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Challenger: successi di Collignon e Blancaneaux. Ma quanti dubbi sul torneo di Brazzaville

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Il Challenger 50 di Brazzaville (terra battuta) si è alla fine risolto con una finale tutta francese tra le due prime teste di serie Calvin Hemery e Geoffrey Blancaneaux. Ha vinto quest’ultimo (6-3 6-4) cui è bastato un break a set, annullando l’unica palla break che si è trovato a dover fronteggiare.

Per il 26enne parigino è il terzo successo a livello Challenger (Maia 2021 e Nuova Delhi 2024 i precedenti), che gli permette di risalire al n.222 ATP, ad una novantina di posti dal suo best.

Esaurita la cronaca, ci concediamo due righe per interrogarci sul senso di tornei come questi. Pochissimi spettatori, una entry list decisamente modesta, qualificazioni con due soli iscritti invece dei soliti 24 e giocatori asserragliati dentro al circolo perché uscire è, se non proprio pericoloso, quantomeno imbarazzante come ci raccontò Matteo Covato nella sua intervista. In questi giorni si è poi aggiunta, a complicare l’assunto, anche la sparatoria vicino ai campi da tennis. Adesso seguiranno due tornei in Ruanda, con tabelloni decisamente più strutturati e montepremi di buon livello (un 75 e un 100). Peccato che, come si diceva, anche il Ruanda abbia i suoi scheletri nell’armadio, visto che sponsorizza la guerriglia contro la Repubblica Democratica del Congo e ha sulla coscienza il brutale agguato di cui rimase vittima quattro anni fa il nostro ambasciatore Luca Attanasio. Allora qualche dubbio ci viene, anche se un po’ ci rasserena ricordare come esistano anche realtà assolutamente meritorie come la ‘Academie de Tennis de Brazzaville’ che, leggendo dal loro sito, si propone come centro di eccellenza dedicato alla promozione del tennis nella Repubblica del Congo. Ed effettivamente c’è un certo fermento a livello giovanile con un’ottantina di giovani che vi si allenano, preferendo la racchetta al mitra, strumento di un’altra carriera, quella dei bambini soldato.

Al Challenger 125 di Pau (cemento indoor) in finale si sono toccati gli estremi nella sfida tra Raphael Collignon (n.122 e seconda testa di serie) e il qualificato Patrick Zahraj che a 25 anni ha raggiunto per la prima volta una finale. Ma il tedesco per sollevare il trofeo dovrà aspettare un altro po’ perché oggi Collignon non gli ha lasciato tanto spazio, regolandolo con un netto 6-2 6-4. Per il 23enne belga è la terza vittoria Challenger, dopo Luedenscheid e Lione, entrambi nel 2024. E soprattutto c’è il tanto agognato ingresso in top 100, per la precisione al n.98.

Nel Palasport ‘Scotstoun Leisure Centre’ di Glasgow sono stati due norvegesi a giocarsi il titolo della seconda edizione del Challenger 75: il 18enne Nicolai Budkov Kjaer (n.439) e il più esperto Viktor Durasovic (n.280). Ha vinto il più giovane dei due con un punteggio che non ammette repliche: 6-4 6-3, conquistando ovviamente il primo titolo della sua ancor giovanissima carriera, al netto delle due vittorie ITF di Antalya dello scorso anno, e stabilendo anche il nuovo best alla posizione n.298.

Ma possiamo essere sinceri? Il ragazzo non è che ci abbia colpiti particolarmente se non per una certa velocità di piedi ed una indiscutibile ‘garra’. Comunque sia i suoi 18 anni sono talmente pochi da lasciare aperto ogni possibile sviluppo e se può consolarvi la prima volta che vedemmo giocare Carlitos Alcaraz, allora 17enne, non ci colpì particolarmente, come invece avevano fatto Sinner e Musetti.

Finale di una certa nobiltà a Pune (India, Challenger 100 su cemento) in cui il ceco Dalibor Svrcina ha battuto lo statunitense Brandon Holt (n.153) col punteggio di 7-6(3) 6-1, in un match equilibrato solo nella prima parte. Con questo successo (il terzo in carriera dopo Praga 2021 e Prostejov 2023) il 22enne Dalibor risale al n.161 ATP, a sole sette posizioni dal suo best.

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