L’Italia e il tennis dei mancini, da Nargiso a Trevisan e Bellucci: un ritorno in grande stile
Da ormai tempo immemore si parla dei mancini nel tennis, un presunto vantaggio tra il fattore mentale e quello scientifico che da sempre crea dibattito tra gli appassionati. Sicuramente c’è il fattore relativo al giocare più facilmente sul rovescio dell’avversario, di base il lato meno forte di un tennista. Altro grande aiuto è il fatto di giocare i punti più importanti come vantaggi e palle break dal lato sinistro.
Se si parla di tennisti mancini, il più famoso e vincente è Rafa Nadal. Eppure lo spagnolo in realtà è un destro naturale. Da piccolo infatti serviva con la mancina e tirava sia destro che rovescio a due mani: “Facevo così perché da piccolo ero molto magro e non avevo forza sufficiente per sorreggere la racchetta con una sola mano”, come ha raccontato il 22 volte campione Slam. Cosa avrebbe potuto fare se fosse rimasto destrorso? Questo non è dato saperlo.
Oltre al mancino di Manacor, ricordiamo anche Rod Laver, unico ad aver completate due volte il Grande Slam, gli statunitensi John McEnroe e Jimmy Connors, rispettivamente capace di vincere 7 e 8 Slam, Goran Ivanisevic, re del servizio ed eroe di Wimbledon 2001 vinto da wild card.
Nel femminile impossibile non menzionare Martina Navratilova, autentica leggenda con 18 titoli Slam in singolare e ben 31 in doppia, così come Monica Seles, capace di vivere 8 Slam all’età di 19 anni e con il rimpianto dell’episodio shock ad Amburgo che probabilmente le ha tarpato le ali dal diventare la più vincente di sempre.
Nel tennis dei giorni nostri, ci sono tre giocatori mancini in top 20 ovvero Ben Shelton (13 al mondo), seguito da Jack Draper (15) e Ugo Humbert (17). Per quanto riguarda il circuito WTA solamente Diana Shnaider (13esima). Questo a dimostrazione che rimane pur sempre una “specie protetta” e poco comune.
Ma ad italiani come siamo messi? Facciamo un passo indietro con Gianluca Pozzi, numero 40 al mondo nel 2001. Il tennista barese faceva delle superfici veloci e del tennis di qualità il suo punto di forza. Proprio insieme a Pozzi nella squadra italiana finalista di Coppa Davis 1998 c’era Diego Nargiso, numero 67 del mondo e dunque una posizione avanti rispetto al nuovo che avanza, vale a dire Mattia Bellucci. Per lui un grosso salto avanti nel ranking grazie al meraviglioso torneo di Rotterdam.
Tra le tenniste italiani attuali, menzione d’onore per Martina Trevisan. La toscana è infatti mancina ed è arrivata fino al 18esimo posto nel ranking oltre ad aver raggiunto le semifinali al Roland Garros nel 2022, lo stesso anno anche un torneo vinto a Rabat contro Claire Liu per 6-2 6-1.
Insomma, per il nostro Paese non sono stati molti i fuoriclasse mancini considerando una predominanza di destrorsi nei piani alti del tennis italiano. Ciò non toglie però che la componente mancina ha una tradizione storica e chissà che in futuro non possano esserci conferme in tal senso.