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In nome della vecchia Swiatek. Sconfitte e lacrime. La soluzione non è la pausa, ma tornare sé stessa

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Mi ricordo di due miei amici, sorridenti e sempre felici…”. Faceva così l’inizio di un coro di curva dedicato a due ragazzi scomparsi. Canticchiandolo viene in mente il ricordo di una vecchia Iga Swiatek. Che sorridente forse non lo è mai stata eccessivamente, non è mai scaduta in festeggiamenti eccessivi, ma felice in campo…assolutamente sì. La polacca ha dominato il circuito WTA per anni, soprattutto sulla terra, per lei “promessa”. E specie quella degli Internazionali d’Italia, dove ha vinto tre volte, 2021 (addirittura con un doppio bagel in finale), 2022 e 2024. Quanto è stata bella per Iga l’Italia…stavolta traditrice.

La n.2 al mondo si è arresa, lottando quasi per inerzia solo nel secondo set, a una Collins perfetta. Di questo all’americana va dato atto. Ma dall’altra parte rete non c’era l’abituale, infallibile dominatrice…ma una sua brutta copia, quasi un fantasma di una ex n.1 al mondo e pluricampionessa Slam. Ma la notizia non arriva a Roma, a Roma giunge solo la conferma, la fatidica goccia che fa traboccare il vaso. E, purtroppo, la situazione è più grave e profonda del previsto. Tanto da sprigionare una forte e chiara reazione da parte della fu n.1 al mondo.

E per la seconda volta in questo torneo, la notizia principale è questa, un giocatore ha pianto in maniera visibile. Dopo Cobolli, è toccato a Swiatek. Emotiva come raramente si era visto prima, è chiaro che non è più la solita Iga. Si vede dalle piccole cose, da quei dettagli che erano capaci di isolarla dal contesto di uno sport crudele e di un mondo che va troppo veloce. Un mondo in cui se sei la n.2 al mondo devi essere sempre al massimo, devi sempre essere perfetta. Insomma, devi vincere. Se non vinci ci si spreca nel cercare di capire il perché, nel cercare motivazioni. Il gioco? Il terreno scomodo? L’avversaria? Non si pensa mai che una ragazza di 23 anni abbia una vita oltre il tennis.

E la vita di Swiatek, a tratti appesantita anche da una relazione forse troppo appiccicosa con la propria psicologa, negli ultimi tempi non sta andando nel migliore dei modi. Iga ha perso il nonno poco prima del torneo di Madrid. Ed era molto legata ad una figura che l’ha aiutata, l’ha educata…decisiva nella sua crescita. ‘Eppure a Madrid è arrivata in semifinale’,  si alzano le voci dal coro. Un piccolo indizio che va a depistare. Ma le tracce portano verso altri lidi. Lidi che vedranno Swiatek fuori dalla top 2 del ranking per la prima volta dal marzo 2022.

Dopo tre anni di dominio, arriva un vero passo falso. E per la prima volta in 5 anni arriverà al Roland Garros senza titoli. Le lacrime sono solo la punta di un iceberg di dubbi, genuinamente umano. Versate sul ponte che collega l’area giocatori alla sala stampa, dopo una breve chiacchierata con i giornalisti. Naturalmente, ancora più piatta del solito. Non è una critica, è un’ammonizione a pesare alcune sue parole: “Non sono stata davvero presente per competere e lottare oggi. Mi sono concentrata sugli errori. È un mio sbaglio, non sto facendo le cose giuste. E pensavo solo a quelle sbagliate“.

Segnali negativi, appelli silenziosi a cambiare, a ritrovare la voglia di lottare e a pensare in maniera positiva. Ha ovviamente negato le voci su uno stop prolungato…ben fatto! Ora deve giocare per tornare sé stessa. Quella Swiatek che non eccedeva in esultanze, non si lasciava mai andare, ma sul campo era maledettamente efficace. La regina della terra battuta, l’illeggibile e ingiocabile Iga.

Il tennis ne ha bisogno disperatamente. Non Sabalenka, che a differenza di Alcaraz sembra capacissima di tenere un monologo ad altissimi livelli senza bisogno di una rivale con il fiato sul collo che scalpiti per conquistare la prima posizione. A Madrid si era detta sicura che Iga si sarebbe ripresa, sarebbe tornata Swiatek, cappellino calato e campo dominato. Le cose, almeno a Roma, sono andate diversamente. E non sappiamo quando miglioreranno. O meglio, quando riusciremo a rivederla farsi valere sui campi più prestigiosi al mondo.

Ma, per quanto il tennis, e tutti gli appassionati e addetti ai lavori, ne abbiano bisogno, questa non è la priorità. La priorità attualmente per Swiatek è tornare a divertirsi, tornare a vivere una vita non normale, perché per questi super atleti è quasi impossibile, ma ricongiungersi ad una sorte di pace interiore. Ne ha maledettamente bisogno. Di ritrovare quel pugnetto qua e là, quel sorrisetto sghignazzato per non farsi notare, quella serena naturalezza di chi sa di essere la migliore, ma non vuole farlo pesare.

È giusto dedicarle due versi de “La volta buona”, canzone d’addio alla carriera musicale di Stokka e Madbuddy, storico duo indie-rap della musica italiana. Una canzone che racconta di promesse mancate, di addii, e soprattutto di tentativi di ricongiungersi con il mondo e tornare al proprio posto, tornare dove ci si sente a proprio agio. “Puoi raccontarti che non senti queste strade. Ma tutto fa rumore quando cade”. Iga Swiatek può cercare quanto vuole di apparire distaccata, ma sente le emozioni e la pressione. Deve ripartire dopo cadute pesanti, rumorose. Perché alcune battaglie, specie con la propria mente, vanno combattute più volte per essere vinte.

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