Mirra Andreeva, l’inizio della favola
Chi fuoriesce dal comune, chi mostra di avere delle peculiarità uniche, si definisce straordinario. Straordinaria, in questo caso. Dunque, perché non affibbiare quest’aggettivo a Mirra Andreeva? La tennista russa, a soli 17 anni, ha sollevato il trofeo di Dubai, divenendo la giocatrice più giovane della storia a vincere un titolo ‘1000’, e mettendosi sulle orme della leggenda, cinque volte vincitrice del Grand Slam, Maria Sharapova.
La timidezza spesso la pervade, e il colorito del suo viso non mente quasi mai. Mirra è una ragazza vera, senza filtri, che mostra il suo talento nel modo più puro, senza ostentare un alter ego costruito ad hoc, per apparire meno fragile o vulnerabile. Il suo scudo è semplicemente il suo tennis, e che tennis. Il torneo di Dubai è l’esemplificazione del suo talento, e di una maturità arrivata prima del previsto, grazie alla quale ha affrontato – ed affronta – sfide più grandi di lei, combattendo e imparando da giocatrici esperienti, con già parecchi titoli sbrilluccicanti esposti in bacheca. Soltanto nell’ultima settimana, negli Emirati, ha steso tre campionesse Slam – Vondrousova, Rybakina e Swiatek – seppur, quest’ultime, non esattamente all’apice del loro splendore. Poco importa alla giovane Mirra, concentrata sul proprio cammino, sul muovere le gambe più rapidamente e a tirare più forte. Ogni match ha una storia a sé, così come i tornei. Basta pensare che la russa, ancor prima di metter piede a Dubai, ha terminato soltanto al secondo turno il suo percorso a Doha, rimontata sorprendentemente da Sramkova. “Mi sono sentita un po’ giù. Non depressa, ma ho pensato: ‘Forse questa volta non sto giocando il mio miglior tennis’ “, ha dichiarato Andreeva, che solo pochi giorni dopo ha trovato il successo – quasi inaspettato – nel secondo 1000 stagionale, nonché primo assoluto della sua carriera.
La sensazione che Mirra stesse per spiccare il volo aleggiava già da un po’ all’interno del circuito, era solo questione di tempo, dell’occasione giusta al momento giusto. Una semifinale Slam, una medaglia d’Argento Olimpica, un titolo WTA, a soli 17 anni. Forse sì, tutto ciò era facilmente prevedibile. Ai successi di cui sopra si aggiungono adesso un titolo ‘1000’ e l’ingresso in Top Ten: “Mi ero prefissata di entrare nella top 10 entro la fine dell’anno – confessa la russa al termine della finale con Tauson – siamo a febbraio e ce l’ho fatta. È qualcosa di incredibile per me”. Trema ancora la voce della russa durante l’intervista, deve ancora metabolizzare ciò che è accaduto pochi minuti or sono. Una vittoria speciale, unica, quanto sofferta. La tensione iniziale ha limitato il talento di Mirra, che dopo essersi scrollata la pressione da dosso con la conquista del primo parziale, ha poi elargito il suo vero tennis, inginocchiandosi sul cemento di Dubai nell’iconico momento della vittoria. 17 anni e 9 mesi, una storia tutta da scrivere.