ATP Miami, Fonseca: “De Minaur è un grande lottatore, mi sono sentito come in Brasile”
Dopo aver conquistato il cuore di Joao Fonseca, il Miami Open deve salutare il giovane brasiliano, eliminato agli ottavi di finale da una grande Alex De Minaur 5-7 7-5 6-3 in due ore e 31′ di partita. Un match intenso e lottato che inizialmente sembrava indirizzato verso il brasiliano dopo un primo set a tratti spettacolare. De Minaur, famoso per essere un vero gladiatore nell’arena e uno degli avversari più ostici del circuito, ha rimontato Fonseca nel secondo set, prima di affermarsi nel quarto gioco del terzo parziale. L’australiano sfiderà adesso nei quarti di finale il nostro Matteo Berrettini, contro il quale è in svantaggio nei precedenti per 1-2.
D. Partita molto dura, alla fine cosa credi abbia fatto la differenza?
Joao Fonseca: “Alex è un ragazzo che ha esperienza nel circuito, è qui da tanto, tanto tempo. Quindi sa bene come giocare in certe situazioni, anche con il tifo contro di lui. Ho avuto delle opportunità per chiudergli la porta ma lui ha sfruttato bene le sue chance. Quando ho servito sul 2-1 nel terzo set avrei potuto chiudere. Ma lui mi ha fatto il break e da quel momento ha preso ogni palla, giocava sempre meglio. Per me è diventato difficile giocare bene. Sapevo che sarebbe stata dura, De Minaur è nei primi dieci del mondo ed è un grande lottatore. Comunque, sono felice per come ho giocato questa settimana e continuerò così”.
D. Puoi descrivere l’atmosfera che hai vissuto durante questo torneo? Cos’hai imparato di te stesso andando avanti?
Joao Fonseca: “La prima impressione è stata quella di sentirmi veramente come se fossi in Brasile. Non solo per il pubblico, anche gli organizzatori mi hanno fatto sentire in Brasile. È stato davvero incredibile, direi che adesso è diventato uno dei miei tornei preferiti.
Quello che ho imparato è che sono sulla giusta strada. Ho giocato contro alcuni dei migliori giocatori del circuito e sono state tutte delle belle partite. Sono esattamente dove vorrei essere. Contro De Minaur ho giocato un buon tennis ma è stata una questione di piccole cose. Sto ancora imparando, è solamente il mio secondo anno nel tour”.
D. Verso la fine della partita sembrava che stessi cercando di portare il pubblico con te in campo. Quanta energia ti era rimasta? Stavi cercando di prenderne altra?
Joao Fonseca: “Fisicamente mi sentivo benissimo. Volevo intrattenere un po’ il pubblico, sapevo che sarebbero stati i miei ultimi minuti a Miami, ho solo cercato di divertirmi. Quando eravamo 30-15 per lui sentivo il pubblico urlare il mio nome allora mi sono detto: “ok provaci”. Ho giocato un gran punto e sono andata 30 pari quindi ho iniziato a chiamare il tifo un’altra volta, magari sarei riuscito a fargli il brek. Ero in hype, volevo godermi il momento. Guardavo il mio coach e ridevo, così giusto per divertirmi. Anche quei momenti sono speciali. È il mio lavoro lo so, però è un lavoro che amo quindi ci sono momenti dove vuoi solo godertelo”.
D. Sei pronto per ricevere ancora più attenzioni in Europa e al Roland Garros?
Joao Fonseca: “Ogni cosa è nuova per me. Saranno nuove esperienze e dovrò adattarmi. Ovviamente giocherò il mio tennis, quel tennis aggressivo che ormai voi conoscete. Sento che sulla terra sarà una bella esperienza”.
D. Da bambino, quando pensavi che avresti giocato nel tour sono sicuro che immaginavi un po’ come sarebbe stato. Ora che ci sei davvero, è come te lo aspettavi o è diverso?
Joao Fonseca: “Domanda difficile. Credo che sì, sia abbastanza simile a come me lo immaginavo. Ma quando guardi il tennis alla televisione ti sembra quasi che i top players si divertano solo e vincano le partite. Ma non è così. C’è un processo lunghissimo prima. I tornei futures, i challengers e poi devi oltrepassare la barriera top 100. Però sì, quando ero piccolo e guardavo il tennis in TV mi dicevo: “voglio arrivare lì”. Pensavo fosse facile ma non lo è. Fortunatamente, sono riuscito a percorrere la strada per arrivare qui abbastanza in fretta perché ho giocato molto bene in certi tornei. Ora che sono arrivato, devo dire che qui è tutto perfetto: il cibo, l’ospitalità, tutto. Ma prima di questo, posso assicurare che non è così”.