WTA Madrid, Swiatek: “Sono vicina a ritrovare il mio ritmo. Penso solo al punto successivo, nient’altro”
Iga Swiatek ha avuto la sua rivincita sulla giovane wild card filippina Alexandra Eala, che un mese fa l’aveva sorpresa nei quarti di finale del 1000 di Miami. La polacca ha vinto in rimonta un match prima di tutto mentale, perché a livello tecnico c’è ancora da lavorare, come ha detto lei stessa menzionando il suo lavoro extra post partita. Ecco le impressioni di Swiatek nella conferenza stampa dopo il match.
D: È la seconda volta che giochi contro Eala, ovviamente è stato un risultato diverso rispetto a Miami. Quali sono le tue impressioni generali sulla partita?
IGA SWIATEK: “Sicuramente sono felice di aver vinto. All’inizio non ho giocato in modo fluido, ma sono riuscita a risolvere alcuni problemi e alla fine ho vinto“.
D: Mi pare di aver visto che ti sei allenata dopo la partita. Lo fai spesso? Perché hai sentito il bisogno di allenarti subito dopo il match?
IGA SWIATEK: “Sentivo che c’erano delle cose su cui dovevo lavorare, e il momento migliore per farlo era subito dopo, così il corpo può ricordare i movimenti corretti. Abbiamo lavorato per circa 30 minuti in campo, quindi è stato positivo avere l’opportunità di farlo”.
D: Ti sei sentita come se avessi bisogno di un reset? Non è stata una partita breve, quindi mi chiedevo se ti aiutasse fare allenamento subito dopo per sentirti meglio.
IGA SWIATEK: “Come ho detto, era più per far sì che il corpo ricordasse le cose positive, piuttosto che focalizzarsi su ciò che non ha funzionato. Quindi è tutto qui. Non c’è motivo di analizzare troppo”.
D: Nel primo set hai commesso errori non tipici per te. Da cosa pensi siano dipesi?
IGA SWIATEK: “Era la mia prima partita qui, e da quel che ricordo non è mai stato facile adattarsi all’altitudine. Inoltre, i primi allenamenti che ho fatto qui erano con temperature molto più basse. Ieri faceva più caldo, ma abbiamo avuto solo un’ora per allenarci, quindi non erano le stesse sensazioni. Le palle volavano fuori controllo dalla mia racchetta, quindi ho aumentato un po’ la tensione nel secondo set e ha funzionato meglio. Quando non inizi bene ci vuole un po’ per trovare il tuo gioco. Alla fine però ce l’ho fatta e sono contenta”.
D: Ieri avevi detto che ci avresti fatto sapere come ti saresti sentita in campo. Puoi dirci com’è stato all’inizio, quando Alexandra ha vinto il primo set, e come hai fatto a ritrovarti e cambiare marcia?
IGA SWIATEK: “Non c’è stato un solo aggiustamento specifico. Sentivo di commettere troppi errori in generale, quindi ho cercato di giocare con più margine e sicurezza, di buttare dentro più palle. Ieri mi avete chiesto quanto sarebbe stata diversa la partita: sulla terra sento di avere un piccolo vantaggio in più rispetto a superfici più veloci come i campi duri, dove Alexandra può sfruttare meglio certe situazioni”.
D: Prima della partita si parlava molto della tua avversaria, e forse qualcuno pensava che potesse esserci una sorpresa, viste ciò che è accaduto a Miami. Quanto sei stata consapevole di tutto questo? Ti motiva?
IGA SWIATEK: “Capisco che ci sia entusiasmo per le giovani giocatrici, ma devi restare concentrata su te stessa. Onestamente, non ci ho fatto troppo caso. Avevo cose più importanti a cui pensare”.
D: A volte il tuo orario di gioco dipende dalla partita precedente. Se qualcuno spreca match point o si allunga, devi riscaldarti più volte. Qual è stata la situazione più strana che hai vissuto in questo senso?
IGA SWIATEK: “Le situazioni più strane le ho vissute al Roland Garros. Una volta dovevo giocare dopo una semifinale tra Sabalenka e Muchova. Se ricordate, Aryna era avanti 5-2 nel terzo set e poi ha perso, quindi credo di essermi riscaldata tipo sette volte. È stato un saliscendi emotivo: dallo stress all’indifferenza, poi sei di nuovo gasata e poi di nuovo assonnata. È stata la preparazione più lunga che io abbia mai avuto prima di una partita”.
D: Sei una persona molto legata alle tue routine. Come gestisci queste situazioni fuori dal tuo controllo?
IGA SWIATEK: “Onestamente non importa, riesco comunque a mantenere le mie routine. So cosa fare in quelle situazioni. Non ha senso analizzare troppo. Devi solo caricarti di nuovo, ma senza sprecare troppe energie un’ora prima di scendere in campo”.
D: Nel primo set hai sbagliato colpi che normalmente non sbagli. Come hai fatto a non perderti e a ritrovare il controllo?
IGA SWIATEK: “Non è stato facile, perché so com’è il mio livello abituale. Ma onestamente, le ultime settimane non sono state semplici, quindi sto cercando di prendermela con più calma, concentrandomi punto per punto. Cerco solo un po’ di fiducia e di non farmi condizionare troppo dai pensieri negativi sui punti persi. Sento che sono vicina a ritrovare il mio ritmo, mi sentivo vicina già a Stoccarda. Anche qui, però, avevo altre cose per la testa. Ora penso solo al punto successivo, nient’altro”.
D: Ho parlato con altre giocatrici su quanto controllo abbiano sulle decisioni importanti nella loro carriera. Da fuori sembra che possiate decidere tutto, ma a volte ci sono contratti, pressioni dai brand, obblighi… Per te è stato un problema?
IGA SWIATEK: “Per fortuna ho delle collaborazioni che mi rispecchiano. Faccio solo cose che mi piacciono. Mi piace guidare la Porsche, adoro indossare Rolex, e lo stesso vale per Lancôme. Quindi non è che sono costretta a fare cose che non voglio. Per quanto riguarda il calendario, i miei sponsor capiscono, e se devo saltare un evento per la mia salute o prepararmi per un altro torneo, non c’è problema. Piuttosto è la WTA che ci spinge a partecipare a certi tornei, anche se a volte vorremmo saltarli. Tipo la regola dello “zero” in classifica se salti un torneo obbligatorio… È questa la parte più difficile, non certo il dover evitare di guidare un’altra auto (ride). Alla fine, è importante avere collaborazioni che ti rappresentino“.
D: Oggi ci sono stati momenti in cui entrambe avete guardato i segni sulla terra, ma il sistema elettronico diceva una cosa diversa. Come vivi queste situazioni?
IGA SWIATEK: “Quando sono andata a guardare i segni, ho capito che avevo reagito troppo in fretta, perché il sistema elettronico aveva ragione. Non so sul servizio contestato da Alex, non ho visto il segno. Certo, il sistema può sbagliare, ma non possiamo contestarlo, e nemmeno l’arbitro può farlo. È strano, ma quando mi sono avvicinata ai segni, erano dentro. Spero di non avere altre situazioni simili in questo torneo, ma tanto non possiamo cambiare nulla”.
D: Preferisci la chiamata elettronica sulla terra o no?
IGA SWIATEK: “Onestamente, questa è una di quelle domande che ci fate tipo “preferisci un torneo di una o due settimane?” Oppure “preferisci l’elettronico o il giudice di linea?”. Noi dobbiamo solo adattarci. Non ha senso scegliere il preferito se poi vai in campo e c’è l’altro. Non c’è tempo per farsi troppe idee. Quindi accetto quello che c’è”.