Cinque domande in attesa di risposta: Madrid Open edition
Non è il giro di boa, ma ci siamo quasi. Madrid per certi versi ha sempre rappresentato una sorta di momento cruciale della stagione: è qui infatti che si gioca il primo master 1000 combined su terra rossa, dopo l’antipasto golosissimo di Monte Carlo, 1000 sulla carta piuttosto anomalo rispetto a tutti gli altri. È nella capitale spagnola che si può già cominciare a capire lo stato di forma generale, rispetto al momento clou della stagione su terra, ovvero i campi di Bois de Boulogne. Come arriviamo fino a questo momento? Con Alcaraz campione nel Principato e finalista a Barcellona, dove però ha vinto Rune. Zverev campione a Monaco su uno Shelton che ha dimostrato di sapersi muovere bene anche su terra rossa, con la WTA che tra Stoccarda e Rouen ha giocato, nell’ultima settimana europea, su terra rossa sì, ma solo indoor. Un quadro un po’ frastagliato che è necessario provare a ricollegare, interrogandoci, come fatto in passato, su cinque punti che a Madrid troveranno una risposta. Ecco quali:
L’altura di Madrid: come influenzerà i giocatori?
È sempre un tema piuttosto dibattuto. Si gioca a circa 600 metri sul livello del mare, questo vuol dire pallina più leggera, rimbalzi più alti, in presenza di aria più rarefatta e le condizioni di gioco differiscono parecchio rispetto a Monte Carlo, Roma e Parigi. A Madrid il servizio gioca un ruolo più determinante rispetto agli altri tornei su terra battuta, e addirittura è più incisivo che in certi eventi sul cemento. Secondo le statistiche ATP, chi serve conquista in media il 67,7% dei punti: un dato molto vicino al 68,3% registrato a Wimbledon, ma sensibilmente più alto rispetto a Montecarlo (61,6%), Roma (64,2%) e Roland Garros (62,9%). Non sorprende, quindi, che l’unica finale in un Masters 1000 di Matteo Berrettini sia arrivata proprio qui – nel 2021, quando perse in tre set da Zverev – o che l’unica vittoria di Federer su Nadal in una finale sulla terra sia stata proprio a Madrid, nel 2009. In tal senso i big server potrebbero essere i favoriti: non potranno ritrovarsi in finale ma Zverev e Shelton potrebbero avere grandi possibilità di andare molto avanti nel torneo. D’altronde Zverev ha vinto nel 2018 e 2021 e raggiunto la finale nel 2022. Rublev ha vinto il titolo lo scorso anno, con un dritto che viaggia più forte rispetto ad altre parti. È un fattore.
Swiatek-Eala è il match femminile del torneo?
Non vogliamo essere piuttosto tranchant, ma questa partita di secondo turno del torneo femminile può già dirci tanto in prospettiva nel torneo stesso, ma anche per il prosieguo della stagione. Da una parte abbiamo l’ex numero 1 al mondo, tre volte campionessa al Roland Garros nonché campionessa in carica a Madrid – vincendo su Sabalenka e giocando, entrambe, il match femminile più bello del 2024 – ma in apparente calo di forma, dall’altra parte della rete una giocatrice che ha incantato Miami, raggiungendo le semifinali, portando una ventata di aria fresca nel circuito femminile. Dopo quest’exploit non ha giocato tantissimo: un paio di turni in Portogallo sul rosso per poi tornare a Madrid battendo al primo turno la bulgara Tomova e facendo rivedere a tutti quel tennis che aveva saputo stregare tutti solo qualche settimana fa sul veloce. Forse, come scritto sopra, le condizioni le sono favorevoli, perché più simili al cemento. Una vittoria dell’una o dell’altra potrebbe dare una direzione precisa al torneo. Vedremo.
Carlos Alcaraz cerca la tripletta madrilena: il fisico lo aiuterà?
A Monte Carlo ha giocato per la prima volta, salvato match che sembravano persi e vincere un torneo che, al di là di come sia andata la finale in se per se, ha meritato di vincere, per il gioco espresso, per la completezza dei colpi e la loro intensità. Insomma, perché è Alcaraz. A Barcellona ha perso in finale da un grande Rune, è vero, ma non era al 100%, causa risentimento muscolare all’adduttore, cosa che ha fatto suonare il campanello d’allarme, in tutto il clan del murciano e non solo. È la stella spagnola del tennis ci sta che a Madrid siano leggermente preoccupati anche perché da queste parti, il numero due al mondo, ha vinto già due volte, nel 2022 e nel 2023. Senza dubbio è il grande favorito: il fisico lo assisterà?
Jasmine Paolini, dopo Stoccarda sarà vera gloria?
I posteri in questo caso saremmo noi, ma non siamo in grado di dare una risposta definitiva, ammesso che si possa ottenere una qualsivoglia risposta che sappia di definitivo nello sport in generale, nel tennis in particolare. A Stoccarda abbiamo rivisto la Jas versione 2024: solida, determinata, aggressiva, fantasiosa, tenace al punto giusto, per info e specifiche chiedere a Coco Gauff e ad Aryna Sabalenka che nonostante la vittoria, ha comunque dovuto soffrire con l’azzurra, forse come non mai. Siamo all’alba di una nuova stagione di successi? È presto per dirlo anche perché l’effetto nuovo coach ha più un valore mentale che non tennistico in questa primissima fase, ma comunque la scossa che serviva c’è stata. È ovvio che sarà molto difficile ripetere la storia del 2024, ma per come l’avevamo vista fino a qualche settimana fa, in pochi potevano immaginare che il suo livello di gioco sarebbe tornato questo. Ne siamo lieti per lei, ma Madrid è un banco di prova molto importante perché da qui in avanti la aspettano appuntamenti importanti e trovare gioco, risultati e punti diventa fondamentale, non solo per questa stagione.
L’azzurro sul rosso: ci sarà gloria per gli italiani a Madrid?
Nel 2021 l’unica finale italiana nel torneo grazie a Matteo Berrettini che, approfittando dell’altura e della maggiore velocità della sua pallina, in battuta e non solo, ha raggiunto al finale che stava per regalargli il suo primo 1000 (quel primo tie break…). Viene da un torneo di Monte Carlo tra luci con Zverev (sì, ancora lui…) e ombre con Musetti, in un match che fondamentalmente Matteo non ha mai giocato. Il cammino davanti a sé non sembra impossibile.
Lorenzo Musetti, invece arriva a Madrid forte della sua settimana monegasca che gli ha lasciato in dono, oltre ai rimpinati per una finale che avrebbe voluto giocare al 100%, una maggiore percezione di se stesso e delle proprie potenzialità. Un Musetti nuova versione che sa attendere il momento giusto, senza lasciarsi trascinare verso il basso da improperi di svariata natura che, seppur restando presenti nella routine agonistica, non sembrano influenzarne le prestazioni. Madrid per cercare la top 10.
Tra gli altri azzurri da tenere d’occhio sicuramente Flavio Cobolli e Luciano Darderi, freschi campioni 250 solo qualche settimana fa (e su terra rossa) e Federico Cinà alla sua seconda wild card dopo Miami e in virtù della terza che sarà nel 1000 di casa tra qualche settimana. Deve giocare senza pensieri e la vittoria arriverà. Il talento non manca.