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ATP Miami, Mensik dal possibile ritiro al titolo: “Se il supervisor non fosse stato a pranzo…”

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Ci sono vittorie che valgono una carriera, e poi ci sono quelle che la definiscono. Jakub Mensik, 19 anni, ha appena firmato la prima pagina, di quella che sembra una serie destinata a continuare. Battere Novak Djokovic, al netto di tutti i se e i ma, in una finale ATP Masters 1000, tra l‘altro la prima della carriera, non è roba da tutti, ma farlo battendo il serbo sul suo terreno preferito – i tiebreak – lo rende ancora più speciale. “Non so cosa dire, probabilmente solo sorrisi” ha dichiarato il giovane ceco in conferenza stampa. “Le emozioni arriveranno più tardi, ma per ora vivo il momento, vivo il sogno”.

Battere l’idolo: “Pazzesco superarlo nei tie-break”

Mensik non ha mai nascosto di aver iniziato a giocare a tennis grazie a Djokovic, e per questo il successo ha un sapore ancora più dolce. “Crescendo, lo guardavo in TV. È per lui che ho iniziato a giocare. Aver avuto la possibilità di affrontarlo per la seconda volta è già qualcosa di speciale. Batterlo in una finale Masters 1000 è qualcosa di incredibile; sono andato spesso ad allenarmi a Belgrado nel suo centro e pensare che quando lui giocava la prima partita in un 1000 io non ero neanche nato dimostra quanto tennisticamente grande sia”.
A rendere ancora più surreale l’impresa di Mensik c’è il modo in cui è maturata: due set chiusi al tiebreak contro il maestro indiscusso di questa specialità. “Vincere stasera contro Novak nei tiebreak è pazzesco, incredibile” ha aggiunto. “Sapevo che se avessi potuto mettere la palla in campo e giocare al massimo nelle fasi decisive, avrei avuto una chance. Ed è andata così”.
Non capita spesso di sentire Novak Djokovic fare complimenti sinceri ad un avversario che l’ha appena battuto andando oltre l’etichetta o la retorica, ma con Mensik è stato diverso: “Ha un grande futuro davanti, sta migliorando in modo straordinario” ha dichiarato il serbo. “Non mi piace mai perdere, ma se proprio devo, ci sono pochi giocatori contro cui mi dispiace meno farlo”.
Mensik, dal canto suo, non poteva che restare colpito dalle parole del 24 volte campione Slam. “Quando mi ha detto quelle cose dopo la partita, ho pensato: ‘Oh mio Dio’. Dimostra che persona incredibile sia. È un campione vero, non solo per i risultati che ha ottenuto, ma per il rispetto che mostra agli altri.

Dal ritiro sfiorato al trionfo: “Non potevo nemmeno camminare”

E pensare che Mensik, questo torneo, non avrebbe nemmeno dovuto giocarlo. Due giorni prima del suo primo match, il dolore al ginocchio destro era così intenso che stava per ritirarsi. “Non riuscivo nemmeno a camminare, figurarsi correre. Ho provato a fare un po’ di movimento sul tapis roulant, ma non ce la facevo. Mi ero arreso, stavo andando in ufficio per firmare il ritiro”.
Poi, il colpo di scena. “Il supervisor era a pranzo, così sono andato dai fisioterapisti prima di consegnare il modulo. Hanno iniziato a trattarmi per mezz’ora, dicendomi che non era nulla di grave, che potevo giocare con il dolore senza rischi”. Così Mensik ha deciso di provare ancora. “Ho preso antidolorifici diversi, ho stretto i denti. Trenta minuti prima della partita riuscivo a camminare, a correre. Ho detto: vediamo come va. E in qualche modo ho vinto il primo turno”.
Quel primo turno ha cambiato tutto. “Ho avuto un giorno di riposo, il ginocchio ha iniziato a migliorare e così anche il mio gioco. Giorno dopo giorno, la situazione diventava sempre più favorevole. E ora eccomi qui”.

La maturità di un 19enne che gioca da veterano

Durante il match, Mensik ha dimostrato una maturità tattica fuori dal comune per la sua età. Ha letto sempre meglio le intenzioni di Djokovic, anticipando drop shot e variazioni di ritmo. “All’inizio ho faticato un po’ a capire il suo gioco, ma man mano che la partita andava avanti, mi sentivo sempre più a mio agio. Ho iniziato a prevedere le sue giocate e a rispondere con più efficacia”.
E poi ci sono stati i tiebreak, gestiti con una freddezza impressionante. “Sentivo che il mio servizio mi stava dando un grande aiuto, ma sapevo anche che nei momenti decisivi avrei dovuto essere aggressivo in risposta. Ho cercato di mettere pressione fin dall’inizio dei tiebreak e ha funzionato”.

“Il primo di tanti”: Mensik guarda avanti

Dopo la partita, sul vetro della telecamera, Jakub ha scritto un messaggio chiaro: “The first of many” (Il primo di tanti). Una dichiarazione d’intenti, più che una semplice firma. “Ovviamente questo è il più grande successo della mia carriera fino ad ora, ma so che è solo l’inizio” ha spiegato. “Ho ancora tanto da migliorare e non vedo l’ora di tornare al lavoro con il mio team per sollevare altri trofei come questo”.
Il ragazzo sembra avere le idee chiare. Buon per lui, buon per il tennis.

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