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Tra Giamaica e Germania, il Camper e le vittorie contro Nadal. Dustin Brown si racconta: “Non mi taglio i capelli dal 1996”

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È stato uno dei tennisti più divertenti, fantasiosi e imprevedibili dell’ultimo ventennio. Impossibile non amare Dustin Brown, n. 64 del mondo a fine 2016 (era forte anche in doppio, best ranking di n. 43), che la maggior parte degli appassionati ricorda per quelle due memorabili vittorie contro Rafael Nadal sull’erba di Halle e soprattutto Wimbledon.

Dustin oggi vicino a Dusseldorf, in Germania (dov’è nato e cresciuto), ma ha trascorso parte della sua vita anche in Giamaica, paese d’origine del padre che Brown ha rappresentato ad inizio carriera. I problemi con la federazione giamaicana lo hanno spinto a vestire per 12 anni la maglia della Germania, ma la morte del papà lo ha spinto a tornare sui suoi passi a fine carriera.

Gli ultimi anni tennistici di Brown sono stati tutt’altro che semplici, con la rottura del disco a luglio 2023 che l’ha costretto a saltare tutta la stagione e a tornare soltanto nel 2024 grazie al ranking protetto. “Provavo dolore anche in diverse altre parti del corpo, non riuscivo nemmeno a portare a spasso il cane senza avvertire dolore– ci ha raccontato in esclusiva a metà febbraio. Ufficialmente Dustin ha appeso la racchetta al chiodo, ma comunque continuerà a giocare qua e là: “Andrò ad allenarmi dopo la nostra intervista, cercherò di farmi trovare pronto per giocare in doppio quest’estate nella prima divisione tedesca”.

La sua è una storia bellissima: da quando si spostava in camper con la mamma per risparmiare fino alle luci della ribalta del Centrale di Wimbledon contro Rafa Nadal, passando per il suo forte legame con l’Italia ai caratteristici capelli… che non si taglia dal 1996!

D. Buongiorno Dustin, intanto grazie mille per il suo tempo. Lei aveva annunciato che il 2024 sarebbe stata la sua ultima stagione: come si sta godendo questi primi tempi senza tennis?
Dustin Brown: “Buongiorno, piacere mio. Il piano iniziale in realtà era giocare ancora in Australia, però non ce l’ho fatta, quindi la mia ultima volta è stata a Metz, a fine 2024. Già a dicembre, quando vedevo tutti che preparavano le valige per l’Australia, avevo iniziato a realizzare che la fine era arrivata. Sono ancora amico di tanti tennisti, come ad esempio Andrea Vavassori, e mi è capitato di vedere tante storie su Instagram di gente che si preparava per andare in Australia. Devo dire che io ero parecchio felice, dopo 22 anni in giro per il mondo, di non dover partire subito dopo Natale. Sono contento, dopo tutto questo tempo, di poter spendere del tempo a casa con amici e famiglia e di poter finalmente riuscire a pianificare qualcosa. Se qualcuno mi chiede se tra due venerdì voglio andare a cena posso dire semplicemente di sì, senza dire ‘sto giocando un torneo, non so se e quando tornerò a casa, posso fartelo sapere soltanto il giorno prima’.

D. Gioca ancora a tennis? Le manca un po’?
Dustin Brown: “Sì, gioco ancora. Continuerò a giocare e anzi, andrò ad allenarmi subito dopo la nostra intervista. Cercherò di farmi trovare pronto per giocare in doppio quest’estate nella prima divisione tedesca, è bello poter dare ancora una mano, dentro e fuori dal campo. Anche per il mio corpo è un bene continuare a giocare, pur senza doverlo fare tutte le settimane. La prendo molto con calma, non ho toccato una racchetta per un po’ per dare un po’ di respiro al mio corpo e ai vari problemi fisici che ho avuto. Mi piace ancora molto giocare a tennis e nel weekend giocherò anche un torneo di padel!”

D. Segue o seguiva il tennis con una certa frequenza?
Dustin Brown: “No, in realtà no. Non ho mai guardato tanto né il tennis né in realtà altri sport in particolare, al più ho la mia app fidata per seguire i risultati dei miei amici, come Vava. Ho giocato tanto in doppio con Andrea, abbiamo ottenuto ottimi risultati a livello Challenger e continuo a seguirlo. Vava sta facendo grandi cose in doppio e pure in singolare nelle ultime settimane. Magari quando c’è una grande partita mi sintonizzo, ma non sono il tipo che si ferma a guardare i quarti di finale di uno Slam perché si affrontano due giocatori in particolare. Di solito preferisco una serie TV, oppure un film o un Anime”.

D. Qual è stato il giocatore che l’ha fatta innamorare del tennis?
Dustin Brown: “Quando ero piccolo guardavo principalmente Yannick Noah, Marat Safin e Andre Agassi.

D. La sua è una storia bellissima… com’è iniziato tutto?
Dustin Brown: “Sono nato e cresciuto in Germania e fin da piccolo facevo davvero tanti sport. Calcio, nuoto, judo, tennis… Vicino a dove vivevo c’era un campo da tennis, dove c’era anche un allenatore e insomma, è iniziato tutto così. Ho giocato principalmente a calcio e a tennis, non mi ricordo esattamente a quale età io e la mia famiglia abbiamo deciso di seguire soltanto la strada del tennis…”

D. C’è stato qualcosa in particolare che le ha fatto scegliere il tennis?
Dustin Brown: “Sì, diverse cose. Intanto il fatto che il tennis sia uno sport individuale fa sì che i risultati dipendano solo ed esclusivamente da te, anziché da tutta la squadra. Magari nel calcio c’è un allenatore a cui non piaci e ti lascia in panchina, oltre al fatto che forse è più facile farsi male… Ora, nelle ultime fasi della mia carriera mi sono fatto male spesso, però fino a pochi anni fa sono sempre stato bene fisicamente. Tendenzialmente, rispetto al calcio, ci sono molte meno chance che sul tuo corpo influiscano fattori esterni, come può essere magari una scivolata.

D. Quando si è trasferito in Giamaica e quando e perché poi è tornato in Germania?
Dustin Brown: Avevo 12 anni, era l’agosto del 1996. In Germania invece sono tornato quando avevo circa 20 anni. Prima, dal 2000 al 2004, avevo iniziato a giocare in Giamaica a livello ITF, dopo aver concluso il mio percorso da junior. Poi nel 2004 ho iniziato a viaggiare in camper in giro per l’Europa, sono anche stato molto tempo in Italia, circa tre mesi, giocando tanti Futures tra Padova, Vicenza, Cesena… Ho giocato un po’ ovunque e conosciuto davvero tanti italiani, tra cui anche Fabio Colangelo (attuale coach di Lorenzo Sonego, ndr)“.

D. Quanto è stato difficile girare in camper e quando si è reso conto che avrebbe potuto farcela?
Dustin Brown: Ci ho sempre creduto, fin da quando ero piccolo. Poi certo, una cosa è crederci, un’altra è realizzare certe cose. I tempi in cui giravo in camper sono stati ovviamente molto difficili, ma era l’unico modo che avevo per far sì che girare per il tour fosse sostenibile a livello economico. L’anno della mia esplosione probabilmente è stato il 2009, quando sono partito dalle qualificazioni e raggiungendo la finale al Challenger di Karlsruhe. Poi sono andato a giocare in Uzbekistan e Kazakistan per tre settimane e da lì ho smesso di usare il camper, anche per motivi logistici. Ho fatto più punti in quelle tre settimane che in tutto l’anno precedente: questo mi ha permesso di avere una classifica adatta per giocare Challenger in Europa con continuità”.

D. Lei ha giocato per la Giamaica nella prima parte della sua carriera, poi dal 2010 ha rappresentato la Germania e infine di nuovo la Giamaica negli ultimi anni di carriera. Come mai?
Dustin Brown: “Ho rappresentato la Giamaica dal 2002 al 2010, poi la Germania dal 2010 al 2022 e poi nuovamente la Giamaica dal 2022 fino a fine carriera. Giocare per la Germania è stata una scelta abbastanza obbligata visti i problemi che ho avuto con la Federtennis Giamaicana. Non c’era alcun tipo di supporto da parte loro. Non che ce ne fosse molto di più per me in Germania, ma in Giamaica c’erano davvero troppi problemi. Sapevo però che mio papà era molto triste quando ho iniziato a giocare per la Germania: quando lui è venuto a mancare nel 2022 la mia decisione è stata di tornare a rappresentare la Giamaica. A dire il vero già volevo chiudere la carriera ad ogni costo giocando per la Giamaica, poi quando sono tornato in Germania dopo il funerale ho chiamato l’ATP e l’ITF dicendo che volevo tornare a rappresentarla. Non sapevo quanto a lungo avrei potuto continuare a giocare, sono stato fortunato visto che ho avuto ancora un paio d’anni abbondanti nel tour dopo il 2022″.

D. Lei è sempre stato così spettacolare in campo? O è una caratteristica che è venuta più con il passare del tempo e che magari da giovane non aveva?
Dustin Brown: Penso di essere sempre stato così, perché mi hanno sempre insegnato ad essere aggressivo e ad andare a rete. Generalmente, penso che questo tipo di gioco venga visto come molto spettacolare perché non c’è quasi più nessuno che gioca in questa maniera. Anni fa questo stile non sarebbe stato visto in modo così spettacolare: io non cercavo di fare niente di spettacolare. Giocando così non è che vincessi tanto a livello junior, ma durante gli anni impari a capire i punti di forza e di debolezza del tuo gioco. Questo è anche uno dei motivi per cui alla fine sono riuscito a battere alcuni dei migliori giocatori al mondo, perché riuscivo a portarli fuori dalla loro comfort zone”.

D. Ovviamente tutti parlano sempre di quelle sue due vittorie incredibili contro Nadal (Halle 2014 e Wimbledon 2015, ndr). Sono i ricordi più belli della sua carriera o c’è qualcos’altro che ricorda con ancora più piacere?
Dustin Brown: “Ho davvero alcuni bei ricordi di determinate partite, non solo delle vittorie ma anche di alcune sconfitte in cui comunque sento di aver giocato benissimo. Ovviamente il match contro Nadal a Wimbledon è stato uno dei migliori e ha anche fatto in modo che la gente mi conoscesse di più. C’è però una partita in cui secondo me ho giocato anche meglio, ma non penso che tanti se la ricordino. Montpellier 2016, semifinale contro Richard Gasquet, che all’epoca era top 10. Ho iniziato sotto 1-0, poi in mezz’ora mi sono ritrovato avanti 6-1 3-0. Sfortunatamente ho perso la partita, ma credo quello sia stato uno dei miei momenti migliori: stavo giocando in maniera semplicemente incredibile.

D. In che modo sono state diverse tra loro quelle due vittorie contro Rafa?
Dustin Brown: “Be’, già batterlo ad Halle è stata una sensazione incredibile. A Londra però ero ancora più felice: l’ho sconfitto sul Centre Court, poi Wimbledon era il mio torneo preferito da bambino. Giocare per la prima volta su quel campo e battere Rafa è stato pazzesco. La seconda vittoria è stata ancora più speciale perché il Centrale di Wimbledon è più lento rispetto a quello di Halle, poi si giocava al meglio dei 5 set, Nadal aveva vinto a Stoccarda la settimana prima… Ad Halle sentivo che lui non era al meglio, a Wimbledon è stata proprio un’altra sensazione.

Rafael Nadal e Dustin Brown, Wimbledon 2015 (foto di Fabrizio Maccani)

D. È vero che lei non si taglia i capelli dal 1996?
Dustin Brown: Sì, è vero! Quella è stata l’ultima volta in cui li ho tagliati corti, poi ovviamente tagliavo e aggiustavo un po’ le punte. Spesso quanto servivo mi volavano i capelli negli occhi, però sì, l’ultima volta che li ho tagliati per davvero era il 1996!”.

D. Non so se sia vero, ma spesso di diceva che lei giocasse a tennis anche e soprattutto per far divertire il pubblico… è vero o no?
Dustin Brown: No, non è vero, questo è soltanto ciò che pensa la gente anche quando magari guarda le partite di Bublik, Kyrgios, Monfils, ecc. Tutti vanno in campo per cercare di vincere la partita: poi sì, magari capita che sul 40-0 giochi un punto un po’ così, senza dargli troppo peso. Però alla fine giochiamo tutti per vincere. Io ho sempre interpretato la partita facendo ciò che pensavo potesse portarmi al successo. Se si affrontano uno che gioca da fondo e uno che fa sempre serve & volley il pubblico si fa idee diverse dei giocatori in campo. È molto diverso ad esempio giocare come Vavassori, che ha uno stile più simile al mio, o come Sinner. Sembra che i nostri colpi siano più spettacolari, ma non è che io cercassi di renderli tali”.

D. E ora? What’s next?
Dustin Brown: “Adesso cercherò di prepararmi per i Campionati a squadre qui in Germania, poi non vedo l’ora che arrivi l’estate, per rivedere tutti i ragazzi che tornano a giocare in campionato. Ora cercherò di abituarmi alla calma del non dover più girare come una trottola, poi giocherò qualche esibizione. Principalmente però cercherò di godermi il mio tempo a casa… e magari giocare un po’ meno a tennis!

D. Le piacerebbe comunque rimanere nel mondo del tennis? Magari come coach?
Dustin Brown: “Sicuramente mi piacerebbe restare nell’ambiente, anche se in questo momento non mi vedo molto nei panni di allenatore perché, onestamente, non ho più voglia di viaggiare… per 22 anni ho viaggiato 35/40 settimane l’anno! Poi magari in futuro le cose cambieranno, però per adesso sono felice di essere a casa e di poter dormire nel mio letto! Sto cercando di aiutare alcuni giocatori magari come management o semplicemente come una sorta di mentore, per fare in modo che possano commettere magari meno errori di quanti ne abbia commessi io. Poi ogni persona deve capire che cosa è meglio per la sua carriera, però in diversi momenti a me sarebbe piaciuto poter avere qualcuno da chiamare in un momento difficile con cui parlare di alcuni aspetti professionali.

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