Gabriela Dabrowski: “Dopo la diagnosi ho cambiato visione, vivo il tennis con leggerezza”
Ci sono cose che a pensarci dopo fanno ancora più effetto. Come ad esempio in Arabia Saudita, durante le WTA Finals 2024, quando Gabriela Dabrowski lanciava le palline rosa autografate al pubblico, colore scelto per sensibilizzare il tema del tumore al seno. All’insaputa di tutti, la canadese era purtroppo la prima a soffrirne dato che sette mesi prima le era stato diagnosticato.
Questo però è rimasto un segreto per tutti, a parte per le persone vicine a Gabriela, e la tennista è tornata in tempo per partecipare ai Giochi Olimpici di Parigi 2024. Gabriela Dabrowski ha parlato in esclusiva proprio a Olympics.com: “Doveva succedere a me, qualcosa doveva scuotermi e il cancro lo ha fatto. Mi ha scossa, non che prima non fossi grata per la mia vita o per le persone che ne fanno parte, ma è stato qualcosa di più profondo, che mi ha colpita nel cuore”. La canadese lo ha annunciato al mondo indietro a capodanno attraverso un post chiamato “The Unseen of 2024“.
Eppure l’anno di Dabrowski è stato clamoroso con due titoli WTA tra cui le Finals, finale di Wimbledon e la medaglia di bronzo alle Olimpiadi, tutto ovviamente in doppio: “Ovviamente ho pensato se rendere pubblica la notizia, ma c’erano troppe incognite, troppe domande senza risposta. Avevo intorno a me un sistema di supporto molto forte, e per me era sufficiente”.
Una cosa che ha salvato la tennista è stata la diagnosi precoce: “Ho iniziato a vedere dei post e ho sentito il bisogno di condividere di più. Ora voglio far sapere alle persone che la diagnosi precoce è davvero importante. Guardate la mia storia: proprio grazie alla diagnosi precoce sto abbastanza bene. So che può sembrare spaventoso, ma se agisci subito, con i trattamenti disponibili oggi, hai davvero grandi possibilità di guarire completamente”.
Dabrowski ha sottolineato l’importanza di saper gestire il proprio corpo, sopratutto dopo la diagnosi: “L’obiettivo è arrivare ad un punto della carriera in cui non devi inseguire tutto, puoi pianificare, costruire fasi di allenamento e riposo adeguate. La diagnosi ha solo rafforzato la convinzione che questo sia il modo giusto di fare le cose. È cambiata la prospettiva: mi sento fortunata a poterlo fare, oggi prendo le cose con più leggerezza. Vincere o perdere non è così importante. Dopo il tennis c’è un’altra vita – la scoprirò tra qualche anno – e non vedo l’ora. Non ho paura”.