Rassegna stampa – Cobolli e Darderi in finale. La fragilità di Sinner
Cobolli-Darderi, una domenica per sognare (Pietro Corso, Corriere dello Sport)
Una delle fortune del tennis è avere un`opportunità dopo l`altra, è concedersi il lusso di resettare ogni settimana per ricominciare da capo con rinnovata fiducia. Sembrano frasi fatte, ma gli ATP 250 di Bucarest e Marrakech confermano una tesi che questa volta vede Flavio Cobolli e Luciano Darderi in qualità di professori. Dopo le vittorie in semifinale rispettivamente contro Damir Dzumhur e Roberto Carballes Baena, oggi pomeriggio entrambi proveranno a regalare all`Italia il suo centesimo titolo nell`era Open. Il tennista romano aveva raccolto una sola vittoria nei primi 4 mesi, nel secondo turno del Challenger di Phoenix contro Eliot Spizzico. Prima e dopo questo incontro, vinto a inizio marzo, solo sconfitte e porte in faccia. Facilissimo etichettare la stagione come “fallimentare”, ancor più semplice cedere ai commenti negativi sui social e buttarsi giù. Cobolli aveva tutt`altri piani, e smaltiti i fastidi fisici di inizio anno, lo sta dimostrando con una settimana in Romania che lo vedrà disputare la seconda finale in carriera a questo livello dopo quella a Washington del 2024. Tre incontri nel segno della maturità per l`attuale numero 45 ATI; che dopo aver faticato con Richard Gasquet all`esordio nella stagione su terra, ha superato anche Filip Misolic e Dzumhur per raggiungere l`ultimo atto. Solo tre game concessi al bosniaco nella semifinale terminata 6-3 6-0 e durata poco più di un`ora di gioco, che permette a Flavio di arrivare più riposato per la finale contro Sebastian Baez (mai affrontato prima d`ora) oggi non prima delle ore 13.00. «Amo giocare in Romania e su questi campi – ha detto Cobolli dopo l`ottima semifinale – Mi sono sentito come a casa; non voglio dire niente sull`ultimo atto ma spero di poter cambiare l`esito rispetto alla mia prima finale persa contro Korda lo scorso anno». Lo scorso anno Marrakech fu terreno di conquista per un rientrante Matteo Berrettini, mentre nel 2025 la terra rossa marocchina sta segnando la rinascita definitiva di Luciano Darderi. […] Per nulla banale la sfida vinta per 6-3 6-2 contro Roberto Carballes Baena, il quale aveva raccolto un trionfo e una finale nei due anni precedenti in Marocco. «Ho giocato una grande partita contro Roberto che è un amico e un grande lottatore – ha spiegato Luciano – Spero di ricevere tanto supporto anche in finale». Dall`altro lato della rete lo attende Tallon Griekspoor autore finora di una stagione interessante impreziosita dalla semifinale di Dubai e dai quarti a Indian Wells. […]
Cobolli e Darderi ripartenza azzurra (Roberto Bertellino, Tuttosport)
Una settimana scacciacrisi per Luciano Darderi e Flavio Cobolli, entrambi in finale oggi in due tornei del massimo circuito. Darderi a Marrakech, ATP 250 che nella sua storia ha sempre visto delle belle imprese azzurre, l`ultima nel 2024 a firma Matteo Berrettini. Darderi cercherà di ripeterla andando a caccia del suo secondo titolo nel massimo circuito dopo quello conquistato la scorsa stagione, in febbraio, a Cordoba. L`italo-argentino ha sconfitto in semifinale e al termine di un match dominato, come dice lo score di 6-3 6-2, lo spagnolo Roberto Carballes Baena, tennista solido e che nel torneo marocchino si è sempre ben comportato nelle ultime stagioni. […] Ha ritrovato la terra rossa, Darderi, e il suo gioco potente che ha nel servizio e nel diritto le armi migliori. Nella sfida per il titolo oggi l`azzurro, che nel ranking live è già risalito al posto numero 51 ATP troverà alle 16 il n° 1 del draw, l`olandese Tallon Griekspoor, che in semifinale si è sbarazzato del polacco Majchrzak con un non semplice 7-5 7-6 (3). Tra Darderi e il nazionale di Davis Cup olandese sono due i precedenti, entrambi datati 2024 e vinti dal “tulipano”. […] «È stata forse la partita migliore della settimana – ha detto a caldo Luciano Darderi – contro un amico e un gran lottatore, che ha sempre fatto bene a Marrakech. Mi sono sentito a mio agio, fin dal 1° turno, e ho ritrovato le migliori sensazioni. Cercherò di dare il massimo». […] Flavio Cobolli, come Darderi autore di un travagliato inizio di 2025, condizionato dai molti infortuni, ha ritrovato forma e condizione nel 250 ATP di Bucarest. In semifinale ha sconfitto con grande maestria l`esperto bosniaco Dzumhur, salendo di tono nel corso del match chiuso 6-3 6-0. Oggi alle 13 troverà l`argentino Baez: «Penso davvero di amare questo campo e questo paese, grazie a tutti quelli che sono venuti. Mi avete fatto sentire come a casa. È una bella giornata, sulla finale non voglio dire niente, ma stavolta vorrei tanto poter cambiare l`esito», ha dichiarato a caldo Cobolli, rievocando la sconfitta patita per mano di Sebastian Korda nella prima finale da lui giocata in carriera lo scorso autunno a Washington. […]
Sinner: “Io fragile, difeso dalla mia famiglia” (Antonio Sepe, Corriere dello Sport)
Tranquillo e sorridente, segnato dalla vicenda doping ma anche rilassato e sciolto. Nella cornice del Palazzo del Senato a Milano, Jannik Sinner è tornato a parlare per la prima volta dopo la sospensione di tre mesi concordata con la WADA. Lo ha fatto in un`intervista esclusiva con Sky Sport, esattamente a 30 giorni dal suo rientro, previsto per gli Internazionali d`Italia a Roma. «Sto molto bene, sono riposato», ha esordito l`azzurro, che ha parlato di come ha vissuto questo periodo lontano dal campo ma anche delle sue sensazioni in merito alla sentenza sul caso Clostebol. Un Sinner disteso e pure elegante, sia per foutfit sfoggiato, che per le parole dette. Quelle di un numero uno al mondo ma soprattutto quelle di un ragazzo semplice, con le sue fragilità e la sua grande maturità. Jannik non ha fatto mistero che non sia stato un periodo facile, ma fortunatamente nel tennis si è soli solamente in campo. Una volta fuori, invece, ci si può circondare delle persone care e fare affidamento su di loro: «Ho speso molto tempo con la mia famiglia. Abbiamo fatto cose diverse con i miei migliori amici a Montecarlo. Sono andato sui go-kart, pedalato in un`uscita in bicicletta, insomma tante cose nuove. Ho imparato che il tennis non è la cosa più importante perché fuori ci sono delle persone che tengono tanto a me. La famiglia sarà sempre al primo posto e gli amici sono fondamentali. Le persone che mi stanno attorno sono riuscite a darmi la forza di capire meglio quello che è successo». Tre mesi lontano dalle competizioni sono lunghi, specialmente per uno come Sinner che vive per il tennis, ma scavando a fondo si riesce a trovare anche il lato positivo: «La parte di cui ho goduto di più è quella di non vivere sempre con la tensione della prestazione. Anche l`allenamento comunque è stato un po` diverso perché non hai in mente che tra una settimana devi giocare, quindi sei molto più tranquillo». […] Un Sinner apparso disteso anche quando ha parlato della sentenza della WADA, arrivata nel mese di febbraio mentre si stava allenando a Doha: «Non ero tanto d`accordo con la sospensione di tre mesi, ma si doveva scegliere il male minore e credo che sia stato fatto questo. In tutta onestà, mi sono sentito molto tranquillo». […] «È un po` ingiusto quello che sto passando ma, se guardiamo le cose, poteva andare anche molto peggio». L’unico momento dell`intervista in cui è sembrato un po` in difficoltà è stato quando gli è stato chiesto come guarderà colleghi che avevano avanzato dubbi su di lui: «Non so cosa potrà accadere. Io sono certo di come sono andate le cose e sono consapevole di essere innocente. Quello che voglio fare è giocare a tennis e stare molto sereno, finisce lì la storia. Sono sicuro che andrà tutto bene, anche se magari all`inizio ci metterò un po` a ripartire». Così come è emerso il lato ottimista di Sinner, allo stesso tempo è emerso anche quello umano: «Ero molto fragile dopo quello che è successo perché molte cose non me le aspettavo. Non è stato facile, però le persone che mi stanno attorno sono riuscite a sollevarmi, mi hanno dato la forza di capire meglio quello che è successo. Nella vita si impara e anno dopo anno conosco sempre meglio me stesso». […] Gli Internazionali d`Italia. L’unico pensiero nella testa di Sinner, che fin dall`istante successivo all`ufficialità della sospensione ha attivato un countdown nella sua testa: «Ogni giorno che passa il mio rientro si sta avvicinando sempre di più e ogni giorno mi sento meglio fisicamente e mentalmente. Non vedo l`ora di rientrare a Roma. È un torneo speciale per me. Tuttavia sarà molto importante bilanciare l`attenzione che riceverò e soprattutto il modo in cui reagirò alle cose esterne. Mi piace giocare in Italia, ma se sarà un problema o un privilegio lo scopriremo tra un mesetto».
I dolori del giovane Sinner (Stefano Semeraro, La Stampa)
«Il tennis? Mi è mancato. Ma non ci ho neppure pensato troppo». Dopo aver occhieggiato, muto, dai selfie altrui, a due mesi dalla sospensione concordata con la Wada Jannik Sinner torna a esporsi a figura piena, riccioli d`ordinanza, completo scuro, voce ferma e ambizioni adeguate al ruolo. Rivelando tutto l`agrodolce di queste settimane senza tennis. Il 14 aprile potrà allenarsi pubblicamente, non più mimetizzato nella macchia mediterranea vicino a Monte-Carlo. Il 5 maggio lo attende la prima conferenza stampa a Roma, il 9 o il 10 il ri-debutto agli Internazionali. «Dopo la sospensione di Doha mi sono sentito fragile», ammette, ospite della famiglia Lavazza alla Design Week, davanti alle telecamere di Sky Sport. «Sono successe altre cose fuori dal campo e ci sono state reazioni mie, che non mi aspettavo». Perché Jannik il Freddo, come accadeva ad Ice-Borg, è il più bravo a tenere i nervi sotto controllo. Ma dentro è umano, molto umano. «Mentirei se dicessi che sono senza sentimenti ed emozioni. Poi nella vita si impara e io anno dopo anno capisco sempre meglio chi sono, qual è il mio valore come persona. E stato un momento difficile, ma chi mi sta intorno mi ha dato la forza per capire quello che mi stava succedendo». È stato un vuoto zeppo di cose. Le sciate a casa, in Val Pusteria, i giri in kart a Busca, vicino a Cuneo, e le uscite in bici insieme all`ex pilota di Formula 1 Giovinazzi, all`altro driver Pier Guidi e al ciclista Ciccone. Le sfilate a Milano chez Gucci e il tempo passato con il suo cerchio magico. «Con mio padre, soprattutto, e con gli amici di Monte-Carlo, per una pizza o per giocare alla playstation. Che il tennis non fosse tutto già lo sapevo, ora l`ho capito ancora meglio. La famiglia resta la prima cosa e gli amici, quelli veri, sono fondamentali». Un lembo di vita straordinaria proprio perché normale. «All`inizio contavo i giorni e un po` lo faccio ancora, ma in fondo è stato un periodo sereno. Anche perché ero consapevole di essere innocente. Per questo non volevo accettare la sospensione, ho dovuto discuterne con i miei avvocati. E’ stato il male minore, poteva finire molto peggio. Comunque mi sono allenato molto, sto lavorando in palestra per arrivare fisicamente al meglio a Roma, per provare soluzioni diverse per la terra, che non è la mia superficie preferita. Ma al tennis non ho pensato molto, anzi. Ho guardato poche partite. Rientrare da numero 1 è bello, ma la classifica non la posso controllare, quindi non me ne preoccupo. Ed è anche bello non sentire ogni giorno la pressione del torneo». […] Roma servirà a capire se la pausa, che gli ha tolto sicuramente il ritmo-partita, gli consentirà però di presentarsi meno consumato e più tonico della concorrenza a Parigi e Wimbledon, le prossime due tappe del sentiero da vertigine che porta al Grande Slam. Dopo la fragilità e la leggerezza, ora tocca al desiderio: di tornare in campo, di competere, di riscoprirsi se stesso anche davanti al pubblico.[…] Sarà un ritorno inevitabilmente ansiogeno fra aspettative, affetto del pubblico e dubbi di qualche collega. «Non so prevederlo. Dovrò trovare un equilibrio, ma giocare in Italia mi piace, l`ho dimostrato a Torino, un posto dove mi sento protetto, e il pubblico di casa è sicuramente un`arma in più. Di quello che pensano gli altri non mi interessa, so solo che voglio giocare a tennis ed essere felice. La storia finisce lì». Anzi, ne ricomincia un`altra.
Zverev, ultima chiamata (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Il Principato degli Italiani. Il confine è soltanto qualche chilometro più a est e per tutta la settimana del torneo migliaia di tifosi con le bandiere tricolori sciamano per le scalinate e le tribune del Country Club dopo aver acquistato quasi la metà dei biglietti a disposizione. Per tradizione e vicinanza Montecarlo, il primo Masters 1000 stagionale sulla terra, ha da sempre un legame fortissimo con il nostro Paese. Quest`anno, però, su uno dei circoli più belli del mondo volteggia l`ombra di un illustrissimo italiano che non c`è. Jannik Sinner risiede sotto la Rocca, e sui campi dove da oggi i suoi avversari inseguono uno dei titoli più prestigiosi del circuito si allena quando non è in giro per il mondo. Solo che da due
mesi, causa squalifica Wada, la Volpe Rossa è sostanzialmente un fantasma a parte qualche apparizione qua e là: da quelle parti lo rivedranno dal 14 aprile, il giorno dopo la finale, quando potrà tornare a dedicarsi a una preparazione normale in vista del rientro a maggio agli Internazionali. Ma anche senza il suo faro, il tennis italiano possiede uomini e qualità per partecipare con il vestito elegante al gran galà monegasco. Soprattutto, da un terzetto azzurro potrebbe arrivare al contumace Sinner un aiuto decisivo e definitivo nella conservazione del primato fino al giorno (5 maggio) in cui tornerà in campo. Il n.2 del mondo Zverev, l`unico che possa ancora insidiarlo per la vetta, potrebbe infatti affrontare Berrettini al secondo turno, Musetti agli ottavi e Sonego ai quarti: un insidioso (si spera) cammino irto di ostacoli in bianco, rosso e verde. Sascha potrà arrivare al n.1 prima di Roma soltanto se riuscirà a vincere i Masters 1000 di Montecarlo (mai conquistato prima) e Madrid e l`Atp 500 di Amburgo: così raggiungerebbe quota 9895 punti, 165 in più di Jannik. Un`impresa invero titanica, e che per il momento è davvero lontana dai suoi pensieri, che restano ancorati a quella tremenda domenica di gennaio della finale persa agli Australian Open: «Quella partita mi ha influenzato molto negativamente. Non mi sono riposato dopo Melbourne e mentalmente l`ho pagata. Ero molto turbato e molto stanco, sono tornato a casa qualche giorno e poi sono andato subito in Sudamerica, quindi non ho avuto davvero il tempo di elaborare cosa fosse successo, perché ho perso un`altra finale Slam. Ho continuato a giocare, il che non è stata la cosa più intelligente da fare». Se la campagna invernale sulla terra tra Buenos Aires e Rio a febbraio è stata disastrosa, l`avvio della stagione europea del mattone deve almeno restituire un campione che ad ottobre, quando cambiò preparazione e mentalità per avvicinare Sinner e Alcaraz , i dominatori degli Slam, sembrava davvero convinto (perché ne ha senza dubbio le potenzialità) di inserirsi nel duello. E invece si è incartato in una crisi di gioco e risultati quasi incomprensibile, anche se la ricetta per uscirne non è così complicata: «Vincere le partite è la parte principale per ricostruire la fiducia. Ho sicuramente bisogno di vincere qualche partita e di giocare un buon tennis e tutto può cambiare abbastanza rapidamente. A Miami sentivo di giocare meglio di prima e poi mi sono svegliato con un brutto torcicollo proprio il giorno del match con Mensik, anche se avrei dovuto vincere lo stesso». […]