Rassegna Stampa – Jannik Sinner, il fenomeno d’oro che punta al Grande Slam
Intervista a Jannik Sinner – “Io e l’Italia vinciamo insieme” (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
Melbourne è così triste al pensiero che il suo bicampione lasci l’Australia che lo saluta piangendo, con un bell’ acquazzone durante il servizio fotografico di rito ad Albert Park, sulle rive del laghetto attorno al quale si snoda il circuito di El. Quale luogo migliore per lui, che delle macchine è un patito? Pochissime ore di sonno per il tre volte campione Slam, buttato giù dal letto per gli scatti nel giorno dell’Australia Day, la festa nazionale aussie. Curio si appostati, e poi bagnati, l’intervista di rito di Leo, papà italiano e mamma giapponese, uno dei giovani tennisti che hanno fatto da cornice all’evento e poi via, sotto la pioggia per gli ultimi impegni da campione. Jannik, terzo Slam conquistato a soli 23 anni.
Lei non si ferma mai, punta sempre a fare di meglio o di più, ma questa volta una pacca sulla spalla per dirsi “bravo” la merita, che ne dice?
«Sì, dai. Sono stato bravo perché abbiamo superato tante difficoltà, sia prima del torneo che durante. Ma è una pacca sulla spalla che condivido con la squadra, con tutta la mia famiglia, con le persone che amo e che mi tengono sempre sudi morale, anche quando non è così semplice. Quindi siamo stati bravi». Avete festeggiato? «Una cosa molto tranquilla. Una cena con le persone più strette. La squadra, mio fratello. Un mo
mento per stare insieme rilassati». Ha chiamato la mamma? «Sì certo, ma anche li ho solo chiesto se stavano tutti bene, e poi ci siamo salutati». Ha vinto la finale contro Sascha Zverev in tre set, senza concedere nemmeno una palla break, come soltanto i più grandi del suo sport sono riusciti a fare prima di lei: Sampras, Federer e Nadal. Cosa si prova a fare parte della storia del tennis? «La storia del tennis la seguo, ma in questo momento sto provando a fare la mia di storia. Gioco per me stesso, per chi lavora con me, faccio tanti sacrifici. Gioco per tutta l’Italia. So che mi hanno seguito in tanti svegliandosi la notte o alla mattina presto, sento tutto questo tifo anche da lontano e mi piace». Cosa ha detto a Sascha Zverev quando ha provato a consolarlo dopo la sconfitta? «Stava vivendo un momento difficile. Ho provato a dirgli andare a testa alta perché è un grande giocatore e ha una bella famiglia che lo segue. Due anni fa ha avuto un bruttissimo infortunio e comunque è riuscito a tornare a giocare finali di questo livello. Sono sicuro che presto toccherà anche a lui, lavora tantissimo e se lo merita». Il suo allenatore Darren Cahill ha detto che lei
ha trovato nelle linee del campo da tennis il suo posto sicuro, il suo rifugio. È d’accordo con questa immagine? «Il tennis è una parte molto importante della mia vita, altrimenti non sarei qui con questo trofeo tra le mani. Diciamo che, quando vado in campo riesco a esprimere me stesso, a mettere da parte tutte le cose negative, anche se non sempre è così facile. Da un lato sono ossessionato da quello che faccio, ma sono anche sensibile alle cose importanti che ci sono fuori dal tennis». A proposito di cose importanti: ha detto che quest’anno vuole dividere meglio lavoro e affetti. Pensa di cambiare qualcosa nella sua programmazione? «Al momento non abbiamo ancora deciso nulla con la mia squadra. Al ritorno da Melbourne mi servirà qualche giorno di riposo, per staccare anche un po’ dal tennis che è importante. Andrò forse un po’ a casa mia in montagna. Preferisco prendermi un giorno in più di libertà, ma poi tornare al lavoro senza distrazioni. Una volta che ci si torna ad allenare, esiste solo il tennis». È passata la notte, avrà pensato all’anno scorso, una vittoria in rimonta e a questa vittoria così netta. Sono state emozioni differenti? «Vincere il primo Slam ti dà una sensazione di sollievo, perché durante il percorso non sai mai se avrai la fortuna e la capacità di riuscirci. Ogni torneo in cui ti trovi a giocare la finale, però è diverso e speciale. Quando devi superare delle difficoltà come ho fatto io queste settimane rende tutto più bello». Neanche il tempo di festeggiare in Australia che già vogliono farle fare il Grande Slam vincendo anche Parigi, Wimbledon e US Open. Ci pensa? «No, onestamente no. Ho in mano questo trofeo, voglio godermelo, apprezzare il viaggio che ho fatto per conquistarlo. Poi penserò al Roland Garros che è il prossimo Slam in calendario. Tutto diverso, superficie diversa, ovviamente cercherò di migliorarmi, lo scorso anno avevo giocato la semifinale. Penso che si debba anche apprezzare quello che si conquista, io adesso ho vinto questo e vediamo cosa ci riserverà il futuro». Jannik, è più grande la gioia per una vittoria o il dolore per una sconfitta? «Mi sentirei di rispondere, il dolore per una sconfitta. Noi esseri umani siamo tutti uguali e siamo
molto più attenti a quello che non riusciamo a ottenere che non ad apprezzare quello che abbiamo…». Anche filosofo.
Sinner ci prova sarà Parigi la tappa più dura sulla strada del Grande Slam (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)
Lo strapotere mostrato da Jannik Sinner in Australia per incamerare il terzo Slam in dodici mesi autorizza perfino i pensieri più arditi, che si sostanziano in due paroline magiche: Grande Slam. Cioè la conquista dei quattro tornei più importanti nella stessa stagione, una delle più grandi imprese sportive, non solo tennistiche, a cui un atleta possa ambire e che in più di un secolo di storia è riuscita tra gli uomini solo a Don Budge e a Rod Laver. Il giocatore straripante ammirato a Melbourne, in particolare dai quarti in poi, si presenterà infatti con le stimmate del favorito anche sulla terra e sull’erba. Non valgono solo le considerazioni tecniche: in questo momento, la distanza con il resto della concorrenza è abissale. Continuo a ritenere che Alcaraz abbia le qualità per stare costantemente al suo livello, ma gli improvvisi vuoti tecnici e mentali mostrati in Australia non depongono a suo favore; quanto a Djokovic, resta aggrappato alla sua grande storia di fenomeno immortale, ma non sembra più in grado di contrastare i giovani leoni della nuova generazione. E Zverev, il più vicino in classifica, nella finale del primo Slam di stagione non ha toccato palla. Insomma, non ci sono più i Nadal insuperabili del Roland Garros o i Federer e i Djokovic inavvicinabili di Wimbledon, che per oltre dieci anni hanno chiuso ogni pronostico: al momento, sulla terra e sull’erba, Sinner può forse andare in sofferenza con un paio di avversari, non di più (penso a Shelton sui prati di Londra, per esempio), ma il paracadute dei tre set su cinque gli garantisce ampi margini di sicurezza. Con questo, la possibilità di avvicinare il Grande Slam resta complessa, anche perché più si vede il traguardo più la pressione sale, come dimostrò proprio Nole nel 2021. Tuttavia, qualora dovesse imporsi al Roland Garros, lo Slam che per lui rimane il più ostico, Jannik potrebbe davvero cominciare a pensare al bersaglio grosso. Da sei mesi a questa parte, Sinner è molto prossimo alla perfezione, e dunque l’approccio al rosso, al netto degli adeguamenti richiesti dalla superficie, non comporterebbe soverchie difficoltà tecniche o decisi cambiamenti nel gioco. Dunque, l’aspetto fondamentale diventerebbe quello atletico: dopo lo swing americano sul cemento di marzo, il numero uno del mondo dovrà affrontare una preparazione mirata, prendendosi il tempo necessario per incamerare la benzina destinata alla stagione sulla terra, la più logorante di tutte, e presentarsi a Roma e a Parigi con una riserva di energie adeguata alle battaglie che si potrebbero prospettare sulla superficie dove gli scambi durano di più. In questo senso, l’eventuale e prospettata rinuncia a Montecarlo appare motivata. E se al Roland Garros gli riuscisse il colpo? A quel punto sono sicuro che insieme al suo eccellente team, Jannik imposterebbe la seconda parte di stagione davvero con l’obiettivo del Grande Slam, studiando il calendario ideale per raggiungere il top della condizione a Wimbledon e agli Us Open, anche a costo di sacrificare altri appuntamenti di livello.
Punto sul rosso (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Nessun giocatore nella storia è mai riuscito ad avere un rendimento costante su tutte le superfici. Quello che riescono a fare i grandi è adattarsi alle nuove condizioni presentate dalla superficie dopo te mesi sul cemento e nascondere le eventuali difficoltà per risultare ugualmente competitivi. Il servizio, sulla polvere di mattone, offre meno vantaggio, e se non entra la prima occorre necessariamente una seconda di grande profondità, in kick esterno alto che costringa l’avversario a colpire la palla in maniera sporca. Per questa ragione, dopo la lunga trasferta americana sul cemento, la stagione sul rosso spinge sempre a qualche accorgimento soprattutto per quanto riguarda le traiettorie. Per poter mantenere l’efficacia del suo gioco da fondo, Jannik ha ovviamente bisogno di aprirsi il campo fin dal servizio. Come già detto, il kick sulla terra è molto più funzionale dello slice e anche della soluzione piatta. La palla che rimbalza alta e butta fuori o tiene lontano l’avversario, soprattutto da sinistra, consente al numero amo di spostarsi sul dritto e di Iniziare a comandare lo scambio. Se l’avversario si avvicina per evirare di dover rincorrere fin dal primo colpo, l’alternativa più valida anche sulla terra è il servizio al corpo. Ancor più che sul veloce, comunque, sarà importante la variazione: di angoli, di velocità, di rotazioni. Il lancio di palla è stato perfezionato al punto da non dare riferimenti a chi deve rispondere e questo è un grande vantaggio. La terra è una superficie insidiosa: non è uniforme come le altre, l’approccio alla palla prima dell’impatto è diverso e la scivolata offre meno attrito. Gli scambi si fanno più lunghi, se fosse atletica diremmo che da una situazione di mezzofondo si passa alle lunghe distanze. Sulla terra si continueranno a vedere i risultati di un intenso lavoro tecnico e tattica che si è sublimato nella conquista del terzo Slam in dodici mesi. Uno dei colpi determinanti di Sinner, che può diventare utilissimo anche sul rosso, è il dritto con traiettoria alta che cambia lo sviluppo del punto consentendo al n.1 del mondo una doppia opzione: quando è in difficoltà e sta subendo quello scambio, gli permette di rimettersi in pari e di provare a ribaltarlo; quando l’avversario sembra reggere il ritmo esasperato offre la possibilità di destabilizzare chi sta giocando d’incontro la palla di Jannik e che a quel punto deve perdere equilibrio e campo e affrontare un topspin di difficile lettura rischiando di andare fuori giri. Sinner affida al dritto le soluzioni più incisive, anche se non si tratta del suo colpo naturale, e predilige chiudere lo scambio con il dritto lungolinea dopo aver spostato l’avversario. Sulla terra però può rivelarsi letale anche la traiettoria ad uscire, perché permette di aprirsi il campo. A questo scopo, potrà rivelarsi molto efficacie anche il cross stretto, perché se Sinner ti butta fuori dal campo, non hai chance. Sul rosso ogni partita comporta uno sforzo completamente diverso, a livello fisico e mentale, perché servono pazienza e rigore per gestire le insidie e anche i rimbalzi, che non sempre sono perfetti. E’ il colpo naturale di Jannik, quello che gli dà la sicurezza di poter scambiare a ritmo alto senza sbagliare prima di chiudete con il lungolinea o girarsi sul dritto. Difficile trovare qualcuno che regga quella diagonale con Jannik: forse un Djokovic al top, se mai lo ritroveremo ai livelli dei suoi giorni migliori. Nella campagna europea Sinner dovrà accentuare ogni tanto la rotazione del suo colpo bimane perché sulla terra la traiettoria arcuata è spesso più fruttuosa di una traiettoria secca. Costituirà senza dubbio una variazione importante l’utilizzo del back, visto poco sul cemento australiano perché Sinner ha dominato lo scambio sostanzialmente in tutte le partite, ma che può diventare fondamentale non solo come arma di difesa e di alleggerimento ma anche come soluzione tattica alternativa. Sulla terra Infatti la tendenza è quella di fare tanti scambi in diagonale, tutti più o meno alla stessa velocità e intensità. Avere la possibilità di cambiare è ancor più importante che sul veloce perché uno slice ben eseguito stravolge completamente il ritmo dell’avversario e ne perturba le certezze fin lì maturate nello scambio. Un altro aspetto importante sul rosso, sempre dal punto di vista tecnico, è la palla che viene “sporcata” di più, e perciò aumentano in maniera esponenziale i top spin e i tagli da sotto e dunque occorre essere attrezzati per tutte le evenienze. Dettagli, per un fenomeno di freddezza, lucidità strategica e capacità di gestire ogni cambio di prospettiva. In Australia questa volta Jannik non ha avuto troppo bisogno di estrarre dall’arsenale tutte le soluzioni alternative che Vagnozzi e Cahill gli stanno inculcando con perizia da quasi tre anni. Qualche volée si è vista, certo, e pure qualche palla corta, come quella giocata sul match point contro Zverev, ma senza forzature inutili. L’equazione terra-gioco da fondo, del resto, non è assolutamente un assioma immutabile: potrebbe essere utile ad esempio approcciare la rete in controtempo per sorprendere l’avversario e non dargli riferimenti sicuri. Anche la smorzata, ovviamente, si potrà rivelare un’alleata preziosa: Jannik in generale predilige quella di dritto a uscire, ma non è tetragono e sicuramente, se ne avrà l’opportunità, proverà anche l’esecuzione con il rovescio staccando la mano. Più che altro, i continui progressi mostrati lo porteranno ad accompagnare il colpo con tutto il corpo e non solo con il braccio. Per quanto riguarda, invece, la posizione in risposta, dipenderà dal tipo di servizio che dovrà affrontare e dalle caratteristiche dell’avversario. Infine, la testa: sulla terra una partita può cambiare all’improvviso, ma la forza mentale di Jannik è garanzia di rapido adattamento al mutamento di ogni circostanza.
Il ragazzo d’oro (Marco Iaria, La Gazzetta dello Sport)
Dall’alta moda alla pasta, dalla telefonia ai fumetti, dalla cosmetica al caffè. Jannik Sinner è il campione che mancava allo sport italiano, e alle aziende che non vedevano l’ora di investire su un personaggio unico. Unico non solo perché vince ma anche per il modo in cui vince. L’immagine di lui, trionfatore a Melbourne, che consola il rivale in lacrime è altrettanto potente, dal punto di vista mediatico, della classica posa con il trofeo in mano. […] Il valore commerciale di Sinner si è moltiplicato con la stessa velocità con cui ha scalato la classifica mondiale. Ma ora c’è qualcosa in più. Alle aziende interessa che l’oggetto del loro investimento non sia una meteora ma un campione che duri nel tempo. Dopo l’exploit dell’anno scorso […] Sinner ha appena difeso con
maestria l’Australian Open vinto dodici mesi fa. Si è confermato avendo tutti gli occhi puntati addosso, davanti a una platea sempre più globale e a un pubblico televisivo che in Italia é da fenomeno nazional-popolare […]. Ecco, la conferma ai massimi livelli vale tantissimo a livello commerciale perché corrobora gli esborsi sostenuti dagli sponsor che devono sedimentarsi per sprigionare il più alto ritorno possibile. Allo stessa tempo, nuove e allettanti opportunità si presenteranno. La StarWing Sports, che dal 2019 gestisce i diritti d’immagine dell’atleta, dovrà essere brava a selezionare i marchi giusti. La società dl Lawrence Frankopan ha già dimostrato chiarezza e lungimiranza nel progetto costruito su misura su Sinner. Basta guardare all’attuale portafoglio, costituito principalmente da aziende legatesi a Jannik prima della sua esplosione. Al fianco di Nike, che nel 2022 lo ha blindato con un contratto decennale da 150 milioni, e Head, che nel gennaio 2024 ha rinnovato per 7 anni, ci sono Gucci, Rolex, Lavazza, Fastweb, Intesa Sanpaolo, Panini e Pigna. L’anno scorso si sono aggiunte De Cecco, La Roche-Posay ed Enervit ed è nata una collaborazione con Formula 1. Queste partnership assicurano complessivamente compensi base per 30 milioni annui. Pio vanno conteggiati i bonus, legati ai risultati, e altri proventi commerciali, che possono arrivare dalle esibizioni o dalle royalties: voci variabili che nel 2024 sono schizzate a una ventina di milioni. Visto com’è iniziata questa stagione, il 2025 è destinato a replicare i 50 milioni di entrate commerciali, senza considerare eventuali nuovi accordi e ipotizzando una conclusione positiva del caso doping. […] Ultimamente si sta spingendo molto sul logo personale di Sinner, quello a forma di volpe depositato nel 2021. Oltre a Pigna, che ha la licenza per una linea di cartotecnica […], anche Nike ha iniziato a sfruttare quel marchio lanciando a novembre il cappellino andato a ruba alle Finals di Torino. La mossa rientra in un piano di valorizzazione di Sinner che prevede un collezione personalizzata: a Melbourne, sulle scarpe, è comparsa l’iconica volpe rossa, con tanto di impronte. Il rapporto con Nike è strettissimo: durante la premiazione, Jannik ha sfoggiato le Air Force in omaggio a Kobe Bryant, scomparso il 26 gennaio 2020. Ed è così totalizzante che l’italiano, a parte il baffo, non ha nessun’altra patch sulla maglia, a differenza di altri top player come Djokovic e Zverev. Un altro fronte è la digitalizzazione dei contenuti. Al momento il n.1 Atp si rivolge a una platea di 3,5 milioni di follower sui social, soprattutto su Instagram, dove i seguaci sono 3,2 milioni […] e il tasso di interazione è molto elevato […]. Lo scorso novembre Jannik ha inserito in squadra un social media manager, Alex Meliss, che ha subito dato più spazio al “dietro le quinte”. L’obiettivo è raggiungere Alcaraz […]. […] Tutto considerato, dove potrà arrivare Sinner? Gli analisti di Nielsen Sports contattati da Gazzetta, prevedono che a lungo termine Jannik potrebbe avvicinarsi ai massimi livelli raggiunti da Federer, quindi a 100 milioni all’anno di introiti commerciali, anche per il vantaggio di operare in un mercato più aperto e digitalmente sviluppato. A patto, chiaramente, di mantenersi ai vertici del tennis mondiale.
Game, set and match: record da fenomeno (Marco Di Nardo, Corriere dello Sport Stadio)
Impressionante, non c’è molto altro da dire. Jannik Sinner non si limita a vincere, ma lo fa dando l’impressione di essere nettamente più avanti dei rivali e con una continuità pazzesca. Infrangendo un record dopo l’altro, l’altoatesino fa quello che in passato è riuscito solo ai grandi dominatori del tennis. La finale dell’Australian Open vinta senza concedere alcuna palla-break ad Alexander Zverev […] è la conferma dell’attuale superiorità di Jannik sui campi in cemento. Gli ultimi tre Slam su questa superficie hanno visto proprio l’azzurro alzare il trofeo del vincitore. […]. Nessuno era mai riuscito a vincere più di 20 set consecutivi contro giocatori classificati nella top 10 del ranking ATP. 11 vecchio primato apparteneva a Roger Federer […]. Vincendo il secondo parziale dell’ultimo atto dell’Australian Open 2025, Sinner ha raggiunto quota 21, allungando poi la serie a 22 dopo aver vinto anche il terzo set. E la striscia […] è ancora aperta. […] Jannik è diventato l’ottavo tennista nell’Era Open ad aver vinto le prime tre finali Slam disputate nel singolare maschile. Ma di questi otto, solo Bjorn Borg e lo stesso Sinner sono stati in grado di farlo vincendo nove set consecutivi. L’altoatesino, infatti, dopo aver perso i primi due set contro Medvedev all’ultimo atto dell’Australian Open 2024, non ha più ceduto alcun parziale in quel match e nelle finali degli US Open 2024 e Australian Open 2025. Curiosamente, anche lo svedese aveva iniziato la sua prima finale perdendo due set di fila […] prima di iniziare la serie vincente. Per Sinner, tra l’altro, è ancora aperta la possibilità di battere il record assoluto di parziali consecutivi vinti nelle finali Slam, attualmente appartenente a Pete Sampras […]. […] Era dai tempi di Rafael Nadal […] che un giocatore non riusciva a confermare il titolo nel torneo in cui aveva conquistato il suo primo Slam. Dopo quasi due decenni, Io ha fatto anche Sinner all’Australian Open. l’allievo dei coach Simone Vagnozzi e Darren Cahill è così diventato il primo tennista della storia ad aver conquistato il torneo successivo alla vittoria del primo Slam […], il primo torneo disputato da numero 1 del mondo […] e il primo Slam della carriera giocato da defending champion […]. […] Negli ultimi 89 incontri disputati […] Sinner ha sempre vinto almeno un set, facendo registrare la seconda serie più lunga dall’introduzione dell’ATP Tour. L’unico a fare meglio è stato Roger Federer […], che nella sua serie ha però perso degli incontri senza riuscire ad accedere al parziale decisivo. Jannik, nelle sue 89 partite, è invece sempre stato in grado di giocarsi almeno la frazione conclusiva, e ha superato il primato di John McEnroe […].
Sinner Grande Slam, come l’impossibile sogno può diventare realtà (Marco Lombardo, Il Messaggero)
Ma Sinner, davvero, può puntare al Grande Slam? Il giorno dopo il trionfo di Melbourne si corre già avanti, immaginando un dominio che solo la sentenza del Tas di Losanna potrebbe spezzare. Difficile dirlo ora, in realtà, ci sono troppe variabili nella carriera di un tennista. Anche se sono sempre di più quelli che tifano in una sentenza negativa al numero uno del mondo per cercare di arginare il suo strapotere. E d’altronde, anche coach Vagnozzi non pone più limiti: «Jannik deve ancora migliorare molto, soprattutto sulla terra e sull’erba. Ma può tranquillamente vincere anche lì». Che paura, per gli altri. Alla fine quello che l’ha presa meglio di tutti è stato proprio Alexander Zverev, che ha superato l’esito di una finale disarmante, anche grazie all’abbraccio di Sinner. I due si sono trovati sullo stesso aereo, e siccome Sinner era seduto dietro di lui, Sasha ha postato sui social una foto simpatica che è diventata subito virale: «Per una volta finalmente gli sto davanti». Così è lo sport, e così dovrebbe essere il tennis, diventato dopo il terzo Slam dell’azzurro un covo di gufi, dentro e fuori dal campo. Ma tant’è: chi vince troppo diventa antipatico. E, soprattutto, Jannik comincia già a lavorare per diventare ancora più forte: dopo l’incontro di domani al Quirinale con il presidente Mattarella partirà un breve periodo di riposo prima di ricominciare ad allenarsi, e poi verrà stilato un programma mirato per arrivare alla primavera nel modo più giusto. L’obiettivo è il Roland Garros, che è probabilmente lo Slam più «debole» del nostro fuoriclasse, insieme agli Internazionali d’Italia a cui tiene molto il presidente della Federazione Binaghi […]. E per questo i coach di Sinner sono già al lavoro per stilare la tabella di marcia. Il problema, sulla terra, è che la stabilità di movimento che produce i colpi micidiali del Fenomeno Rosso viene messa in crisi dalla superficie, anche se in realtà già in Australia Sinner ha fatto vedere scivolamenti incredibili sul cemento una volta impensabili. E poi sul «rosso» la distanza con gli avversari, Alcaraz e Zverev su tutti, si riduce, e la lunga durata dei match resta ancora un punto debole da colmare. Ci penserà, ovviamente, Marco Panichi, per anni preparatore di Djokovic che in materia di resistenza è il Numero Uno. E quindi, detto che sul cemento Sinner non ha pari e che sull’erba è ormai vicino alla perfezione, allora sì, il Grande Slam in teoria potrebbe essere possibile. Solo che il tennis è imprevedibile, e come dice il saggio, ovvero Paolo Bertolucci, «Jannik potrebbe approfittare dall’attuale mancanza di rivali, ma vincere tutti i Major non è riuscito neppure a Djokovic. E’ difficilissimo». Un problema che per Jannik, però finora, non è mai stato davvero un problema.
Cari nemici di Sinner ma attaccatevi al Tas (Leonardo Iannacci, Libero Quotidiano
Tra le immagini cult relative al trionfo sinneriano di Melbourne, ce ne è una molto indicativa: Jannik e Zverev sono spaparanzati sull’aereo che li riporta in Europa e il tedesco, seduto nella prima fila con il fenomeno di Sesto Pusteria alle spalle, dice: «Almeno questa volta sono davanti a lui!». Un post che la dice lunga sull’umanità e il clima che Jannik dispensa agli avversari quando stravince. Lui trionfa senza umiliare, piace a tutti e anche l’auditel della finale di domenica mattina lo conferma: sommando i dati di Eurosport a quelli di Nove, è stata vista da 3.5 milioni italiani […] con un share del 33%. Dati di un trionfo che suggeriscono molte cose, anche ai coyotes sempre pronti a fare le pulci al nostro fuoriclasse: dal solito Nick Kyrgios che dopo aver cavalcato l’affaire Clostebol ora tace, allo stesso Djokovic lesto a schierarsi contro Sinner dichiarando il suo tifo per Zverev. Per non parlare della Bild, il giornale tedesco secondo cui non si sarebbe dovuta giocare la finale «perché c’è un dopato in campo». Sinner non si cura di questi gufi maligni e pensa solo al tennis: per la 34esima settimana è re del ranking Atp con 11.830 punti ed è più ricco di 2.100.000 euro […]. Quando lo rivedremo in campo? Non al torneo Atp 500 di Rotterdam, tomerà a Doha […], quindi si dedicherà ai 1000 di Miami e Indian Wells. Poi staccherà un attimo e aspetterà il 16 aprile, giorno in cui è fissato l’arbitrato al Tas di Losanna per il caso Clostebol. Tre giudici, uno scelto dalla famigerata commissione mondiale antidoping Wada, uno da Sinner e il terzo […] dallo stesso tribunale elvetico, chiuderanno per sempre il caso: Jannik potrebbe essere assolto o squalificato. Nel caso peggiore è possibile una pena pesante: 1 o addirittura 2 anni di stop. Così fosse, addio Roland Garros, Wimbledon, US Open e finali di Davis. […] Nel mondo non sono pochi coloro che lo sperano e gufano Jannik, ragazzo educato gentile e, soprattutto, con la faccia pulita: «Vinco perché sono innocente», continua a dire. Alcune iene da tastiera lo stanno addirittura criticando perché non ha ancora assicurato la presenza al Quirinale, dove il presidente Sergio Mattarella celebrerà domani i successi del tennis azzurro nel 2024. «Devo ancora decidere…», ha detto Sinner. Oggi scioglierà il dubbio. La verità è che non sono poi neppure pochi i nemici subdoli che sperano in una sentenza del Tas a lui sfavorevole. A cominciare da alcuni suoi colleghi che tacciono ma nascondono invidie e rancori per i trionfi di questo alieno e per il successo globale dell’Italtennis che vanta ora 11 azzurri nella Top 100 maschile. Charlie Eccleshare, su The Athletic, adombra un’ipotesi neppure tanto surreale che, in caso di squalifica di Jannik, riassume in tre punti interrogativi: Alcaraz perderebbe il più grande rivale e l’uomo che lo ispira a giocare il suo miglior tennis? Djokovic, in caso di stop di Sinner, riuscirebbe a fare suo il tanto sospirato 25esimo titolo Slam? E Zverev, fra l’altro coinvolto a suo tempo in un delicatissimo caso di violenza domestica intentato dalla ex compagna, Brenda Patea, con l’italiano squalificato vincerebbe finalmente uno Slam? Come dire: la grande dittatura di Sinner minaccia di oscurare per anni il cielo del tennis e, quindi, ai suoi avversari cinicamente non resterebbe che tifare per il Tas. A Losanna il giudice israeliano Ken Lalo patrocinerà le folli ragioni della Wada, Lord John Dyson è l’arbitro scelto da Sinner mentre Jacques Radoux, lussemburghese ed ex tennista, sarà il presidente del collegio arbitrale. Presumibilmente quello che, stando 1-1 l’arbitrato dopo gli interventi di Dyson e Lalo, dirà l’ultima parola su questa vicenda che sa dell’incredibile.
Sinner for president (Piero Guerrini, Tuttosport)
Ormai gli avversari l buttano sull’ironia. E sull’autoironia. In fondo il primo e più importante riconoscimento della grandezza di un campione. E’ pure un attestato di stima e rispetto, se non amicizia. Sascha Zverev, per esempio, non dimenticherà l’abbraccio e le parole di Jannik poco dopo la vittoria, preceduto soltanto dall’abbraccio a staff e fratello. Così, sull’aereo prima della partenza dall’Australia Sascha posta una foto e commenta : «Bene, questa volta almeno sono davanti a lui» con annesse faccine sorridenti. Sinner è il re che può infastidire soltanto per la sua superiorità ora schiacciante, ma certo non per le relazioni umane. Anche con i tennisti che lo inseguono. Sinner l’hanno disegnato così i suoi genitori, con l’educazione ammirevole in casa. Jannik non cambia, né cambierà mai. Sarà sempre diretto e con il sorriso della disponibilità indossato in ogni occasione. Che sia per il servizio fotografico con la Norman Bookes Challenge Cup, che il giorno dopo segue il trionfo in uno Slam. Che sia per l’intervista fatta da uno dei bambini protagonisti del lancio della monetina durante il torneo. Allo shooting, sotto la pioggia rinunciando all’ombrello, Sinner conferma un altro punto felino di questa stagione partita in pieno dominio sul resto del mondo: la volontà di mantenere il contatto con la famiglia, la realtà al di fuori del tennis. «Vincere per la seconda volta l’Australian Open è speciale. Il primo Slam è diverso, è come un sollievo. Vedi le cose che puoi fare se giochi alla grande. Il secondo forse te lo godi un po’ di più, ma ogni Slam che vinci ha una storia diversa e le sue difficoltà». Al solito, nessun grande festeggiamento per il titolo, Jannik ha bisogno del suo mondo e di prendersi tempo: «Ho chiamato i miei, per sentire se era tutto a posto a casa. Poi siamo andati a cena, c’era anche mio fratello con noi. E’ stato un momento molto bello, ci siamo presi del tempo per noi, non abbiamo fatto niente di che, ma era quello che ci serviva dopo queste due settimane in cui sei sempre sotto i riflettori. Eravamo ovviamente molto felici». E poi ha anticipato a modo suo ciò che sarebbe diventato ufficiale poco dopo. «Adesso ci sta di avere un po’ di tempo per riposare, poi quando ci rimetteremo al lavoro, il tennis avrà di nuovo il 100% della nostra attenzione. Ci sono tanti tornei importanti in cui devo essere al top, ma è fondamentale avere l’equilibrio, il bilanciamento tra la vita fuori dal campo e il lavoro in campo. Meglio prendersi un giorno in più di pausa per essere poi pronto al massimo». E dunque niente Rotterdam, appuntamento a Doha. Sotto la pioggia […] Jannik è tornato anche sulla consolazione a Zverev, ammettendo quanto sia più difficile per un giocatore convivere con la sconfitta: «Per noi giocatori il dolore per una sconfitta è più forte della gioia per una vittoria, siamo sempre più attaccati, purtroppo, alle cose che non riusciamo a fare. È un nostro difetto. Per Sascha era un momento difficile, ho cercato di incoraggiarlo. Merita più di tutti di vincere uno Slam». Sinner è fatto così, diretto, avrebbe potuto glissare sulla visita al Quirinale, invece in Australia se ne è uscito con un ci devo pensare, che sottintendeva pensare ai voli. Ma poco dopo è arrivata la conferma. Non avrebbe potuto davvero mancare all’appuntamento con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Come non avrebbe mai mancato di riservare la sua attenzione al bambino, sotto un albero secolare e a fianco dello Yarra River. Si chiama Leo, origini italiane, Jannik lo ha messo subito a proprio agio dicendogli “parli l’italiano meglio di me”. «E’ speciale svegliarsi con questo trofeo, assaporare ogni tipo di clima in un sol giorno. La pressione? A volte non è facile da gestire, ma ti spinge a tirare fuori il meglio. La cosa importante è concentrarti su di te e divertirti con quello che fai. E quando sono giù, cerco di trovare sempre una soluzione perché so che nel tennis non è finita fino a quando la partita non è finita, tutto può cambiare. A volte bisogna essere anche fortunati». Elegante è disponibile fuori, un diavolo di computer in campo. Che del resto la sua minaccia l’aveva già lanciata ai rivali il giorno prima: «Sono felice, ma ora devo migliorare sulla terra». Il percorso è disegnato. Doha dal 17 al 22 febbraio per restare sul cemento all’aperto e giocare un torneo diverso. Poi un’eibizione a Las Vegas con Zverev, Fritz e Tommy Paul. E il Sunshine double, Indian Wells dal 5 al 16 marzo e Miami dal 19 al 30. Poi la terra, Montecarlo, finalmente Roma e il Roland Garros, aspettando il verdetto del Tas dopo l’udienza del 16-17 aprile.
Piano Sinner (Massimo Calandri, La Repubblica)
Per uno abituato a dormire dieci ore per notte, più pisolini qui e là, la sveglia di ieri mattina è stata impegnativa forse più della finale vinta con Zverev. Jannik Sinner, il giorno dopo, si è presentato sul set fotografico allestito per il vincitore degli Australian Open. «Avrò chiuso gli occhi per 4 ore al massimo, ma va bene così». Niente bagordi, non è da lui. «Una cena semplice con Cahill, Vagnozzi, il resto del team, mio fratello Mark e la sua fidanzata: avevamo bisogno distringerci un po’ tra di noi, lontano dal chiasso del mondo». La conferenza stampa dopo il trionfo era finita intorno all’una di notte, il tempo di rientrare in albergo e sedersi subito a tavola. Marco Panichi, il preparatore atletico, aveva un volo alle tre e a un certo punto è scappato via. La mattina seguente appuntamento all’Albert Park Lake, i grattacieli di Melbourne sullo sfondo, prima un gran sole, all’improvviso un breve temporale, per una sessione fotografica con la coppa in argento che viene assegnata al vincitore: Norman Brookes Challenge Cup, in titolata al pioniere australiano del tennis, primo vincitore non londinese a Wimbledon. A Sinner resterà un’altra replica del trofeo insieme all’assegno da tre milioni e mezzo di dollari locali, pari a 2 milioni e centomila euro. E cos’altro si porta a casa? «Un’emozione fortissima. Ho avuto la conferma che se ti alleni seriamente per giocare del buon tennis, la vittoria è una conseguenza. E felice, nella speranza che arrivino altri successi». Il passo successivo è stato avvisare gli organizzatori del torneo di Rotterdam che la prossima settimana non sarà a difendere il titolo conquistato un anno fa: perderà 500 punti, poco male, l’importante è riposare, l’ha detto. E la crisi scampata contro Rune gli ha ricordato che non deve chiedere straordinari al suo corpo. Tornerà a Doha […], prima del viaggio in America: Indian Wells e Miami. L’altro nodo è la sua presenza, domani, al Quirinale: il presidente Mattarella incontrerà gli azzurri e le azzurre che hanno vinto la Davis e la Billie Jean King Cup. Lo aspettano, lui potrà confermare solo oggi la sua presenza: «Non so se farò in tempo, mi piacerebbe esserci». Simone Vagnozzi, il suo allenatore, ipotizza il Grande Slam, la vittoria nei 4 tornei più importanti […]. «Non lo so, ora non ci voglio pensare. In questo momento ho solo bisogno di staccare completamente per qualche giorno». La terra rossa è la superficie meno gradita. «Nel futuro prossimo voglio lavorare molto su questo aspetto, mi piacerebbe essere competitivo al Roland Garros. Dovrò prendere confidenza. Un passo per volta». Ha detto che quest’anno vuole dedicarsi di più agli affetti personali: la famiglia, gli amici, le persone che credono in lui. Giocherà meno tornei? «Ce ne sono tanti, belli e importanti, dove voglio essere competitivo: dovrò fare delle scelte». Il bilancio di questi Australian Open non può che essere positivo. «In realtà ci sono stati molti momenti alti ma anche qualcuno basso. Ma mi sono reso conto che la mentalità è giusta: è l’atteggiamento in campo quello che conta, e la mia squadra mi mette sempre in condizione di giocare un buon tennis. Poi, ci sono partite che vengono meglio e altre peggio. Sono state due settimane molto impegnative però bellissime. Ho imparato a gestirmi meglio, ho più fiducia in me stesso e nel modo in cui posso “comandare” una partita». Sinner ha vinto 24 degli ultimi 27 tie-break. Quando si comincia a fare sul serio, non sbaglia più. «Più vinci, più acquisti fiducia». Il povero Sascha ci è rimasto malissimo: era in forma, carico psicologicamente, era sicuro di vincere il primo Slam della sua carriera. Invece. «Invece la vita ti mette di fronte a delle grandi delusioni, ma devi sapere reagire. Zverev ha un talento immenso, dietro di lui c’è una famiglia sana: merita di vincere un gran de torneo. Consolarlo mi è sembrato un modo per aiutarlo: a volte anche i piccoli gesti sono importanti». Ma quale emozione è più forte: la gioia per una vittoria o la delusione per una sconfitta? «La seconda, purtroppo. Il dolore è grande, ed è sbagliato: siamo troppo attaccati alle cose che non riusciamo a ottenere, così non va bene».
Intervista a Roberta Vinci – “Sinner dominatore. Ora tutto lo temono” (Giovanni Pelazzo, Tuttosport)
Cinque Slam in doppio, una storica finale tutta italiana a New York, quattro Fed Cup e un capitolo d’onore nei libri di storia del tennis italiano. Roberta Vinci, ex n. 1 di doppio e n. 7 in singolare, ha regalato emozioni incredibili ai tifosi azzurri, dai successi con Sara Errani alla vittoria della vita contro Serena Williams allo US Open 2015. Oggi talent di Eurosport […], Roberta è diretta testimone della “golden era” del nostro tennis, tra il dominio di Jannik Sinner, le aspettative su Jasmine Paolini e un nuovo ruolo da consulente federale. Lei è stata in Australia durante la settimana di qualificazioni, com’è andata? «Ero insieme a Nuria Brancaccio e Lucrezia Stefanini. Da qualche mese sono consulente della Federazione: spero di aiutare le ragazze a farle emergere sempre di più. Il torneo non è andato benissimo, hanno perso entrambe 6-4 al terzo al primo turno di qualificazioni, ma la stagione è molto lunga». Questa settimana abbiamo 11 italiani in top 100, un record storico. «E’ meraviglioso vedere così tanti atleti italiani così forti. L’effetto Sinner e l’effetto di tanti ragazzi e ragazze che vanno lontano negli Slam è bellissimo, avvicina tanti ragazzini al tennis e le persone si stanno appassionando ancora di più». Quanto è utile, per i giocatori in crescita, avere uno come Sinner davanti che toglie tanta pressione? «Per i ragazzi che vogliono iniziare, avere un modello come Sinner, che è un ragazzo gracilino e semplicissimo, è la cosa migliore. Non appena si parla di tennis viene automatico il collegamento con Sinner, ma è giusto così: parliamo di un fenomeno, che può essere l’idolo di tanti ragazzini che vogliono iniziare a giocare per merito suo. Jannik è un trascinatore, gli altri devono aspirare a quello che ha fatto lui: certo non è facile, diventare n. 1 è difficilissimo, ma non devono vederlo come un ostacolo. E’ una possibilità di crescita». Anche tra voi funzionava così? «Sì, certo. Quando Schiavone ha vinto il Roland Garros mi sono chiesta: se la ‘Schiavo’, che è una ragazza che conosco, ha due braccia e due gambe come me e non è un extraterrestre, riesce a vincere uno Slam… perché io non potrei riuscirci? Ci siamo un po’ trainate a vicenda, ma sempre con il rispetto reciproco». L’ha impressionata Sinner in finale? «Ha dominato e l’ha ammesso anche Zverev, dicendo che Jannik è stato migliore di lui in tutto e per tutto. Lo ha demolito, e Zverev è comunque n. 2 del mondo: Sinner mi ha impressionato per com’è riuscito di nuovo a gestire la pressione. Non è così scontato, anche se ormai siamo abituati a vederlo vincere sempre. Non è così: ci vuole testa, servono una maturità e una mentalità da campione. Lui però è un fenomeno sotto tutti i punti di vista, pur rimanendo un ragazzino. Ha poco più di 20 anni, bisogna tenerlo a mente». Forse è un po’ prematuro, ma ha chance di fare il Grande Slam? «Sicuramente sarà difficile, ma per lui niente è impossibile! Quindi perché no?». Questo Sinner le ricorda un po’ una delle migliori versioni di Serena Williams, così dominante con le dirette concorrenti? «Sì, ormai sono gli altri a temere Jannik. La rivalità con Alcaraz non c’è stata, Zverev ha perso tre set a zero senza nemmeno una palla break. Ha giocato male contro Rune, ma ha vinto lo stesso. È stato un dominio, un po’ come quando giocava Serena: ai tempi d’oro non ce n’era per nessuno. Non a caso è stata n. 1 del mondo per diversi anni». Tranne nel 2015… «Le ho rovinato una cosa molto grande a cui lei teneva… Credo di averle dato una mazzata notevole! Mi è rimasto molto impresso il calore del pubblico: mi hanno voluto bene, mi hanno preso in simpatia. E’ stata una gioia incredibile, la più grande della mia carriera. Ci ho messo un po’ a realizzare quel lo che avevo fatto, a dieci anni di distanza lo apprezzo ancora di più. È stato un miracolo!». Il torneo di Jasmine Paolini le ha lasciato un po’ l’amaro in bocca? «Un po’ di amaro in bocca l’ha lasciato: a me, agli italiani, ma soprattutto a lei stessa. Le aspettative erano altissime e la pressione dopo due finali Slam e il n. 4 del mondo è notevole. Non è che ora però debba arrivare sempre in finale: è inevitabile, la delusione c’è, però una sconfitta al terzo turno ci può stare. Ora dev’essere brava a resettare e a pensare ai prossimi tornei, perché ha già dimostrato di essere forte». Lei che può parlare per esperienza diretta, ci spiega quanto quanto è importante che Jasmine continui a giocare il doppio? «Per me non deve assolutamente rinunciare al doppio. E’ difficilissimo gestire le energie, ma l’ha aiutata in modo pazzesco anche per il singolare. Ha al suo fianco una figura come Errani, che con la stia esperienza è utilissima: sono sicura che l’abbia aiutata anche a gestire certe esperienze in singolare. Credo sarebbe un errore smettere di giocare in doppio, anche perché lei e Sara sono tra le coppie più forti del mondo».
Intervista a Tony Godsick il manager di Federer – “Mitico Jannik, ricorda Roger” (Stefano Semeraro, La Stampa)
Tony Godsick, manager e socio di Roger Federer, creatore insieme al Genio di Basilea della Laver Cup, insomma uno degli uomini più potenti del tennis, nel giorno del trionfo di Jannik Sinner agli Australian Open si godeva il compleanno dalla terrazza del ristorante giocatori della Rod Laver Arena. «Ecco perché tante persone, compresi molti uomini d’affari, amano il tennis», diceva indicando la folla quattro piani più in basso. «Grandi impianti, belle città, ottimo cibo. Sono amico anche di John Elkann, dobbiamo vederci fra non molto, mi piacerebbe fare qualcosa con lui». Magari portare la Laver Cup, con il suo formato Europa contro Resto del mondo, in Italia? «Per il momento non è in programma. Siamo ufficialmente parte del circuito Atp e dobbiamo rispettare alcune regole su dove andare o no. Però in futuro ci piacerebbe» L’Italia, e Torino, meritano un prolungamento delle Atp Finals? «Non sono stato a Torino, ma quello che sta facendo l’Italia nel tennis merita una ricompensa. Avete fatto un grande lavoro con gli Internazionali, dove ho sempre avuto bellissime esperienze, e organizzate moltissimi tornei a tutti i livelli. E’ davvero un bellissimo momento per l’Italia». Quando vedremo Sinner in Laver Cup? «Non credo quest’anno a San Francisco. Noi lo abbiamo sempre invitato, ma sfortunatamente non gioca molti eventi speciali. E’ molto attento alla programmazione e fa bene perché lo ha portato dove voleva arrivare, al n.1. Per lui le porte sono sempre aperte». Veniamo da vent’anni incredibili per il tennis: Jannik è un numero 1 all’altezza dei tre Grandi? «Al momento come star globale non può sostituire Federer o Nadal. Ma è amato dalla gente, gioca un tennis che a me piace molto e sa dare il meglio nei momenti che contano. Non so se potrà diventare una leggenda come Roger e Rafa, ma è sulla strada giusta. E’ serio, molto professionale, si comporta bene in campo e non fa sciocchezze fuori: in questo mi ricorda Roger». Qualcuno suggerisce che, dopo l’addio annunciato da Darren Cahill, potrebbe essere proprio Federer il nuovo supercoach di Sinner? «Roger non farà mai il coach, né il capitano di Coppa Davis, questo glielo posso firmare. Ha viaggiato anche troppo e vuole stare vicino ai suoi quattro figli. Ma Jannik ha davvero bisogno di un supercoach? C’è già Simone Vagnozzi, che sta facendo un ottimo lavoro. E’ vero che però quando un tennista vince uno o più Slam vuole avere al suo fianco qualcuno che ha già vissuto quell’esperienza. Se Jannik aggiungerà qualcuno al team, sono sicuro che farà la scelta giusta». Le piacerebbe averlo nella Team8? «Chi non vorrebbe fare da manager al miglior giocatore del mondo? Ma Jannik ha già un ottimo management». Coppa Davis, United Cup, Laver Cup: non ci sono troppe gare a squadre? «Innanzitutto veniamo prima della United Cup. Questo è il nostro ottavo anno e abbiamo sempre fatto il tutto esaurito ovunque, scegliendo grandi città e gli stadi più prestigiosi, dal Boston Garden alla 02 Arena. Abbiamo il portfolio di sponsor più ricco al mondo, Mercedes, Rolex, Ubs, Moet & Chandon. E poi c’è il formato…». Quello della Ryder Cup nel golf, che è un grande successo. «E’ l’unica gara in cui si possono vedere rivali che diventano compagni di squadra, come Djokovic, Federer e Nadal, e allo stesso tempo sono accanto a leggende del passato come Borg, McEnroe e ora Agassi e Noah, i nuovi capitani, a cui si affiancherà Pat Rafter. Significa tenere accesa la tradizione e far convivere grandi campioni di epoche diverse». Non teme che con l’addio di Federer, Nadal e in futuro di Djokovic cali anche l’interesse del pubblico? «La partecipazione è sempre andata in crescendo, Carlos Alcaraz ha già giocato a Berlino nel 2024 e ha confermato la sua presenza a San Francisco. I giovani amano le gare squadre. Penso a Ben Shelton: è stato convocato la prima volta due o tre anni fa, ha avuto come capitano McEnroe, ha conosciuto Borg, quando è rientrato nel circuito era già una stella più luminosa». La Coppa Davis è in declino? «Non mi è piaciuto il cambio di formato. La formula su tre giorni, con match in casa e trasferta, ha funzionato per un secolo ed è andata in crisi solo perché in un breve periodo Djokovic, Nadal e Federer, dopo averla vinta, non sono stati presenti. Ma la gente si dimentica quante volte Federer l’ha giocata». Teme la concorrenza dell’Arabia? Sinner non gioca la Laver Cup ma è stato a Riad. «Chiunque promuova il tennis è benvenuto. I tennisti sono liberi professionisti, non hanno uno stipendio garantito, quindi devono essere liberi di poter giocare ovunque vogliano». Roger ha sempre tanti tifosi in Italia, lo vedremo in altri progetti oltre alla Laver Cup? «Nel 2024 è stato molto impegnato: il documentario, un libro, il discorso all’Università per la laurea di mia figlia… Sta collaborando con un’azienda italiana, Luxottica, ed è coinvolto in “On”. Ogni anno è a Wimbledon e quest’anno credo anche a Parigi, se ci sarà l’occasione di celebrare Nadal. Glielo assicuro, si sta divertendo». E’ preoccupato per il processo di Sinner e per come il tennis potrebbe accogliere una squalifica? «Non conosco la situazione, quindi non posso commentare. Ma il tennis è uno sport dove ci sono test continui, poi non vedo perché Sinner avrebbe dovuto doparsi. Simpatizzo con Jannik, spero che questa situazione poco piacevole per lui e per il tennis si risolva nel migliore dei modi». Sinner a parte, le piacciono gli altri giocatori italiani, ad esempio Lorenzo Musetti? «E’ molto spettacolare e mi piace il suo rovescio a una mano, che ricorda quello di Federer. Non lo conosco, ma ha tanto talento. Se continuerà a credere in se stesso potrà trovarsi in un’ottima posizione». Sinner e Alcaraz sono destinati a dominare il tennis? «Per ora sono i migliori, ma presto avranno una buona concorrenza. Fonseca, Michelsen, Tien, Mensik, Tommy Paul sono tutti forti. Dopo vent’anni dominati da tre giocatori, ci sarà più equilibrio. Il tennis produce sempre campioni e oggi gode di ottima salute. E quello italiano è in splendida forma».
Intervista a Paolo Bertolucci – “Che strapotere ricorda Federer” (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)
Paolo Bertolucci, la finale di Melbourne diventa uno spartiacque per il tennis mondiale maschile? «A Melbourne s’è visto che la forbice fra Sinner e i più forti diventa sempre più ampia. Il numero 2 del mondo era lì non perché aveva vinto i voucher al supermarket ma per i risultati, eppure per Jannik è stato facile quello che per tutti gli altri evidentemente è difficile. Se l’avversario mette l80% di prime in campo eppure perde il servizio così tanto e deve salvare così tante palle break significa che Sinner non è forte, è fortissimo. Del resto Zverev ha pubblicamente ammesso, per darci il livello di questo campione, che Jannik è troppo più forte». Andando indietro nel tempo a quale altro numero 1 si avvicina questo Sinner così superiore ai primi? «Difficile trovare una situazione analoga, forse solo il primo anno di Federer, nel 2004 […]. Oggi Sinner è nettamente più forte del numero 2 e del 3 e del 4, di tutti i top 10, e quindi di tutti. Anche perché i Fab Four sono stati fortissimi ma avevano comunque avversari di alto livello, oggi la scena presenta meno protagonisti di punta. Aspettando magari Alcaraz, Rune o Fonseca, al momento c’è un solo uomo al comando ed è nettamente avanti, tanto che gli altri non riescono nemmeno a stargli vicino». Non è che la finale di Melbourne vinta così nettamente magari trasfigura i valori assoluti? «No, perché uno Slam è una corsa a tappe, è più difficile proprio perché in tante partite in due settimane di tempo possono succedere tante cose: la giornata no tua, quella straordinaria dell’avversario, il problema fisico. Allora devi mettere in campo testa e cuore, come fa Jannik, e lui trova sempre il sistema per vincere e poi anche per giocare meglio. Per cui alla fine è il giocatore che si merita di più di arrivare al traguardo». Qual è la sua qualità migliore? «Per me che ero debole di testa, sicuramente la testa. Magari fa due smorzate e si dà la palla sui piedi e poi fa la smorzata giusta, a rete non è a suo agio, eppure ci va e, giustamente, ci continua ad andare, e quando si trova mette giù due “frigoriferi” di prime palle che non aveva ancora messo, anche se non è Sampras. Insomma, anche se non dipinge, Jannik disegna e anche dopo lo scatto più impegnativo ritrova subito l’equilibrio, anche se scivola di qua e di là, poi trova comunque la posizione giusta non solo per colpire al meglio la palla ma per spingerla al meglio». Jannik fa troppo la cosa giusta al momento giusto, come pochi altri nel tennis moderno. «Gli unici come lui, con continuità, negli anni, sono stati Nadal e Djokovic […], che davvero se ti mettevi lì a contare le volte che avevano sbagliato scelta forse arrivavi a due. E le prestazioni di Sinner sono su questo piano». E’ una dote naturale o si può allenare? «No, ce l’hai dentro: solo il campione vede prima e fa sempre la scelta giusta, altrimenti sei un ottimo giocatore, ma non un campione. E Jannik è sicuramente un campione. Anche in telecronaca, proprio come mi accadeva quando giocava Nadal, sul 30-40, quando gioca Jannik mi viene da dire: “Adesso fa servizio-volée”. Oppure: “Adesso mette la prima e fa ace”. Guarda infatti che cosa ha fatto anche contro Zverev le poche volte che è stato messo un pochettino in difficoltà: 0-30, prima, prima. Senza essere uno specialista come Ivanisevic». E’ giusto definirlo un Djokovic 2.0 o ha più punti di contatto con Agassi? «E’ l’evoluzione di Novak, solo che tira più forte. Lo ha detto anche Ruud: “Ho giocato con tutti e due ma Jannik tira più forte”. Eppure fa sempre pochissimi errori, aggiungo io». Perché finora la terra è stata la sua superficie meno vincente? «Perché il suo pressing da fondo, sulla terra, è meno efficace: la superficie rallenta la sua velocità. Però non ci sono più i super “terraioli”, i Nadal ed i Ferrer che ti costringevano a star lì, nello scambio da fondo. Anche Zverev e Djokovic non si possono dire tali, è più terraiolo Alcaraz. Col processo di Losanna dovrà saltare il test di Monaco di Baviera, ma si potrà allenare di più». Ma Sinner può vincere anche Parigi? «Perché no? Certo lì fa più fatica di fisico ma negli ultimi due anni è cresciuto molto anche sotto questo profilo». Se già domina sul cemento, non ha problemi sull’erba ed è competitivo sulla terra, può chiudere il Grande Slam. «Di certo è più bravo nella gestione di tutto più degli altri. Ma facciamo un passo alla volta. Intanto ha messo in bacheca il terzo Slam».