E’ morto Papa Francesco. Definì il tennis “una scuola di vita”
All’età di 88 anni è morto Papa Francesco. La notizia è stata diramata nella mattinata di lunedì 21 aprile dal cardinale Kevin Farrell, con queste parole: “Carissimi fratelli e sorelle, con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco. Alle ore 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati. Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l’anima di Papa Francesco all’infinito amore misericordioso di Dio Uno e Trino”.
Papa Francesco, nei suoi dodici anni di pontificato, in più occasioni ha esternato il suo gradimento per il gioco del tennis. “Nel tennis, come nella vita, non possiamo vincere sempre, ma sarà una sfida che arricchisce se, giocando in modo educato e secondo le regole, impareremo che non è una lotta ma un dialogo che implica il nostro sforzo e ci consente di migliorarci. Concepire un po’ lo sport non solo come combattimento ma anche come dialogo. C’è un dialogo che, nel caso del tennis, spesso diventa artistico“, aveva affermato il 29 gennaio 2024 durante una visita in Vaticano del Real Club de Tenis di Barcellona. A qualche mese prima, 6 maggio 2023, risale l’udienza in Sala Paolo VI con la Federazione Italiana Tennis e Padel. “Il tennis è un gioco, il padel è un gioco. La forza educativa sta proprio nella dinamica del gioco. Non perdete il gusto di fare sport per passione. L’agonismo è buono se non toglie questa dimensione. Se prevale la dinamica della competizione, questa fa scattare varie forme di egoismo che rovinano la pratica sportiva – aveva ribadito il Pontefice in quell’occasione -. Il maestro di tennis e padel, non è solo un tecnico, è soprattutto un educatore. Vi incoraggio a proseguire su questa strada“. E poi, una bella metafora: “Il buon gioco viene da una giusta dinamica di attacco e difesa, si tratta di combinare bene il rischio e la prudenza e non è facile. Un bravo giocatore non può sempre rischiare, ci sono qualità per l’attacco e qualità per la difesa e vanno esercitate entrambe. Il maestro che si concentri troppo su un gruppo di queste qualità lo lascia scoperto nelle altre. Un bravo educatore sa come combinarle. Il rischio è ad esempio permettere a un bambino di fare esperienze nuove. Impedirglielo pensando di proteggerlo non è prudenza, è paura”.