Il black out di Madrid, oltre ogni metafora: fiat lux dalle 12
Molto spesso, quando parliamo di un incontro tra due o più giocatori, nel tennis e nello sport in generale, sono molteplici le metafore per indicare particolari momenti di una partita o di una prestazione fisica. Si parla ad esempio di “battaglia” quando un match è molto combattuto, o di “serrare le fila” quando una squadra deve difendersi o ancora prendere come esempio il vasto repertorio di metafore coniate da Gianni Mura che arricchivano i suoi racconti “Andare a strappi come un motore ingolfato”, “giocare al gatto col topo”, solo per citarne alcune. Ovviamente, come nella più classica delle osmosi la cosa vale anche in direzione opposta: “Il passaggio del testimone”, “arrivare alla meta” o “salvarsi in corner” sono frasi tipiche della quotidianità lavorativa e personale di ognuno di noi. Non c’è da stupirsi quindi se l’utilizzo di queste figure retoriche sia realmente all’ordine del giorno e rappresentino per certi versi anche la cifra stilistica di un linguaggio, in tutte le sue forme, sia esso scritto o parlato.
Ma cosa succede quando invece si parla di “Black out”? Solitamente nel tennis lo si usa quando un giocatore ha un momento del match in cui si spegne del tutto, restando in balia dei colpi dell’avversario o, peggio ancora, in balia di se stesso. Senza una minima reazione, senza provare a ripristinare quella luce che lo aveva tenuto sportivamente in vita fino a quel momento…e su questo siamo tutti d’accordo.
A Madrid abbiamo sperimentato nelle scorse ore, cosa voglia dire questa espressione nella sua forma più concreta, senza alcuna pretesa di significati che vadano oltre il senso in se. Il black out che ha colpito la Spagna, il Portogallo e parte del sud della Francia è quanto di più reale possa esistere, avendo un enorme peso sulle vite di milioni di cittadini, depotenziati della loro vita, della nostra vita, che si nutre di energia elettrica.
Indenne non poteva restare il torneo di Madrid e tutto il plesso della Caja Magica che, intorno alle 12:30 è stato messo in pausa, confinato in una sorte di limbo dove il tempo è sospeso e dove la mancanza di energia non è da riferirsi a quella fisica, ma a quella che muove tutto, dai tornelli a Hawk Eye, dai tabelloni del punteggio, al microfono dell’arbitro.
È per questo motivo che ieri non si è più giocato, ed è per lo stesso motivo che oggi le partite che inizialmente erano programmate per le ore 11 sono già slittate di un’ora. Bisogna esser certi che tutto funzioni, considerando l’aspetto sportivo come l’ultimo tassello, quello paradossalmente meno importante. C’è un mondo da gestire, di contatti, comunicazioni, media, aree hospitality, intese quest’ultime non soltanto come luoghi fisici che possano accogliere le persone, ma come luoghi dove trovare anche cibo e bevande che per quasi 18 ore sono state riposte in luoghi dove non c’era corrente che alimentasse frigoriferi o altro. Insomma, la questione non è solo sportiva, ma organizzativa, dove si comprende tutto ciò che ruota intorno all’organizzazione di un evento di tale portata, con tanta, tantissima gente coinvolta. Gente che ha bisogno di elettricità.
Mentre vi stiamo scrivendo, siamo aggiornati dal nostro inviato in loco, Pellegrino Dell’Anno, che ha confermato l’inizio dei match alle ore 12 e l’ingresso di pubblico e giornalisti non prima delle ore 11. La situazione sembra quindi tornare alla normalità; quella di una vita che scorre sempre più veloce, sempre più connessa e, senza energia, resta appesa tra le parole vorrei e non posso.
FIAT LUX