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Casper Ruud e l’arte del saper aspettare

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Ha aspettato il suo momento per tanto tempo, in composto silenzio, nel più classico stile scandinavo. I riflettori lo hanno schivato, preferendogli spesso altri giocatori più estrosi e estroversi. Ha sprecato le occasioni che si era guadagnato sul campo, rimandando ogni volta la gioia più bella. E alla settima finale di prestigio è riuscito a portare a casa il titolo più importante dalla carriera. Casper Ruud vince il Mutua Madrid Open e con questo anche la resistenza degli ultimi scettici che lo volevano semplice comparsa nel tennis attuale.  

Come se non bastasse essere approdato per sei volte all’atto conclusivo dei tornei più prestigiosi. Tre finali slam, due nei 1000 e una alle ATP Finals, competizione alla quale si è qualificato tre volte, riuscendo sempre a passare la fase a gironi. E poi ci sarebbe anche il best ranking, il numero 2 del settembre 2022, a testimoniare che Casper è a tutti gli effetti uno dei protagonisti degli ultimi anni tennistici. Tra l’altro, solo Carlos Alcaraz in quel frangente impedì al norvegese di salire sul tetto del mondo, quando, in finale agli US Open, lo sconfisse in quattro set, prendendosi il primo slam e la vetta della classifica. 

Il 2022 è stato senza dubbio l’anno della carriera per Casper Ruud. E anche nel 2023, quando confermò quasi a sorpresa la finale al Roland Garros di 12 mesi prima, si è tolto le sue soddisfazioni, pur senza ottenere quel successo tanto agognato.  

Ma si sa, “vincere è l’unica cosa che conta” recita il motto di una nota squadra di calcio. E se non vinci non conti. Perché la figura di Ruud è da sempre accompagnata dalle sfumature di chi si trova a certi livelli per circostanze contingenti, mai per reali meriti. Un giocatore normale che gioca un tennis, si dice. Certo, il gioco del norvegese difficilmente cattura lo sguardo e alimenta gli animi degli esteti di questo sport. Per l’edonismo tennistico è lecito guardare altrove. Ma risparmiamoci le diatribe tanto in voga in altri sport tra giochisti e risultatisti. La concretezza, lo spirito di sacrificio e il lavoro quotidiano hanno portato Casper a risultati che la maggior parte dei giocatori può solo sognare.  

Quando a inizio stagione Ruud ha salutato la top 10 in molti hanno creduto che fosse un addio. La nuova generazione incombe minacciosa degli equilibri e i ragazzi degli anni ’90, l’esatta iconografia del trovarsi tra incudine e martello, tra i Big 3 e i giovani in ascesa, appaiono sempre più smarriti e in balia degli eventi. “Non è un dramma se dovessi uscire dai primi 10” aveva dichiarato lo scandinavo poco prima che ciò si concretizzasse sul serio.  

Allora si riparte dal lavoro quotidiano. E l’inizio dello spaccato di stagione su terra rossa mai come questa volta è per Ruud provvidenziale per provare a riaccendere la miccia. Perché nessuno sul mattone tritato dal 2020 in avanti ha ottenuto i risultati del nativo di Oslo per partite vinte, finali e titoli (che sono, includendo Madrid, rispettivamente 125, 17 e 12).  

Le eliminazioni precoci a Montecarlo, torneo in cui difendeva la finale, e a Barcellona, dove aveva vinto il suo primo ATP 500, sembravano aver spento anche l’ultima scintilla. Proprio quando sarebbe stato utile l’incendiario, arriva il pompiere a gettare acqua sul fuoco.  

Ma in attendere è gioia più compita” scriveva Eugenio Montale in Ossi di seppia. E una domenica di maggio, dopo aver atteso pazientemente, Casper Ruud trionfa in un 1000 sulla sua amata terra battuta, sconfiggendo un Jack Draper in un’ascesa quasi inarrestabile. Forse nel momento in cui meno ci si aspettava e se lo aspettava, visti i risultati raccolti in questo 2025

Il norvegese riacciuffa così la top 10, piazzandosi al settimo posto e scrollandosi di dosso varie etichette. Non è più il Giovanni Drogo protagonista del Deserto dei Tartari, capolavoro di Dino Buzzati, che ha atteso invano qualcosa che non è mai arrivato.  

La campagna sul rosso continua a Roma e poi dà appuntamento a Parigi, dove Casper Ruud ha già dimostrato di trovarsi a suo agio, conquistando due finali nel 2022 e 2023, nelle quali si è arreso solamente a fenomeni senza tempo come Rafael Nadal e Novak Djokovic. 

Beatrice Becattini

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