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Madison Keys e la scoperta del trucco magico fantasticato da Emma Raducanu

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Sono stati necessari più di sette anni a una delle due protagoniste di questa storia, Madison Keys, per tornare a disputare un’altra finale major dopo quella di New York del 2017, nella quale aveva più che altro fatto presenza, attanagliata com’era dalla tensione. Anche perché scendere in campo per il match più importante della tua carriera che è anche l’ultimo atto dello Slam di casa in un derby contro un’amica mette ansia solo a pensarci. Madison deve averci pensato pure troppo, Sloane Stephens l’aveva gestita meglio e di fatto non c’era stata partita.

Viceversa, c’è stata eccome la sera di sabato 25 gennaio, quando Keys ha battuto la bi-campionessa in carica Aryna Sabalenka, ribaltando non solo i pronostici della vigilia, bensì anche la direzione che la sfida sembrava aver preso una volta che Aryna aveva pareggiato il conto dei set e la tennista dell’Illinois appariva a corto di energie fisiche e mentali – d’altra parte veniva dalla vittoria sul filo di lana con tanto di match point annullato su Iga Swiatek, per non parlare dei fantasmi del settembre 2023 quando aveva perso contro la stessa Sabalenka nonostante il vantaggio di 6-0 5-3. A tre settimane dal trentesimo compleanno, Maddy si è fatta il più prestigioso regalo di una carriera iniziata a quattordici anni appena compiuti: risale infatti a inizio marzo 2009 il suo primo incontro da professionista, mentre un mese dopo aveva giocato e vinto il suo primo match WTA. Possiamo solo immaginare il peso delle aspettative che l’ha accompagnata per tanti anni. “Fin da piccola avevo la sensazione che se non avessi mai vinto uno slam non sarei stata all’altezza di ciò che la gente pensava che avrei dovuto essere” ha detto dopo la finale. È stato un fardello piuttosto pesante da portarsi in giro”.

L’altra protagonista, Emma Raducanu, firmerebbe per tornare in finale e vincerla dopo altrettanto tempo, vale a dire per alzare la coppa a Melbourne nel 2029? Di sicuro, in Australia ne sarebbero sollevati, non tanto per il nome della vincitrice in sé, quanto perché significherebbe che il loro Open avrà ancora lo status di Slam. Tornando a Emma e al periodo successivo a quella incredibile cavalcata newyorchese, ha recentemente dichiarato di essersi fatta distrarre da tutte quelle aziende di livello mondiale che facevano a gara per assicurarsela come testimonial, dalle sessioni fotografiche, dalle copertine e da tutto il resto… Sì, se ne era accorto chiunque. Tuttavia, erano davvero distrazioni? Dal tennis senz’altro. Però, anche se la mente di chi scrive vacilla alla sola idea, il tennis per qualcuno è il mezzo, non il fine. Lasciamo dunque aperta anche la possibilità che Raducanu abbia – volontariamente e giustamente – scelto di concentrarsi sul capitalizzare al massimo la vittoria dello US Open 2021.
Obiettivamente, se raccontate di questa giocatrice oggetto di critiche feroci perché preferiva racimolare milioni piuttosto che sbattersi tra racchettate e palestra a chi non segue avidamente il tennis, questi si domanderà se la vostra sia ironia o follia. Ricordiamo che c’è stato un momento nei primi mesi 2022 in cui aveva letteralmente all’attivo più firme su contratti milionari che match vinti: il tennis come mezzo, appunto. Sono speculazioni, naturalmente, un po’ come pensare a quante ulteriori soddisfazioni si sarebbe potuto togliere Marat Safin se non avesse speso tempo ed energie per vincere due Slam e diventare numero 1 del mondo…

A ogni modo, Emma dà l’impressione di essere all’incessante ricerca di una scorciatoia, di una sorta di “trucco” che in uno schiocco di dita la faccia tornare a giocare come quelle due settimane (anzi, tre, era partita dalle qualificazioni). Ecco allora il servizio che da completamente asincrono (il braccio-racchetta in basso mentre la palla sta per lasciare la mano, in stile Roger Federer) diventa estremamente compatto durante la stagione sull’erba (tipo Andy Roddick, azzardiamo), mentre ora parte con il piatto corde rivolto verso l’alto (ricordando Milos Raonic, ormai manca solo Pete Sampras, tanto che chi non l’avesse mai vista giocare la crederebbe una da 20 ace a set). Anche dal lato del dritto ci sono stati (piccoli) cambiamenti, del resto indispensabili dopo che la pressione del “bersaglio” che la vittoria Slam le aveva cucito sulla schiena e il calo di fiducia anche a causa dei problemi fisici avevano fatto perdere al colpo la penetrazione mostrata in quel di New York, cercando rifugio in una palla più lavorata senza tuttavia essere accompagnata dalla necessaria pesantezza.

E sotto la stessa luce può allora essere visto il carosello di allenatori che si susseguono al suo fianco e dei quali abbiamo francamente perso il conto. Il ritorno di Nick Cavaday, mentore della brit tra i 10 e 12 anni ci aveva riportato alla mente una scena della serie Sex and the city (la scusa è che internet era crollata, la TV si era bloccata su quel canale, c’era un’invasione di locuste…), quando Kim Cattrall si rende conto di essere già stata anni prima con l’uomo della, uhm, one-night stand in corso: “Omioddio, li ho finiti tutti e sto ricominciando il giro. Impressione confermata ad Abu Dhabi quando a occupare (temporaneamente…) un posto nel suo angolo era arrivato dalla sua attuale base di Dubai quel Roman Kelecic che l’aveva allenata da junior.

Raducanu ha avuto modo di affermare che i suoi coach a volte non tengono il passo con le mie domande. Come stessero effettivamente le cose non ci è dato sapere ma, un po’ leggeri e un po’ perfidi, ci piace immaginare che a ogni istruzione del malcap… ehm, allenatore di turno lei domandasse il motivo.
“Ora, Emma, volée bassa, volée a chiudere e smash.”
“Perché?”
“Prova a dare un po’ più traiettoria a quel dritto in cross.”
“Perché?”
“A posto per oggi, vai pure in doccia.”
“Per…”

Vabbè, abbiamo reso l’idea: hai (o non hai) saputo darle la dritta che cercava, grazie e arrivederci. D’altronde, mentre a Doha ha dovuto fare i conti con la terza sconfitta consecutiva all’esordio, potrebbe essere solamente tanto rumore per nulla in attesa che si liberi Andy Murray…

Riprendendo il discorso, la percezione dell’approccio di Emma al gioco è di sostituire quello che in genere dovrebbe essere un percorso graduale con un’intuizione geniale, un colpo di bacchetta magica che ridoni istantaneamente al suo tennis i fasti perduti. Ma cosa c’entrano Madison e il suo attuale successo in tutto ciò?
La risposta a pagina 2.

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