Compagni d’allenamento: cosa ci raccontano le scelte pre-torneo dei tennisti, da Sinner a Sabalenka
di Jenny Rosmini
Nel tennis, ogni dettaglio conta. E anche un’apparente formalità come la scelta del compagno di allenamento, soprattutto alla vigilia di un grande torneo, può rivelare molto più di quanto si pensi. Non si tratta solo di colpire qualche palla per scaldarsi, ma di mettere a punto una strategia mentale, tattica e – talvolta – persino diplomatica.
Pre-torneo, l’allenamento ha un ruolo cruciale: serve per trovare il ritmo, smaltire la tensione, preparare uno schema di gioco. Alcuni giocatori cercano sparring che imitino lo stile del prossimo avversario: chi deve affrontare un big server cercherà qualcuno con lo stesso tipo di gioco; chi teme i rovesci in back chiederà di allenarsi con un collega che li usa spesso.
“Più il tuo partner somiglia all’avversario che affronterai, meglio è”, spiegano gli addetti ai lavori. Non a caso, Andrey Rublev e Caroline Wozniacki raccontano di aver sempre cercato compagni con uno stile simile a quello contro cui dovevano giocare: “Se il tabellone è già uscito, mi allenerò con qualcuno che ha uno stile simile”, ammette la danese. Ma c’è anche chi ragiona al contrario. Karolina Pliskova, per esempio, evita i “big hitters” per non perdere fiducia: “In allenamento non voglio colpire vincenti, ma raccogliere sensazioni”.
Recentemente le pro-v-pro practice – sessioni di allenamento tra professionisti, stanno crescendo in popolarità. Anni fa le migliori giocatrici, come le sorelle Williams, Sharapova, non amavano allenarsi tra di loro. Le cose ora stanno cambiando e molti tennisti non viaggiano più con il loro sparring partner, ma preferiscono colpire con altri giocatori. Aryna Sabalenka e Iga Swiatek, la numero 1 e 2 del mondo e rivali di prim’ordine nel circuito, hanno preso parte a sessioni di training assieme a Riyad prima delle WTA Finals 2024 e ancora durante la pre-season, con tanto di video postato sul profilo Instragram della russa e il commento: “Mantenendo l’un l’altra sull’attenti” e un emoji con l’occhiolino.
Non può dire lo stesso il povero Ugo Humbert. Come riportato dal giornalista Quentin Moynet tramite il suo account X, il giocatore francese si è detto piuttosto dispiaciuto del comportamento dei suoi colleghi: “Nessuno vuole più allenarsi con me! Già essere mancino rende tutto più complicato, ma con un dito in meno [si è recentemente fratturato il quinto osso metacarpale a seguito di un banale incidente domestico] è ancora peggio. Al torneo di Madrid ho passato tutta la settimana a colpire con sparring”. Il tennista di Metz ha aggiunto: “La settimana scorsa, a Monaco, mi ero accordato per allenarmi con Cerundolo. Ma un’ora prima, senza dirmi nulla, ha firmato per allenarsi con un altro. Mi fa impazzire! Alla fine ho giocato mezz’ora con il mio fisioterapista. È davvero un mondo di squali!”
Poi c’è l’aspetto emotivo. Allenarsi con un amico può aiutare a calmare i nervi, sciogliere le tensioni. Non è un caso che Jannik Sinner, per il suo ritorno ufficiale agli allenamenti, abbia optato in prima battuta per gli amici Jack Draper e Lorenzo Sonego. Fabio Colangelo, coach di Sonego, interpellato proprio riguardo a queste sessioni monegasche in preparazione al torneo di Roma, ha dichiarato: “Tra i due c’è stima e affetto, nel momento in cui Jannik ha la possibilità di scegliere con chi allenarsi lo fa con un giocatore di alto livello, ma con cui al contempo abbia piacere di stare in campo più a lungo”. Si può ben immaginare come attorno a questi momenti si muovano anche equilibri di spogliatoio, simpatie, rivalità. A maggior ragione se si sta attraversando un periodo difficile, di rientro alla competizione dopo tre mesi di sospensione faticosamente accettati e con un ultimo aspro ricordo ancora nella mente: “Arrivando in Australia non mi sentivo a mio agio. Nello spogliatoio e dove andavamo a mangiare i giocatori mi guardavano in modo diverso” – sono le parole del numero uno del mondo, raccolte durante l’intervista concessa al direttore del TG1 e che ancora non erano state condivise con la stampa.
A volte la scelta del compagno non ha a che fare solo con tattica o strategia, ma soprattutto con protezione emotiva. Allenarsi con una persona fidata, che non giudica, diventa un rifugio e il campo una zona franca dove recuperare la fiducia, ritrovare sé stessi e disinnescare quella sensazione di solitudine e isolamento. Il circuito è un microcosmo sociale: inviti, esclusioni, preferenze – tutto comunica qualcosa. Ogni scelta racconta della mentalità di un giocatore.
Un’altra dimensione è quella mediatica. Sempre più spesso i tornei, soprattutto quelli di alto livello, utilizzano le sessioni pre-match come un’occasione per coinvolgere il pubblico e creare narrazione attorno ai protagonisti del circuito. Sta succedendo anche in questi giorni nella capitale, alla vigilia degli Internazionali BNL d’Italia in cui stanno scendendo in campo tantissimi giocatori, ma a catturare l’attenzione nella giornata di ieri è stata sicuramente la coppia Federico Cinà e Joǎo Fonseca, due giovanissime promesse su cui si stanno concentrando gli sguardi di appassionati e addetti ai lavori. Un’operazione dal valore simbolico, che ha sicuramente acceso l’entusiasmo dei tifosi e costruito hype attorno ai nomi del futuro. L’allenamento diventa spettacolo, performance che il pubblico è invitato a guardare e condividere.
Quando li vedete in campo, a pochi giorni dal torneo, fateci caso: con chi si allenano? E perché? Forse stanno solo colpendo qualche palla. O forse stanno comunicando qualcosa?