ATP Roma, Alcaraz: “Per Sinner non c’era posto migliore di Roma per tornare”
Da Roma, il nostro inviato
Si avvicina a grandi passi l’esordio del giocatore più atteso, dopo Jannik Sinner, qui agli Internazionali BNL d’Italia. Stiamo ovviamente parlando di Carlos Alcaraz, che dopo due anni tornerà a giocare a Roma, in un torneo dove non ha mai raggiunto neanche gli ottavi di finale. E arriva dopo uno stop che lo ha costretto a saltare l’amato torneo di Madrid. Ma il problema, fortunatamente, sembra essere rientrato.
“Sono molto felice di essere qui a Roma“, sorride lo spagnolo, “è la seconda volta che giocherò qui. Gli allenamenti sono stati ottimi e sono pronto ad iniziare. Non vedo l’ora di domani“. Queste le dichiarazioni pre match, che possono far tirare un sospiro di sollievo a tutti gli appassionati in vista di un torneo che potrebbe finalmente vedersi scontare in finale lui e Jannik Sinner. Questo dopo l’uscita, un paio di settimane fa, del suo interessante documentario. Che rappresenta una fase saliente della sua carriera, innegabilmente.
“Ero nervoso all’uscita“, ammette Alcaraz, “perché non sapevo come sarebbe stato per la gente, come avrebbero reagito. A me è piaciuto. Volevo che le persone lo guardassero con piacere, e sinceramente finora ci sono state reazioni positive. Alcuni giocatori mi hanno detto che gli è piaciuto. Sono contento abbia avuto un grande impatto e che le persone abbiano così avuto modo di percepire la mia passione, come sia come persona, le difficoltà che ci possono essere, a partire dal viaggiare“.
Sempre collegandosi a dichiarazioni precedenti che lo riguardano, Carlitos ha “denunciato” l’ossessione che spesso anima i giocatori di tennis nel raggiungimento dei migliori risultati possibili, del massimo obiettivo. E che ha animato anche lui stesso in realtà: “Penso che tutti pensino ai risultati e vincere. E penso sia normale. Oggi io non sono più così. Sto provando a non pensare solo a vincere o perdere. C’è qualcosa di pii importante, ed è come approcci alle partite e ai tornei. Ora ogni giocatore pensa alle vittorie e ai risultati, o al ranking, e penso sia normale. L’anno scorso era stato più difficile per quanto riguarda l’infortunio, ma stavolta non ho potuto giocare Madrid, che è molto importante per me. In compenso ho giocato bene a Monte-Carlo e Barcellona, poi mi sono fermato per provare a recuperare. Gli allenamenti sono andati bene, entrare in un torneo non è mai facile. Sono entusiasta, il mio livello è buono“.
Non poteva mancare l’argomento Sinner, il perfetto bianco e nero di Alcaraz. Un rivale fondamentale per esaltarsi: “Sono davvero felice che sia di nuovo qui. Sono passati tre mesi. Ovviamente per lui è stata dura e sono sicuro che è stata molto lunga. Ma credo che non ci fosse posto migliore per tornare se non qui a casa sua per lui, qui a Roma. L’ho visto. Come ho detto, è fantastico per me, per il tennis e per i tifosi averlo di nuovo tra noi e poterlo vedere di nuovo un torneo. Siamo in lati diversi del sorteggio. Spero di incontrarlo in finale. Ma voglio solo dire che sono davvero felice di vedere lui e il suo team in giro. Penso che mi divertirò a vederlo giocare di nuovo, a vedere le sue partite. Per la gente penso che sia fantastico“.
Infine una chiosa sul documentario ancora una volta. O meglio riguardo il rapporto con Juan Carlos Ferrero emerso a chiari tratti nel documentario, come l’argomento toccato che lui non può puntare a diventare uno dei più grandi di sempre: “Una cosa che ho imparato è stata quella di non pensare a nulla di ciò che mi dicono le persone, o meglio persone che non siano i miei cari, il mio team, la mia famiglia o i miei amici intimi. Sto cercando di non pensarci, voglio solo continuare a seguire il mio percorso, a seguire la mia strada. Io seguo solo le cose che voglio, che mi piacciono, il mio team, le cose che il mio team mi dice, le persone che mi sono vicine, la mia famiglia e i miei amici, e questo è tutto. Non voglio dire la lotta, ma la conversazione che abbiamo, allenatore e giocatore, l’abbiamo tutti. Abbiamo tutti conversazioni su tutto: sui tornei, sugli allenamenti, sulle cose che voglio fare e che probabilmente non devo fare. Chi dice di non averne, mente. Credo che il bello sia proprio questo: avere sentimenti e punti di vista diversi. Alla fine, però, percorriamo la stessa strada. Andiamo tutti insieme. Quindi penso che anche questo sia bello“.