WTA Roma, Grant: “Ho esaudito il mio desiderio, mi sento più italiana che americana”
Dopo essersi fatta sfuggire Liudmila Samsonova, anche se si parla di due casi completamente diversi, la FITP si è assicurata le prestazioni sportive di Tyra Caterina Grant. Classe 2008, nata a Roma da papà statunitense – l’ex cestista statunitense Tyrone Grant, fra le altre altre, di Olimpia Milano Virtus Bologna – e mamma italiana (la signora Cinzia Giovinco).
La diciassette ha avuto un percorso di formazione tennistica, e conseguentemente di vita, da autentica globe-trotter del tennis: la prima tappa è stata nel pavese con il trasferimento nel comune lombardo di Vigevano. Poi il passaggio cruciale a Bordighera, presso l’Accademia di Riccardo Piatti dai 7 ai 14 anni. Dopodiché, vari tentativi più o meno riusciti: dalle accademie di Ferrero e Henin, fino alla trasferimento momentaneo a Cannes con Jean-René Lisnard. Tutti prove fallite, ecco però l’incontro con Graziano Gavazzi e la nuova base stabilita a Casale Monferrato (in provincia di Alessandria).
Ex n°2 juniores in singolare, 3 Slam in doppio di cui due al fianco della statunitense – classe 2007 – di origini serbe Iva Jovic (Australian Open e Wimbledon 2024) con cui ha giocato anche una terza finale a Parigi, quarti nell’ultimo US Open junior. Una finale all’Orange Bowl nel 2023 e nello stesso anno la Billie Jean King Cup, conquistata con gli Stati Uniti a Cordoba. Prima delle wild-card concessagli dagli Internazionali BNL d’Italia, ha disputato – sempre tramite invito – il WTA 1000 di Miami e le qualificazioni a Madrid.
Ecco di seguito la conferenza stampa di Grant, durante il Media Day al Foro Italico.
Stampa Italiana
Grant: “Non è successo niente di particolare che mi ha fatto cambiare idea. E’ una cosa, comunque, a cui ci stavo pensando da molto tempo. E si è presentata, appunto, l’occasione in questo periodo di fare veramente il cambio. Mi sento più italiana perché sono cresciuta qui, i miei amici, la mia vita è qui. Quindi sono contenta di essere riuscita a cambiare in tempo per poter giocare Roma da italiana“.
D. La prima volta che hai incontrato Jannik, aveva 14 anni e lui ci ha sempre raccontato di quanto fosse stato molto importante avere una famiglia come la sua, che lo ha appoggiato nelle sue scelte. Ecco, ci racconti un po’ la tua di famiglia e come loro ti hanno appoggiato.
Grant: “Penso di avere una situazione particolare, metà italiana e metà americana. Sono comunque due culture completamente diverse. Quindi probabilmente anche l’approccio allo sport viene vissuto in maniera diversa, però comunque mi fratello gioca da tanto. Ho tanti parenti che giocano, l’approccio allo sport è stato sempre molto importante. Tutti, in famiglia, ci hanno sempre tenuto tantissimo allo sport. Perciò, penso sia stato un bene crescere in una famiglia come la mia“.
D. Anche nella decisione di prendere il passaporto tennistico italiano, non ci stati problemi con la tua famiglia da questo punto di vista.
Grant: “No, alla fine erano tutti quanti pronti ad appoggiarmi. Anche quando giocavo ancora per l’America, per dire, mia madre non mi ha mai fatto pesare questa cosa. Sanno che è una cosa molto personale e sono stati contenti, immagino che qualcuno fosse più contento e qualcun altro meno, però senza dubbio mi hanno appoggiato nella mia decisione“.
UBALDO SCANAGATTA – UBITENNIS: Ti ha un po’ condizionato il fatto che in Italia, a parte Paolini, non ci siano giocatrici di primissimo livello. Mentre di tenniste statunitensi, a parte Coco, ce ne sono diverse. Quindi ad esempio più posti per andare a giocare in nazionale, oppure quest’idea non ti ha influenzato minimamente?
Grant: “Non mi è proprio passata di mente. Ero comunque una delle 2008 più forti d’America, infatti ho giocato la Billie Jean King Cup con loro. Quindi, in realtà non patisco tanto questa cosa. Non la sento. Sono passata adesso, semplicemente perché l’occasione di presentata ora. Ma non ha nulla a che a fare con la situazione competizione o cose del genere“.
Vincenzo Martucci, Il Messaggero: In che cosa sei italiana e in che cosa sei americana. Quando sei in Italia che cosa vorresti dell’America e quando sei invece lì cosa ti manca dell’Italia?
Grant: “Dell’Italia ci sono tante cose perché mi sento più italiana. Sicuramente mi piace di più il cibo italiano. Mi piace di più come sono predisposte le città italiane, la lingua mi piace di più. Sono veramente tantissime cose, non saprei nemmeno quali nominare perché ce no sono davvero moltissime. Degli Stati Uniti, però, sicuramente apprezzo come approcciano allo sport. Magari in Italia, adesso stanno dando molta più importanza allo sport con Jannik, Paolini e tanti atleti forti. Però magari questa cultura in America era presente già da tempo, ma anche in Italia sta iniziando. Quando ero in America, mi mancava tanto l’Italia. Magari da piccola hai il sogno degli Stati Uniti ma quando poi ci sono andata effettivamente a vivere, mi sono resa conto di quanto mi mancasse l’Italia“.
D. Com’è Tyra Grant fuori dal campo da tennis, come ti descriveresti?
Grant: “Sono una persona molto socievole. Ho molti amici, anche tanto nei tornei. Comunque cerco di farmi più amici possibili. Mi piace leggere, guardo tanti film però sono sicuramente una persona molto amichevole e socievole. Sono al terzo anno di liceo, faccio economia aziendale. Tra poco ho gli esami, quindi devo studiare“.
D. Essendo cresciuta in una famiglia multisport, c’è mai stato il rischio che tu non diventassi una tennista. Ha mai provato altri sport?
Grant: “Ho fatto tantissimi sport da piccola. Adesso che ci penso, ho fatto veramente tutti gli sport pensabili. Però alla fine, mi è stata data la possibilità quando ero piccola di scegliere. Da piccolissima (quando aveva 2 anni, ndr) ho fatto danza, poi ho iniziato a fare tennis e parallelamente suonavo il piano. Ero molto brava con il piano. Mia madre mi ha fatto fare un periodo dove giocavo solo a tennis e un periodo dove suonavo solamente e alla fine ho scelto il tennis. Ma sono stata sempre molto libera, se ad esempio in quel momento avessi scelto di fare nuoto i miei genitori non si sarebbero opposti“.
D. Tathiana Garbin, il capitano della squadra italiana, ti ha chiamato?
Grant: “Sì, io e Tathi abbiamo un bel rapporto. Ci conosciamo da un po’. Ogni volta che ci vediamo, ci fermiamo a parlare. Da questo punto di vista, la mia scelta non ha cambiato molto perché avevamo già un bel rapporto“.
D. Come ti immagini il tuo debutto, vorresti giocare su un campo in particolare?
Grant: “Sono qui già da una settimana. Mi sono potuta allenare sia sul Pietrangeli sia sul Campo 2. Però ovviamente penso che il sogno di tutti sarebbe giocare sul campo centrale. Sarebbe bellissimo. Però già essere qui e fare il debutto, è un’occasione incredibile“.
UBALDO SCANAGATTA – UBITENNIS: Ci sono state delle atlete in Italia, tipo Egonu, che ogni tanto hanno avuto problemi per come alcuni si rapportassero alle atlete di colore. Volevo sapere se lo hai mai avvertito come un problema, piccolo, medio o grande. O se al contrario ti sei sempre sentita bene senza mai provare difficoltà o imbarazzo.
Grant: “Sicuramente è una questione molto importante e so, come ha detto lei, che molti atleti vivono questa cosa. Io però devo dire a livello personale, che non mi sono mai sentita in alcun modo presa di mira. A livello personale, fortunatamente non ho mai avuto brutte esperienze e nessuno mi ha mai fatto sentire diversa“.
D. Perché hai scelto il tennis?
Grant: “Perché sicuramente avrei scelto uno sport e poi perché sono una persona altamente competitiva. Mi piace che il tennis, in qualsiasi momento anche se manca proprio un punto, ti dà comunque l’opzione di riuscire a girare la partita, ovviamente questo vale nel bene e nel male. Però poi il fatto che ci sia la possibilità di giocare sia da soli che in gruppo, è un bellissimo ambiente che comunque ti tiene lontano da quelle aspetti più brutti dell’adolescenza. Poi mi piace tantissimo, sia come sport in sé sia la sua competitività“.
D. Da adesso fino a domattina ci dovresti parlare di tuo papà e del basket. Che rapporto hai con lui?
Grant: “Mi padre ha giocato a basket in Italia e all’estero. Lui vive in America, quindi non ci vediamo molto. Io vivo con la parte di famiglia di madre. Non saprei nemmeno tanto cosa dire, perché da piccola viaggiavo spesso con lui ma adesso ci vediamo veramente poco“.
UBALDO SCANAGATTA – UBITENNIS: Senti tutto questo interesse, giornalisti che ti richiedono, ti preoccupa in qualche modo. Ti imbarazza? Ti dici ‘accidente che pressione’ e se magari non riuscissi subito a fare grandi risultati. pensi che sarebbe molto più dura. Qual è il tuo approccio a questa situazione?
Grant: “Non sono abituata a tutta questa attenzione, chiaramente fa piacere e magari sì, le prime volte mi sentirò un po’ imbarazzata. Però alla fine so che tutta questa tensione c’è per un motivo buono, ci sono molte attenzione su di me perché la gente crede che io possa arrivare prima o poi. Invece sulla pressione dei risultati, no. So di essere giovane, so che sto avendo un bel processo, che sto facendo un bel lavoro. Per cui non voglio mettermi troppe pressioni. Ovviamente speriamo di poter vincere tutto subito, però nel caso spero che comunque tutto succeda prima o poi con calma“.
D. Pensi che in questa settimana, quando giocherai avrai un tifo molto rumoroso?
Grant: “Sì, penso che aver cambiato adesso faccia molto notizia. Già molti miei amici mi hanno detto che volevano venire a vedermi. Spero di riuscire ad avere un bel tifo“.
Stampa Internazionale
Il passaggio di ‘cittadinanza tennistica’
Grant: “Non conosco ancora tutti i dettagli. Ma ho esaudito quello che era un mio desiderio, perché mi sento per lo più italiana. Anche se naturalmente sono metà statunitense e metà italiana, sono molto più legata all’Italia in quanto ho trascorso la maggior parte del tempo qui. In Italia, sono nata e cresciuta. Qui ho i miei amici e qui si trova il resto della mia vita. Anche sul piano culturale, mi sento decisamente più vicina alla cultura italiana piuttosto che a quella americana“.
Il periodo a Bordighera
D. Puoi raccontarci del tuo periodo di formazione a Bordighera e della tua amicizia con Jannik Sinner. Che importanza ha avuto per te e per la tua carriera, quanto è stata significativa la figura di Riccardo Piatti?
Grant: “Ho trascorso a Bordighera la maggior parte della mia infanzia. Con Jannik, quando ci siamo incontrati e conosciuti per la prima volta avevo 7 anni mentre lui 14. Tra di noi, c’era una dunque una sostanziale differenza d’età. Ma eravamo tutti una grande famiglia, si creò un bel rapporto con tutti i ragazzi che al tempo frequentavano l’accademia di Riccardo. Jannik è un ragazzo adorabile. In quel periodo, ho vissuto anni fantastici. Anni bellissimi di cui conservo alcuni alcuni tra i ricordi più belli della mia adolescenza. A Bordighera sono arrivata a 7 anni e sono andata via quando ne avevo 14“.
D. Cosa ti ha detto tu padre, quando ha saputo della tua decisione di cambiare nazionalità sportiva? Ci sono rancori con la USTA?
Grant: “Tutta la mia famiglia era molto felice, tutti sono stati contenti per me. Soprattutto i miei amici che di fatto sono tutti italiani. Ovviamente molti dei miei amici americani, invece, avrebbero preferito che io avessi compiuto una scelta diversa. Ma come in tutte le cose della vita, ci sono inevitabilmente alcuni aspetti negativi. Tuttavia, ribadisco: ho fatto che la scelta che ritengo più giusta per me, quella che mi rende più felice“.
D. Adesso sei sostanzialmente la tennista italiana con il maggiore potenziale, guardando al futuro. Come gestirai l’enorme pressione che ti arriverà sulle spalle, considerando anche che il serbatoio del tennis femminile italiano non è così profondo? Inoltre ha contribuito nella tua decisione, il fatto che negli Stati Uniti avresti avuto più concorrenza nell’affermarti all’apice del movimento americano?
Grant: “Credo che non ci sia grande differenza. In America sono stata tra le 2008 più promettenti a livello juniores. Naturalmente gli Stati Uniti sono una nazione molto più grande, con molto più abitanti. Di conseguenza è normale che ci possa essere un maggior numero di giocatrici di alto livello. Ma ripeto, questo aspetto non è stato qualcosa che ho preso in considerazione nell’ottica della decisione che avrei dovuto prendere. Il cambio è avvenuto adesso, non perché dovessi ancora compiere 18 anni ma perché semplicemente adesso si è creata l’opportunità con la wild-card che mi è stata concessa per Roma. E’ stata una questione di tempismo, ma nessun fattore specifico ha pesato se non il fatto che mi senta più italiana che americana“.
D. Essendo tu cresciuta in Italia, i tuoi pensieri si può dire siano frutto della mentalità italiana? Poi volevo chiederti una curiosità, come mai Tyra Caterina. Da dove nasce questo nome?
Grant: “Il mio secondo nome è quello di mia nonna, ma tutti mi chiamano Katerina“.