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Australian Open, Sinner: “Avevo più pressione rispetto all’anno scorso. Vagnozzi mi ha cambiato come giocatore”

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La tanto attesa riconferma del titolo di Melbourne è arrivata davvero. Jannik Sinner partiva con i favori dei pronostici, ma poi quei sette match bisogna proprio vincerli, superando le difficoltà che ti creano gli avversari, le giornate storte, i problemi fisici, i pensieri negativi e tutto quanto di imponderabile può accadere durante le due settimane di un torneo del Grande Slam.
Ecco allora l’azzurro alle prese con uno degli impegni imprescindibili che seguono una finale, sicuramente affrontabile con molta più leggerezza se ne sei uscito vincitore. Il primo interlocutore è il direttore dell’Australian Open e CEO di Tennis Australia Craig Tiley che si congratula per il secondo titolo consecutivo a Melbourne, aggiungendo: Lo stile con cui lo hai fatto in queste ultime due settimane è brillante. Penso che i media di tutto il mondo sappiano che è un assoluto piacere averti intorno. Forse la gente non vede dietro le quinte, ma il tuo carattere e il modo in cui tratti le persone ti fanno onore”.

D. Pensi di aver riservato il tuo miglior tennis per la finale? Cosa ti ha colpito di più nel tuo gioco stasera?
“Ho iniziato servendo benissimo e cercando di essere subito molto concentrato. Una prestazione di altissima qualità da parte mia. Nel secondo set, sono stato un po’ fortunato nel tiebreak, come abbiamo visto. Tutto sommato, un’altra incredibile cavalcata qui in Australia. Sono estremamente felice, condividerlo con il team, la famiglia e le persone che amo è incredibile.”

D. Qual è stato il momento in cui hai sentito che la situazione era girata a tuo favore nel processo di erosione e scomposizione del gioco di Zverev?
“Ho avuto la sensazione che il modo in cui sono entrato in campo cercando di essere piuttosto aggressivo all’inizio mi abbia dato la sicurezza di sentire la palla in un certo modo. Essere in ​​vantaggio di un set ti dà fiducia. Ho avuto possibilità nel secondo con un paio di palle break; lui ha sempre servito molto bene in quei momenti, ma si tratta di cercare di rimanere sempre lì mentalmente, cercando di giocare ogni punto nel miglior modo possibile. Sono stato un po’ fortunato nel tie-break, ma il modo in cui ho gestito ogni situazione in campo, non solo oggi in finale, è stato molto bello.”

D. Con l’appello del CAS prima del prossimo Slam sposta in qualche modo la tua attenzione o è solo la solita routine per te fino al Roland Garros?
“Difficile dirlo. Adesso non ci sto pensando. Sappiamo le date dell’udienza ed è tutto, onestamente voglio godermi questo momento.

D. Sascha ha detto due volte durante la sua conferenza stampa che gli hai ricordato Novak quando era al meglio. Novak è stato davvero una tale ispirazione per te?
È ​​un complimento incredibile, da parte di Sascha. Ho delle somiglianze con lo stile di gioco di Novak. Credo ancora che quando Novak gioca al meglio sia molto, molto difficile da battere. Ma per quanto riguarda lo stile di gioco lo ammiravo, cercando di capire quello che stava facendo, come gestiva i momenti di pressione e i momenti importanti. Credo tuttavia che siamo diversi come giocatori perché ognuno è diverso, ma di sicuro abbiamo delle somiglianze, come colpire con una certa pulizia da fondo, una buona mobilità, prevedere un po’ dove il tuo avversario giocherà la palla. Sento di poter ancora migliorare in certe aree ed è lì che lavoreremo.”

D. Due Slam vinti con altre cose in ballo [l’appello della WADA, ndr]. Quanto sei orgoglioso di te stesso per essere stato in grado di metterle da parte, concentrarti sul tuo tennis e vincere?
“Molto orgoglioso. In realtà è difficile da descrivere. Succedono molte cose fuori dal campo che forse non sai. Quando gioco, anche se a volte è molto difficile bloccare questo genere di cose, ho il team e le persone che mi sono vicine che si fidano di me. Questo per me è ancora più importante perché posso parlare apertamente con loro. Quando scendo in campo, cerco di concentrarmi sulla partita. So che può durare tre, quattro, cinque ore, ma è il momento della giornata in cui devo essere molto concentrato. Ovviamente anche in palestra, cercando di mantenere la routine, pensi un po’ meno a quello che sta succedendo, ma rimane ancora un po’ nella tua testa. So di essere in questa situazione, quindi non posso cambiare nulla.

D. Hai parlato in campo di Darren e della sua influenza. Come ti ha aiutato? Cosa lo rende un allenatore così speciale? Come puoi convincerlo a continuare con te l’anno prossimo?
“Sarà molto difficile (sorride). È una persona molto sincera. Per essere un buon allenatore con molti tennisti diversi, devi capire il giocatore, devi entrare nel suo ritmo, cosa gli piace e cosa no, e a lui bastano solo alcune settimane per capirlo. Una cosa che mi piace molto di lui è l’umiltà. Si adatta molto bene alla squadra. Ho anche cercato di fare bene qui per lui qui perché è australiano, il suo ultimo Slam come allenatore. Parliamo molto di Darren, ma è anche merito di Simone, incredibile quello che sta facendo. Mi ha cambiato come giocatore, mi ha dato così tanta sicurezza che posso fare cose diverse. È la loro combinazione, incredibili come allenatori ma anche come persone – è importante allenare in campo ma soprattutto fuori e loro sono molto bravi in ​​questo. Sono stato molto fortunato a trovare Darren, Simone e tutto il resto del team.”

D. Pensi di essere molto meglio sui campi in cemento che sulle altre superfici? Quanto vuoi lavorare per riuscire a vincere gli altri due major?
“Certo, sui campi in cemento mi sento più a mio agio. Vedremo, ma lo prendo come aspetto positivo perché sulle altre superfici devo ancora migliorare, vedere come funziona. Ci metterò molta energia, cercando di trovare la strada giusta, sperando di arrivare in fondo anche negli Slam non sul cemento. Come dico sempre, sono ancora giovane e penso di avere tempo per adattarmi, soprattutto sull’erba, perché non ho mai giocato nei tornei junior. Era una cosa nuova quando sono arrivato nel Tour. È proprio quello che mi piace: le difficoltà nel cercare di capire dove posso migliorare. Spero di poterlo dimostrare quando arriverà la stagione.”

D. L’incertezza del caso di fronte al TAS ti ha fornito una motivazione in più per vincere?
“Non proprio. Quello che è successo è successo, no? Lo dico sempre, continuo a giocare così perché ho le idee chiare su cosa è successo. Se sapessi di essere colpevole, non giocherei così e basta. Finora è andato tutto per il meglio [appelli contro la sospensione provvisoria e sentenza del Tribunale Indipendente, ndr] e credo che andrà ancora così. Al momento non ci penso. Certo, ci sono momenti certi giorni in cui vorrei non avere questo problema. Ora ho anche bisogno di tempo libero, che è molto importante per il mio corpo e la mia mente.”

D. Sei il numero 1 con un divario considerevole, ma quanto è importante per te vincere quegli altri Slam e affermare la tua autorità?
“È sicuramente una cosa a cui penso sempre. Devi essere un giocatore completo, non solo su una superficie, ma anche sulle altre due. Credo che l’anno scorso non sia stata una brutta stagione sulla terra battuta e sull’erba. Posso fare meglio, ma queste sono domande a cui posso rispondere solo giocando. Di sicuro puntiamo a entrare in questo ritmo, nello stile di gioco, soprattutto sull’erba è un po’ diverso il movimento.”

D. Qual è la differenza per te tra vincere una seconda volta e vincere la prima?
“Forse questa piccola pressione e attenzione in più dalla tua parte che devi gestire. Ma d’altro canto sai che puoi farcela perché l’hai già fatto una volta. Quello che ho capito questa volta è che ogni giorno è diverso. Ci sono giorni in cui potresti sentirti un po’ non al 100%, e poi la partita successiva all’improvviso, “ok, ci sono’. Penso di aver imparato molte cose in un anno, non guardando il risultato, ma come sono come persona e come gestisco la situazione in campo. È stato diverso, quindi sono molto felice di esserci riuscito.”.

Spazio poi alle domande dei colleghi italiani.

D. Quando hai alzato le braccia al cielo… in quel momento hai provato più gioia o sollievo?
Gioia! Siamo riusciti a fare qualcosa di incredibile questa volta, totalmente diverso rispetto a un anno fa. Avevo più pressione addosso e tante cose in più. Ma sono stato sempre felice di trovare le soluzioni giuste in campo. Quando vinci la finale è bellissimo e ti liberi di tutto“.

D. I due che hanno conquistato il Grande Slam avevano i capelli rossi come te. Ti abbiamo visto consolare Zverev a fine gara. Quand’è stata l’ultima volta che ti sei sentito come lui?
Non è facile. Ogni finale è aperta perchè uno arriva lì non per caso. E’ difficile giocare contro di lui, ma fuori dal campo siamo tutti amici. E’ come a scuola, siamo tutti compagni e quindi mi è venuto spontaneo consolarlo. Saremo tutti felici quando lui vincerà uno Slam“.

D. Vincere uno Slam a inizio anno è un qualcosa che ti dà serenità per il prosieguo della stagione. Cosa ti aspetti dai prossimi mesi, considerando che hai deciso di programmare una prima parte molto più densa rispetto a quella dell’anno scorso con un passaggio in Medio Oriente.
“E’ una bella sensazione iniziare l’anno così. Ogni torneo è diverso e ha le sue difficoltà. E’ difficile giocare in altri posti, cominciare vincendo dà una bella mano per il resto della stagione. Sicuramente ci saranno momenti non belli, ma noi tennisti ci attacchiamo all’allenamento. E’ l’ancora per noi tutti”.

Cosa farai adesso per rilassarti un po’?
Onestamente non ci ho pensato. Voglio godermi questo momento e poi staccherò per qualche giorno per rilassarmi un attimo. Poi tornerò ad allenarmi perchè l’obiettivo è quello di migliorarsi. Il focus è quello”.

Che emozione ti ha dato abbracciare tuo fratello a fine gara?
“E’ stata la parte più bella post vittoria. Mio fratello è il mio miglior amico. Nessuno mi conosce meglio di lui. Sa da dove veniamo veramente e l’abbraccio con lui è stato davvero bello”.

Ha collaborato Paolo Pinto

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