Gustavo Kuerten: “Fonseca mi ha fatto venire la voglia di tornare in campo”
Il Brasile, dopo anni di grande vuoto, può finalmente tornare a sognare: Joao Fonseca, giovanissimo classe 2006, è divenuto il primo della sua annata a trionfare in un torneo ATP, nel 250 di Buenos Aires. L’ultimo a far sognare la nazione verde oro fu Gustavo Kuerten, tre volte vincitore del Roland Garros e numero 1 del mondo nel primo anno del nuovo millennio.
I paragoni fra i due non possono che venir spontanei, nonostante Fonseca continui a ribadire la volontà di seguire unicamente la propria strada, senza rimandi ad altri vecchi campioni. Guga, a suo tempo, folgorò il mondo intero vincendo il primo titolo Slam della carriera da numero 66 del mondo: “Non credo potrei farcela oggi, non sarei a mio agio: c’è molta pressione da parte della tecnologia. Al Roland Garros del 1997 restavo a giocare ai videogiochi fino a 30 minuti prima di dover preparare la partita: oggi sarebbe impossibile. Quando guardo le odierne routine sono molto grato per i tempi che ho vissuto, avevo molta più libertà. Certo, oggi i tennisti guadagnano molto di più, ma la pressione è molto più forte“.
A Fonseca, appena diciottenne, sembra esser già stato tolto il diritto alla sconfitta: ogni avversario, per quanto a lui superiore in classifica, andrebbe spazzato via. I social non permettono errori, a nessuno, a priori da età e contesto. “Il potenziale di Joao in campo è evidente per noi da più di due anni”, racconta Kuerten, “ed è il risultato di un lavoro ben progettato, che va oltre il ragazzo. Come accadde per me, se non in modo ancor più chiaro: c’è lavoro, sforzo, e dedizione da parte di diverse persone che erano lì e che hanno dimostrato una capacità di evolversi in modo straordinario. Joao è una forza con cui fare i conti: è meraviglioso, meraviglioso. Tutte le partite a Buenos Aires, le difficoltà fisiche e mentali, la vittoria del torneo a quell’età…È bello, ammirevole. Il lunedì dopo la finale ero così emozionato che mi sono detto di tornare in campo. Che emozione, che divertimento! È stata la mia terapia. Joao è molto motivante, molto stimolante“.
Che questo sia l’anno della consacrazione, sembra ormai scritto. Ma fin dove può arrivare, ancora non possiamo saperlo. La vetta della classifica pare impressa nel suo destino, come lo fu per tanti altri. Di certo, le belle parole di grandi campioni non possono che aiutare a crescere ancor di più.