Caos calmo Joao Fonseca, il golden boy del tennis brasiliano: “medito 25/30 minuti tutti i giorni”
“Sono nato con questo dono di essere calmo“. No, non sono parole del Dalai Lama, bensì di Joao Fonseca. Un caos calmo questi ultimi suoi mesi, specie questa ultima settimana australiana che ha aperto gli occhi del mondo sul golden boy carioca del tennis. Qualcuno che in Brasile attendono da Gustavo ‘Guga’ Kuerten. Un papabile futuro campione slam.
Reduce da un Australian Open dove ha battuto il numero 9 del mondo Andrey Rublev al primo turno – prima di cedere al secondo turno contro Lorenzo Sonego – il 18enne si è raccontato a GQ Magazine, in un’intervista in cui è emersa la sua natura (insolita e inaspettata) da monaco buddhista. Ma ci arriviamo con calma. L’hype che si è generato attorno alle sue ultime gesta lo ha reso una celebrità; a tal proposito il coach e commentatore Brad Gilbert ha scritto su X che “il livello di Fonseca a 18 anni, per non dire per qualsiasi età, è semplicemente fuori dal comune… Ho detto il mese scorso che sarebbe finito tra i primi 25. Ora lo vedo tra i campioni di fine anno”. Un chiacchiericcio che si riscontra dal suo account Instagram, aumentato di oltre 450.000 follower nelle ultime due settimane.
Già di ritorno a Rio de Janeiro, in Brasile, dopo le fatiche australiane, Fonseca non è piovuto all’improvviso, come una di quelle piogge torrenziali che investono la terra ‘bruciata dal sole’ dopo mesi di secca. Alla fine del 2024 ha vinto le ATP Next Gen Finals a Jeddah, in Arabia Saudita. Quel torneo, riservato ai giocatori di 20 anni e meno, ha visto trionfare anche giocatori come Sinner e Alcaraz: non una coincidenza. L’anno prima Fonseca ha vinto il titolo junior agli US Open, oltre a due titoli del Challenger Tour, uno a Lexington, Kentucky, nel 2024 e uno a Canberra, Australia, proprio una settimana prima dell’Australian Open.
Insomma per un occhio attento Fonseca non è stata una rivelazione, anche perché un dritto come il suo non si è visto tanto spesso. Ed è forse questo suo mix – il dritto pesante, che può sfoderare da qualsiasi posizione, unito ad un servizio letale, favorito da una corporatura importante ma non ingombrante (è alto 1,85 m) – ad accomunarlo a grandi giocatori del passato. “Il mio idolo è sempre stato Roger Federer – ha detto Fonseca poco tempo fa -. Quando ero più giovane, ho provato anche il rovescio a una mano. Per una settimana però, poi sono tornato alle due mani“.
Pare che Fonseca sia stato un enfant prodige. Intorno ai due o tre anni, l’istruttore di yoga di suo padre avrebbe notato le avanzate capacità di riflesso e coordinazione del bambino. Sua madre ha raccontato al New York Times nel 2024 che suo figlio eccelleva davvero in tutte le attività sportive mentre cresceva. Spaziando dal calcio, al nuoto, fino al jiu-jitsu. Di carattere tranquillo, Fonseca possiede una calma quasi soprannaturale. “Per me, il tennis è uno degli sport più difficili che esistano. Mi piace perché è complesso. Richiede molta tecnica, ma anche una forza mentale non indifferente“.
La stessa forza mentale che gli ha permesso di sconfiggere a Melbourne Andrey Rublev. Nei momenti di pressione, Fonseca ha colpito la palla con quelle che ha chiamato “buone accelerazioni”, variando all’occorrenza con dei drop-shot leggeri come piume. Nessun dubbio, nessuna esitazione, il tutto giocato con calma ascetica. Eppure, al secondo turno contro Sonego (e con tutta l’attenzione crescente), un po’ di ansia lo ha colto – comprensibilmente – alla sprovvista: “A dire la verità, mi sono sentito un po’ nervoso” ha detto nel posto partita. Umano, dopotutto.
A proposito della sua compostezza, Fonseca sostiene che sia merito della meditazione: “Medito prima di ogni partita per mantenere la calma. Ma penso che sia molto una mia caratteristica. Sono una persona calma” – aggiungendo che pratica “circa 25-30 minuti“ di respirazione e meditazione ogni giorno.
Fonseca è uno dei motivi per cui il tennis in Brasile sta spopolando ultimamente: “Il tennis brasiliano sta sicuramente crescendo molto”, dice. “Abbiamo molti giovani in ascesa che stanno facendo bene. Posso menzionare Guto Miguel, Victoria Barros e Nauhany Silva. Stanno facendo molto bene. Storicamente, i tennisti sudamericani performano meglio sulla terra battuta, ma penso che questo stia cambiando”.
Infatti, “I brasiliani stanno giocando sempre di più su campi duri e in maniera più aggressiva”, ha detto. Poi, lasciando per un momento cadere quella patina di calma apparente aggiunge: “Anche a me piace essere aggressivo”. Caos calmo.