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Holger Rune: “È sempre il solito Sinner, è capace di qualsiasi impresa”

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La stagione 2025 di Holger Rune non può sinora definirsi in alcun modo negativa. Tutt’altro, la quarta finale della carriera in un Masters 1000 (a distanza di un paio d’anni dall’ultima disputata al Foro Italico che lo vide soccombere a Medvedev) in California e il quinto titolo inserito nel suo giovane palmares (peraltro il primo successo in un ATP 500) dopo il trionfo a Barcellona, rendono il bilancio del danese nel primo terzo di annata tennista decisamente positivo.

Tuttavia, c’è una costante preoccupante che ha accompagnato il percorso del classe 2003 in questi primi mesi del 2025: i ritiri. Ne sono arrivati tre su 10 tornei disputati: ad Acapulco (sul 3-0 per Nakashima nel primo set), Montecarlo (in svantaggio 6-2 3-0 con Borges) e infine recentemente al secondo turno di Madrid dopo aver perso il primo parziale della sfida contro Flavio Cobolliin questo caso la motivazione è stata un infortunio alla gamba destra. E il confine tra un reale e rilevante problema fisico, che veramente ne impedisce la corretta espressione tennistica, con un sentore di svogliatezza di fondo, di incapacità di stare lì nella partita lottando con ciò che si ha a disposizione è veramente labilissimo.

Il tennista è “condannato” a dover gioco forza fare i conti con piccoli fastidi che più o meno frequentemente colpiscono durante la stagione, ma è insita nell’arte del giocare a tennis l’abilità ad adattarsi per cercare di portare a casa il match con quello che puoi dare in quel preciso momento. Non si può essere grandi tennisti, se si ottengono grandi risultati solamente quando si può sprigionare il meglio di sé. Riuscirà Rune ad essere sempre quello della versione ammirata in Catalogna, dove ha sconfitto nei quarti il futuro campione madrileno Ruud prima d’incartare in finale un claudicante Alcaraz, oppure la fenice di Barcellona non si trasformerà in un stormo di rondini?

Agli Internazionali BNL d’Italia, il miglior piazzamento del danese è la già citata finale del 2023 dove batté nell’ordine: Fils, Fognini, Popyrin, Djokovic e Ruud. Il ventiduenne di Gentofte sarà testa di serie n°9 ed esordirà al secondo turno contro il vincente della sfida fra il tedesco Altmaier e l’argentino Comesana. Nel suo ipotetico ottavo di finale, andrebbe ad incocciare con il n°5 del seeding, e finalista a Madrid, Jack Draper. Holger è stato anche l’ultimo sparring partner d’eccezione di Jannik Sinner a Montecarlo, è stato lui l’ultimo (dopo Draper, Budkov Kjaer e Sonego) a testare la condizione del n. 1 al mondo in vista di Roma. Ricordiamo inoltre che i due si sono affrontati negli ottavi di Melbourne. Proprio sullo stato del rientrante Sinner, dal n. 10 ATP saggiato in prima persona, si è principalmente soffermata l’intervista rilasciata da Rune a Stefano Semeraro della Stampa.

D. È sempre il Sinner che conosciamo o questi mesi di stop lo hanno arrugginito?
Holger Rune: “E’ sempre il solito Sinner. Colpisce la palla in maniera incredibile, come ci ha abituati a vedere. Mi sono divertito molto ad allenarmi con lui. Rientrare dopo tre mesi non è la cosa più semplice, è ovvio, gli ci vorrà un minimo di tempo, ma credo che possa fare comunque molto bene: Jannik è capace di qualsiasi impresa. L’attesa dei fan è enorme e anche noi non vediamo l’ora di giocare di nuovo contro il numero 1 del mondo“.

D. Lei è uno dei rivali più accreditati di Sinner e recentemente a Barcellona ha battuto Alcaraz: sente di rappresentare un’alternativa al loro dominio?
Holger Rune: “Di sicuro ogni volta che ci siamo incontrati sono state grandi battaglie. Qualche volta ho vinto, altre ho perso, ma ogni volta che li affronto sono convinto di poterli battere“.

D. Si parla tanto di Grande Slam: è una chimera oppure è davvero possibile vincere i quattro grandi tornei nello stesso anno?
Holger Rune: “Certo che è possibile. Tutto è possibile. E’ un sogno, ma alla fine con un giusto percorso si può arrivare ovunque“.

D. Quali solo i suoi due Slam preferiti?
Holger Rune: “Roland Garros e Wimbledon“.

D. Ovvero i più diversi come superficie e i più vicini nel calendario. Quindi i due più difficili da vincere nella stessa stagione.
Holger Rune: “Vero, ma in passato è stato fatto… E poi sono i due che mi piace di più giocare“.

D. La doppietta terra-erba è riuscita a pochissimi fuoriclasse, nell’era Open solo a Laver, Borg (tre volte), Nadal (due volte), Federer, Djokovic e Alcaraz l’anno scorso. Jannik, da campione in carica in Australia, è l’unico che quest’anno può puntare al Grande Slam. Secondo lei qual è l’ostacolo più duro?
Holger Rune: “Il cemento è ovviamente la sua superficie preferita, lo abbiamo visto agli US Open oltre che in Australia. Forse gli viene più naturale giocare sull’erba e soffre un po’ di più sulla terra: ma Jannik sa soffrire. Poi è già arrivato in semifinale sia a Parigi sia a Londra, quindi può adattarsi a qualsiasi superficie“.

D. I giocatori si lamentano molto del calendario fitto e dello stress mentale: quella del tennista non è una vita così facile come sembra?
Holger Rune: “Non è facile ma nessuno ti obbliga a farla, no? Quindi se
uno non si trova a suo agio può sempre fare qualcosa di diverso
. A me piace molto e ogni settimana non vedo l’ora di giocare
“.

D. Lei, danese, piace molto al pubblico italiano: perché?
Holger Rune: “Perché non nascondo le mie emozioni. Gli italiani amano il tennis e capiscono che lo amo anch’io“.

D. E a lei che cosa piace dell’Italia? Non dica il cibo…
Holger Rune: “Mi piace l’energia che c’è qui. La vostra passione“.

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