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Renzo Furlan: “A Roma vedo bene Musetti e Rune. Djokovic qui nel 2026? Mi stupirei. Sul mio futuro…”

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Dal torneo di Roma a uno sguardo più generale sul tennis maschile, spaziando tra il futuro di Novak Djokovic e quello suo personale. Renzo Furlan, a margine della conferenza stampa di Sky Sport a Villa Miani, si è fermato con i media a parlare di tennis. Ecco le sue dichiarazioni.

Renzo, da tecnico di Paolini a commentatore di Sky nel breve volgere di pochi giorni: come vivi questo ruolo?

“Si tratta di un’esperienza totalmente nuova per me. Il tennis rimane al centro della mia vita, ma ora lo vedo da un’altra prospettiva e ciò stimola la mia curiosità”.

Come ha vissuto la fine dell’esperienza professionale con Paolini?

“Credo di avere vissuto con lei anni bellissimi, in cui le ho trasmesso tutto ciò che potevo trasmetterle. Nella vita di un’atleta, può arrivare un momento in cui si sente la necessità di avere pareri diversi, avvalersi di visione nuove, uscire dalla zona di comfort che può essersi creata. Su questo sono stato d’accordo con lei fin da quando me ne ha parlato. Rimane una bellissima amicizia e, da parte mia, la grande stima di Jasmine sia come persona che come tennista. Ha le potenzialità per rimanere tra le prime 5-10 giocatrici del mondo”.

Cosa ti aspetti da Sinner a Roma?

“Non arriva da un infortunio, ma da uno stop che gli ha permesso di lavorare dal punto di vista fisico in maniera massiccia e di ricaricarsi di energie. Mi auguro che sia subito competitivo. Occorre però vedere come andranno i primi match, dopo qualche mese di attività gli servirà un po’ di rodaggio”.

Al momento i principali avversari hanno un rendimento altalenante. Chi sono i più pericolosi sulla terra battuta?

“Siamo in un’epoca di cambiamento. I grandissimi non sono più in scena, ad esempio questo è il primo torneo di Roma senza Nadal. Sarà un torneo estremamente interessante perché c’è un pool di giocatori in grado di poter fare bene anche tra gli italiani: penso a Musetti, Cobolli, Darderi e Berrettini. E poi le nuove leve: Mensik, Fonseca, persino Cinà. Per andare sul concreto, credo che Rune e Musetti siano i due che possono fare qualcosa di straordinario a breve, anche se penso che nel momento in cui tutti sono al top della forma i migliori sono sempre Sinner e Alcaraz”.

Rispetto agli anni Novanta, cosa richiede oggi il tennis per arrivare in alto?

“E’ un tennis più stressante, più amplificato da social e media: ammiro tantissimo questi giocatori per come gestiscono le pressioni mediatiche, che sono molto più esasperate rispetto ai tempi in cui giocavo io. Di per sé, il tennis più o meno è lo stesso, parte a gennaio e finisce a novembre; ma la mole di stress generata dai media e dai social è diversa e, per alcuni giocatori contesi dagli sponsor, ci sono anche moltissimi doveri fuori dal campo da affrontare, anche questo può generare del peso”.

Perché Renzo Furlan da allenatore ha reso così bene? E perché il tennis italiano lavora così bene?

“Se facciamo un’analisi veloce, dobbiamo pensare che si è lavorato bene a livello di sistema e di circoli. E’ stata creata una rete di tornei in Italia che va da gennaio a ottobre; ci sono tornei di tutti i livelli da poter giocare in Italia, questo fa crescere tantissimo i giocatori. Ovvio che poi il Sinner è una cosa a sé, ma le Scuole tennis funzionano bene e di allenatori buoni ce n’è in abbondanza. Penso a un Donati che allena la Putintseva, a un Cipolla che allena Kasatkina. Abbiamo sicuramente una base di buoni giocatori notevole data dalla scuola, ma anche una base di allenatori che stanno travasando nella nuova veste tutto ciò che hanno imparato in passato”.

Il torneo di Roma ti emoziona?

“Credo sia il Masters 1000 più apprezzato insieme a Indian Wells e Miami. Gli italiani vogliono fare bene e sono particolarmente motivati per le aspettative che ci sono. Il desiderio di tutti noi è di vedere un italiano arrivare fino in fondo”.

Sei d’accordo con l’utilizzo dell’occhio di falco elettronico sulla terra rossa?

“Sono state fatte delle scelte. Secondo me, sulla terra rossa, non ha tanto modo di esistere perché ci sono i segni. L’arbitro, dunque, poteva scendere e vedere il segno. Il Challenge non lo avrei adottato sulla terra ma sulle altre superfici sì, perché è preciso e aiuta tantissimo in uno sport che mette in ballo una marea di soldi. Ora, il nuovo regolamento prevede che il giudice non possa scendere dalla sedia e così ogni tanto si vedono casi come quello di Zverev, che comunque restano casi limite”.

Ti aspetti Djokovic ancora al Foro nel 2026?

“Mi stupirei. Io credo che Nole, il più grande giocatore forte di tutti i tempi, sappia che c’è un tempo per ogni cosa. Credo che sia ancora competitivo, ma sono convinto che debba scegliere quali eventi giocare. Se prepara Wimbledon come si deve, secondo me può avere ancora chance di vincere, mentre nei Masters 1000, secondo me, la sua motivazione può essere più bassa. Lo scorso anno però non avrei mai pensato che potesse vincere le Olimpiadi sulla terra. Tuttavia, il tempo passa per tutti”.

Hai detto che a fine anno vuoi tornare ad allenare. Chi ti piacerebbe guidare?

“Ho allenato tanti anni in campo femminile, quindi ora mi piacerebbe prendere un ragazzo. Ma di certo guardo anzitutto al progetto tecnico. Ci sono diversi profili in campo maschile che mi piacciono; anche uno tra le donne, ma non è disponibile. Ora aspetto e vedo cosa succede. Non mi dispiacerebbe un impegno più leggero; al momento cercherei soprattutto una collaborazione con altri allenatori”.

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