Tartarini su Musetti: “Lorenzo è padrone del suo destino” [ESCLUSIVA]
A cuore aperto, come nei momenti più speciali, come forse non lo è stato mai. Durante una serata speciale organizzata da I Tennis Foundation, con il supporto di Intesa Sanpaolo, il direttore di Ubitennis Ubaldo Scanagatta ha intervistato Simone Tartarini, storico allenatore di Lorenzo Musetti. Un incontro che ha permesso di toccare diversi temi: dal presente del giocatore azzurro al suo recente exploit, passando per aspetti tecnici, fisici ed emotivi. L’evento, che si propone di supportare giovani tennisti meritevoli con borse di studio, ha fatto da cornice a parole sincere e appassionate, che fotografano il momento chiave nella crescita del talento di Carrara.
Da Monte Carlo fino a Madrid: la scalata in Top 10
“Dopo Monte Carlo, le aspettative si erano alzate – ha raccontato coach Tartarini – Lorenzo aveva disputato un torneo straordinario, e speravamo davvero potesse avvicinarsi alla top 10. Poi è arrivato l’infortunio, Rune ha vinto, e quel traguardo ci è sfuggito”.
Un momento che sembrava poter cambiare la stagione, ma che non ha rallentato la corsa: “Ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti che dobbiamo essere noi a guidare il nostro destino. Bisogna continuare a giocare bene, e a Madrid così è stato: ha fatto un torneo eccezionale”.
“Draper non ci ha dato una mano – ha proseguito con un sorriso – prima ci ha eliminato, poi ha perso quando ci sarebbe servita la sua vittoria per entrare tra i primi otto. Ma va bene così. Già lo scorso anno dicevo che Lorenzo aveva il tennis da top 10, ma serviva migliorare il rendimento”.
“I picchi li ha sempre avuti: ha battuto Djokovic, due volte Zverev, tre volte Fritz, De Minaur… il livello c’era. Quello che mancava era la continuità”.
“Negli ultimi mesi si sono visti segnali incoraggianti: anche a Miami, pur perdendo contro un Djokovic straordinario, ha giocato alla pari. Contro Alcaraz, dopo un brutto inizio, ha vinto al terzo set. Non mi aspettavo che arrivasse nei dieci così in fretta, ma dopo Monte Carlo era chiaro che la direzione fosse quella”.
Roma e il suo percorso: “Non guardiamo più i tabelloni”
“Non guardiamo più i tabelloni come dieci anni fa. Ci sono sorteggi che sembrano complicati e poi si aprono, e altri che paiono semplici ma nascondono trappole. L’esperienza insegna che può succedere di tutto”.
“Se Lorenzo gioca bene la prima partita, sono fiducioso che la porti a casa. Ma oggi, tra il numero 20 e il numero 50 del mondo, le differenze sono minime. Lo ha detto ridendo Bublik con Layani a Madrid, e anche Zverev: cinque o sei anni fa c’era più distanza, adesso è tutto molto più ravvicinato”.
“Dopo Madrid ha avuto un piccolo sovraccarico al braccio destro, giocando tante partite, anche in doppio. Ha preso antidolorifici, ora è tutto superato e sta bene”.
Servizio, volée e risposta: i dettagli su cui crescere
“Dal punto di vista tecnico, c’è da lavorare sulla volée di dritto. Quella bassa la gioca bene, ma sulla volée alta classica fatica ancora: tende a rimanere indietro col corpo, non affonda con le gambe, e spesso perde punti a rete”.
“Un altro aspetto è la risposta alla seconda di servizio: a volte è troppo prudente. Gli ho chiesto più decisione, più aggressività, magari pianificando prima cosa fare”.
“Abbiamo anche cambiato l’inizio del movimento al servizio: ora passa dall’esterno, non più da sotto. Questo gli consente di accorciare il gesto e controllare meglio il lancio. È stato facile convincerlo: Lorenzo è sempre pronto a mettersi in discussione”.
“L’idea era di introdurre questo cambiamento durante la off-season, ma su 14 giorni ne è stato malato per 12. L’abbiamo testato a Hong Kong, ma in partita creava fastidi muscolari, quindi ci siamo fermati. Resta comunque un giocatore molto ricettivo ai cambiamenti”.
“Il servizio, in effetti, è stato il colpo che abbiamo modificato più spesso: nel tempo abbiamo cambiato base, rotazione delle spalle, impostazione. È sempre stato un cantiere aperto”.
Il gioco da fondo e il modello dei rovesci a una mano
“Lorenzo ha bisogno di partire da lontano, per caratteristiche tecniche e per via del rovescio a una mano. Il problema era che, quando non era in fiducia, restava troppo indietro”.
“Ora invece si avvicina di più al campo, gioca più vicino alle righe, ha acquisito consapevolezza. Sa bene che rimanere lontani, oggi, non basta per vincere, né sul veloce né sulla terra. Il suo è un tennis che ricorda quello di Wawrinka e Thiem: anche loro partivano da dietro, perché con i servizi di oggi, giocare con il rovescio a una mano vicino al campo è quasi impossibile”.
Emotività e… toscanità
“Sta migliorando anche sul fronte delle imprecazioni – sorride Tartarini – nelle ultime settimane è stato più disciplinato. Ma è toscano, ogni tanto qualcosa scappa. Anche questo fa parte della gestione emotiva del match, e col tempo sparirà”.
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