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Hyeon Chung ci riprova anche al Challenger di Gwangju

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Lasciato il torneo del Roma Garden nelle mani del collega Giuseppe Di Paola, inviato sul posto, ci dedichiamo a quanto successo in giro per il mondo, a partire dal Challenger 75 di Gwangju (Corea, cemento) dove ritroviamo gran parte dei protagonisti del precedente torneo di Busan, a partire dai nostri ‘amici’ Hyeon Chung e James Kent Trotter di cui abbiamo già diffusamente parlato in precedenti articoli (questo è indubbiamente uno dei vantaggi di una rubrica fissa… che si può sempre far riferimento al già detto). I due si sono incontrati nel secondo turno e ha vinto tranquillamente il coreano, più di quanto non dica il punteggio di 6-2 7-6(1) che farebbe pensare ad una partita abbastanza combattuta. In realtà Trotter, giapponese di padre americano, è stato sempre anni luce lontano dall’avversario che ha disposto di lui come ha voluto.

Esemplare in tal senso è stato il tie-break del secondo set in cui Trotter ha portato a casa il punto della bandiera quando l’avversario, sopra 6-0, stava già preparando lo shampoo per la doccia. È evidente come il 25enne nativo di Nishinomiya stia attraversando un momento d’involuzione, tanto che facciamo fatica a trovare traccia di quel tennista che ci aveva incantati con il suo elegantissimo rovescio ad una mano. Anche di quel colpo in realtà sembra rimasto poco: giocato esclusivamente in back per evitare errori, con l’unico risultato di apparire poco incisivo, oltre a non evitare comunque i tanti gratuiti. La crisi di fiducia è evidentissima, mentre per Chung non possiamo che ribadire l’analisi già proposta: diritto e rovescio viaggiano veloci, quasi come un tempo, mentre servizio e colpi di volo denunciano tutti i problemi della sua martoriata schiena. Ora nei quarti l’aspetta l’australiano Tristan Schoolkate (n.122) e, indipendentemente dal risultato, Chung non può che avere tutta il nostro sostegno: troppo sfortunato per non suscitare empatia. 

Ad Abidjan (Costa d’Avorio, cemento) andava in scena il secondo Challenger africano, anche questa volta di categoria 50. Erano tre gli italiani, Luca Potenza e Massimo Giunta che partivano dalle qualificazioni e Tommaso Compagnucci che con la sua pur modesta classifica (n.484) è stato ammesso al tabellone principale. Potenza e Giunta hanno entrambi superato il primo turno del torneo cadetto per poi arrendersi nel passaggio decisivo rispettivamente contro i francesi Guillaume Dalmasso (n.720) e Bittoun Kouzmine (n.887). Subito eliminato il marchigiano Compagnucci che contro il ceco Dominik Kellovsky ha resistito solo un set (7-5 6-0). 

Si giocava anche a Tucuman (Argentina, terra battuta) e Savannah (Usa, terra verde). I due tornei, uno di categoria 50 e l’altro 75, sono accomunati dall’impressione, spesso suscitata da questi Challenger d’oltre oceano, che si tratti di una sorta di campionati nazionali del paese ospitante. Questo per vari motivi a partire ovviamente dalle difficoltà di una trasferta che a questi livelli non si giustifica né da un punto di vista economico né logistico. A conferma di ciò vediamo come nel torneo sudamericano ben 21 dei 32 iscritti al tabellone principale fossero argentini. Discorso analogo a Savannah dove i giocatori a stelle e strisce erano solo, per modo di dire, tredici. Ma qui a mitigare le statistiche intervengono i giocatori del College, spesso internazionali, che approfittano dell’occasione per fare un po’ di esperienza nel mondo professionistico. Ma non per questo rinunceremo a fare un pronostico, giusto per dare soddisfazione a chi poi ci prenderà inevitabilmente in giro. Allora un paio di nomi: Andrea Collarini e Murkel Dellien a Tucuman; Eliot Spizzirri e Liam Draxl a Savannah. 

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