il conteggio dei trofei segna già 8), con ben 24 successi consecutivi conditi dal debutto vincente al WTA 1000 di Miami e in Billie Jean King Cup. Una carriera in rampa di lancio, e un futuro ancora tutto da scrivere. Nelle qualificazioni degli Internazionali BNL d’Italia la dimostrazione della sua duttilità, con tre prove di livello sulla terra rossa: a Roma, Mboko ha battuto Cristina Bucsa, Kamilla Rakhimova e poi Arianna Zucchini in main draw per guadagnarsi una sfida da sogno contro Coco Gauff. Sul Campo Centrale romano altri tre set impressionanti, prima di cedere alla statunitense, oggi numero 3 del mondo, mentre questa settimana compete nel tabellone principale del Parma Ladies Open presented by Iren, organizzato da MEF Tennis Events. Se il buongiorno si vede dal mattino, il Canada e il mondo intero potranno presto divertirsi.
Victoria, origini congolesi e il Canada nel suo destino: com’è cominciato tutto?
“Sono nata a Charlotte, North Carolina, ma da molto piccola mi sono trasferita a Toronto. Praticamente gioco a tennis da quando ne ho memoria. Ho due fratelli e una sorella maggiore, i quali hanno iniziato a praticare questo sport più o meno quando sono nata. I miei non potevano permettersi di lasciarmi a casa quando accompagnavano loro al circolo, per cui li dovevo seguire e passavo i pomeriggi a guardare gli allenamenti. Mi sono sempre sentita una ragazza molto vivace, volevo correre e provare cose nuove, ma all’inizio non c’era nessuno a giocare con me”.
Poi è arrivata la prima racchetta.
“Non c’è stato un momento esatto in cui si è deciso di farmi provare, semplicemente a un certo punto mi è stata messa una racchetta in mano e ho iniziato a colpire la pallina. Ho sempre avuto molta passione per la disciplina, in quanto mi dava anche modo di sfogare la parte competitiva di me stessa. Piano piano, mio padre ha cominciato a iscrivermi a delle lezioni di gruppo e ai campi estivi. Per me è stato eccezionale perché avevo finalmente modo di creare nuove amicizie e competere. Sento di essere migliorata molto durante quei primi anni; mi allenavo tutti i giorni, ed è così che ho cominciato a giocare a livello nazionale e poi internazionale. Man mano che andavo avanti, abbiamo cominciato a credere che la cosa potesse avere un futuro, e ci ho messo molta serietà con l’idea di diventare una professionista”.
Chi l’ha ispirata da piccola?
“Sin da quando ero una bambina amavo guardare tennis dal vivo, motivo per cui andavo sempre a vedere il WTA 1000 di Toronto. Adoravo osservare le gesta di Serena Williams, per me è stata di grande ispirazione e credo che di mezzo ci sia anche il destino”.
Suo padre la sta seguendo molto in giro per il mondo ultimamente.
“Ho un ottimo rapporto con papà Cyprien, anche se non viaggia sempre con me. Nei grandi appuntamenti preferisce esserci, ma è presente in qualità di padre e nient’altro. Si prende cura di me, a volte mi compra da mangiare o magari mi aiuta per lavare i vestiti. È un supporto molto importante perché siamo spesso soli e non abbiamo modo di parlare con molte altre persone oltre chi frequenta il circuito. Ritengo sia fondamentale avere qualcuno della famiglia al proprio fianco durante gli spostamenti”.
Una discreta somiglianza con Venus Williams, come si legge sui social. Le fa piacere?
“Molte persone mi dicono di somigliare a Venus. Credo che sia un po’ per l’aspetto fisico e per il colore della pelle, ma lo prendo sinceramente come un complimento. È un grande bella da sentirsi dire”.
Un 2025 incredibile con 5 vittorie e tanti debutti.
“Venivo da un 2024 negativo, non si è trattato di un grande anno per me. Sono stata infortunata, non ho giocato per diverso tempo e non trovavo costanza. Con la nuova stagione ho cominciato finalmente a sentirmi in forma, a stare bene. Ho scelto di iniziare il 2025 disputando tornei di livello più basso, così da entrare in ritmo partita e riabituarmi al gioco. Sono arrivati i primi titoli, ma soprattutto mi sono finalmente sentita bene in campo, dato che avevo più match di chiunque altro già nei primi mesi. Da lì in poi ho semplicemente continuato a giocare, credo che anche la grande fiducia che ho in me stessa abbia aiutato. Il pensiero non è mai stato solo alla singola vittoria, piuttosto all’idea di migliorarmi come giocatrice e magari muovere un po’ la classifica”.
Ad aprile la prima chiamata della Nazionale: che emozione è stata?
“Dopo aver vinto il W75 di Roma, negli Stati Uniti, ho ricevuto una telefonata da Heidi El Tabakh, la capitana della Nazionale canadese. Ero davvero felice ed emozionata, non avevo mai avuto modo di rappresentare il mio Paese e naturalmente avevo voglia di fare subito molto bene. Le partite sono andate come volevo, ma il Canada non ha ottenuto la qualificazione per le Finals di Shenzhen e di questo sono ancora molto dispiaciuta. È stato comunque bello vedere tanti canadesi venirci a supportare nonostante fossimo in Giappone. La Billie Jean King Cup non è un torneo come gli altri, c’è un’atmosfera speciale e l’ho sentito sulla mia pelle”.
In mezzo anche i debutti ai WTA 1000 di Miami e Roma.
“Sì, e in particolare ricordo la telefonata ricevuta due settimane prima degli Internazionali BNL d’Italia, quando mi hanno detto che avrei giocato le qualificazioni. Ho passato l’ultimo periodo a giocare sulla terra rossa per arrivare preparata. Dopo aver superato il tabellone cadetto ho incrociato Arianna Zucchini nel primo turno di main draw. Non è mai facile giocare contro un’italiana a Roma, c’era davvero tanto supporto per lei, naturalmente lo comprendo. Poi c’è stata la partita con Gauff, qualcosa di incredibile soprattutto perché mi ha fatto capire cosa devo migliorare e quali sono i prossimi step per rendere il mio gioco ancora più efficace”.
Su cosa sta lavorando adesso?
“Gli allenamenti che stiamo portando avanti sono perlopiù un riflesso delle situazioni in cui mi potrei ritrovare in partita. Sappiamo che ogni volta sarà diverso, adesso stiamo cercando di velocizzare l’apertura e l’esecuzione dei colpi ma so che non è solo quello l’obiettivo. Spero di aggiustare quegli aspetti che mi permetteranno di soffrire e correre meno durante le partite, è una delle chiavi per arrivare in fondo ai tornei”.
Cosa fa quando non si allena?
“Quando non gioco faccio le normali attività da teenager. Mi piace andare al centro commerciale, uscire con mia sorella e magari prendermi un caffè. Adoro passeggiare per i parchi, stare nei posti che conosco da sempre”.
Pensa mai al futuro e ai suoi sogni?
“Non amo pormi dei grandi obiettivi, sento di essere una ragazza che guarda molto le cose giorno per giorno. Lascio semplicemente che gli eventi succedano, sapendo che ci saranno dei giorni positivi e altri meno. Poi cerco anche di godermi le cose buone, quando salgo in classifica mi stupisco di me stessa e cerco man mano di alzare l’asticella. È inutile nasconderci, tutte vorremmo diventare la numero uno del mondo e vincere Slam, facciamo sacrifici per questo. È uno di quegli obiettivi che tieni alle tue spalle, senza guardarlo, mentre giorno dopo giorno lavori su quello che serve per il passo successivo”.
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