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ATP Roma, Sinner ricomincia da dove aveva lasciato: battuto Navone, 22^ vittoria di fila

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[1] J. Sinner b. M. Navone 6-3 6-4

Centoquattro giorni di esilio. Tanti ne sono passati dall’ultimo match giocato da Jannik Sinner, la finale vittoriosa dell’Australian Open contro Alexander Zverev, il suo primo inseguitore in classifica che, a dispetto dell’assenza del numero 1 del mondo, tale è rimasto. Rimasto inseguitore, per la parte “primo” vedremo cosa succederà agli Internazionali BNL d’Italia, dal momento che Alcaraz lo ha sorpassato nel ranking live. E, magari, proprio Carlos e Sascha – liberati dalla pressione del troppo facile e al contempo poco entusiasmante sorpasso di un collega fermo – torneranno a esprimersi con continuità ai massimi livelli, così, finalmente, noi esuli potremo tornare a goderci un Tour completo. Perché l’esilio è stato il nostro, non certo quello di Jannik, il quale ha passato il tempo facendosi il fisico in sala pesi, giocando con i propri amici e uscendo con modelle.

Da esuli a esultanti il passo è breve, perché Sinner ha impiegato un’ora e 38 minuti per battere il n. 99 ATP Mariano Navone 6-3 6-4 fugando almeno i primi dubbi sullo stato di forma agonistica. Apparso sul circuito maggiore nel febbraio 2024 con la finale a Rio de Janeiro, l’argentino arrivato al n. 29 non ha saputo confermarsi sugli stessi livelli un anno dopo, ma sulla terra battuta rimane un ottimo test. Un test ben superato nel sabato sera capitolino dal Rosso in total black che ha badato al sodo affidandosi quasi esclusivamente all’asfissiante pressione da fondo nel primo parziale, per cominciare a consegnare alcune smorzate nel secondo mentre il livello del suo dritto calava nettamente; i prevedibili alti bassi con il break ottenuto e subito restituito sono stati presto rimediati e Sinner ha chiuso la pratica al primo match point.

Primo set – Sinner chirurgico si fa bastare un break

In un mondo di tennisti che rinunciano a battere per primi, vinto il sorteggio Jannik dice “serve” all’arbitro Renaud Lichtenstein. Gioca senza paura, Mariano, “non ha nulla da perdere” è il topos irrinunciabile, dimenticando che da perdere c’è un match di tennis e il suo lavoro è (cercare di) vincerlo. Si guadagna così il 30-40 al terzo game, che Sinner rimedia con un bimane lungolinea profondissimo.
Colpendo in una perfetta imitazione del sé stesso che tutti ricordano, è Jannik a piazzare il break, ben confermato nel game successivo, con Navone che si consola con l’applauso azzurro per un ben recupero sulla smorzata. Il ventiquattrenne della provincia di Buenos Aires resta in scia, sta facendo un’ottima partita soprattutto con il rovescio, eppure Jannik gli sta ben sopra anche da quel lato e arriva il momento di chiudere il set, compito che non gli si presentava dal 26 gennaio e, sulla terra battuta, dalla semifinale del Roland Garros: un paio di imperfezioni di fronte a un avversario che nulla regala, ma la seconda opportunità è quella buona, 6-3. Una prima su due in campo per il 2001 di Sesto Pusteria che superiori negli scambi medi e 11 vincenti e altrettanti errori non forzati, mentre 6-7 è il bilancio argentino.

Secondo set – Calo di Sinner che resiste e va a chiudere

Il dritto di Jannik è impreciso e concede la chance del 3-1, ma un Navone fino a quel momento rimasto sul pezzo mette in rete la risposta sulla seconda: non la cosa da fare se vuoi essere il primo argentino a battere un numero 1 del mondo dal 2018 (Del Potro contro Nadal allo US Open).
Dritto azzurro in calo ma si scambia tanto sulla diagonale sinistra, Sinner è il primo a cambiare forzando due volte l’altrui errore e la palla break arriva, andandosene però con l’errore dal lato destro. Sinner sente che il momento è propizio e rimane nel game, due vantaggi esterni sfumano con le risposte sbagliate – non qualcosa che ti aspetti dal numero 1 del mondo a meno che non sia al primo match in tre mesi e mezzo –, ma si tratta solo di avere pazienza (per chi guarda) e continuare a spaccare palla e angoli (per chi gioca) e la fumata rossa, cioè il break, arriva: 4-3.

Navone prova a mettersi di traverso, spinge con il dritto, difende bene, tira un paio di slice di rovescio niente male e, sempre complice il dritto di Sinner, recupera lo svantaggio. Non un gran problema lato Italia perché il nostro non pensa minimamente a tirare indietro il braccio né a tornare dietro nel punteggio e va a prendersi l’opportunità di servire per il match. Bisogna soffrire un minimo che numericamente significa 30 pari perché l’avversario fa il suo al contrario della volée azzurra, ma il dritto guadagna il match point e il servizio lo trasforma: ventiduesima vittoria di fila, la prima a Roma dopo due anni (nel 2024 non ha giocato per il problema all’anca, l’anno prima aveva perso da Cerundolo agli ottavi).

Quando si ricomincia dopo uno stop forzato, la voglia di giocare è tale che ne basterebbe il 25% per produrre una prestazione di livello. Al netto di qualche calo nel secondo parziale, è più probabile che i nodi dell’inattività vengano al pettine la seconda volta, vale a dire contro il lucky loser olandese Jesper De Jong che, rispettosamente e a dispetto dei due game lasciati a un Alejandro Davidovich Fokina che non ha messo una palla in campo, non pare avere il livello per impensierire Jannik, che peraltro lo ha regolato con un triplo 6-2 all’Australian Open 2024.

LE PAROLE A FINE MATCH
“Onestamente non so cosa dire… non c’è posto più bello per me dove giocare a tennis. Grazie mille a tutti. È un’emozione fantastica, sono stati tre mesi abbastanza lunghi. Mi sono divertito con la mia famiglia e i miei amici, è stato un bel tempo, ma sono contento di poter giocare di nuovo a tennis, che è quello che amo.
“Molto difficile avere tre mesi senza feedback, non sai a che livello sei. Oggi andavo a tratti, a volte bene, a volte mon benissimo. La cosa più importante è dare tutto, il risultato arriverà. Sono contento di giocare di nuovo a tennis, oggi a prescindere sarebbe stato un bellissimo giorno per me.”

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