Australian Open, sulla sedia dell’arbitro c’è… confusione: il doppio rimbalzo chi lo chiama? E quando?
Durante il quarto di finale dell’Australian Open tra Iga Swiatek ed Emma Navarro, un evidente doppio rimbalzo non chiamato dal giudice di sedia Eva Asderaki ha riacceso il dibattito sull’uso della tecnologia in campo e sul video review nel tennis.
Cos’è successo
Navarro aveva nettamente perso il primo set 6-1 e all’inizio del secondo parziale il punteggio era di 2 giochi pari, A-40, (un set che Swiatek ha poi vinto 6-2) quando, nonostante la palla avesse piuttosto nettamente rimbalzato due volte davanti a Swiatek prima che colpisse, Navarro ha perso il punto.
Navarro non ha interrotto il punto e ha continuato a giocare, non potendo più contestare la chiamata ricorrendo al “Video review”: “È successo così in fretta. Nella parte posteriore della tua testa in quei casi pensi, ok forse posso ancora vincere il punto anche se non è stato chiamato” ha detto in conferenza stampa la statunitense riferendosi all’episodio.
Due altri casi… opposti
Il sistema di video review introdotto all’Australian Open quest’anno è già utilizzato più volte e da giocatore diversi, ma può essere usato solo se il punto finisce lì o se il giocatore interrompe il gioco.
Nei quarti di finale del tabellone maschile, nel match tra Ben Shelton e Lorenzo Sonego, un episodio molto simile si è risolto in maniera totalmente diversa. Sonego si trovava in svantaggio di un set e conduceva il secondo parziale 2-1, 0-15 quando ha fermato il gioco per via di un doppio rimbalzo non contestato dall’arbitro a Shelton. Il giudice di sedia Thomas Sweeney ha controllato il replay e in seguito alla verifica, ha dato il punto a Sonego: “La palla ha rimbalzato due volte prima che Ben arrivasse. Il punteggio è 15-15” – ha confermato Sweeney al pubblico.
Un episodio ancora diverso riguardo al video review è avvenuto nel match tra Matteo Berrettini e Holger Rune, al secondo turno dell’Australian Open. Durante il terzo gioco del secondo set, l’arbitro Louise Engzell ha chiamato sul 40 pari un doppio rimbalzo a favore di Berrettini in una situazione dove avrebbe vinto il punto lo stesso. Rune ha subito chiesto il video review e dalle immagini è parso chiaro come la pallina non avesse toccato due volte prima che il danese la colpisse. Grazie alla chiamata sbagliata del giudice di sedia Engzell, Berrettini ha perso un punto importante che fino a un istante prima era già suo e anche il terzo game.
Il nodo della questione: chiamata immediata o no? Ma forse la soluzione è un’altra
In questi ultimi due casi, i giocatori coinvolti hanno chiamato il video replay a differenza di Navarro: “Credo che dovremmo poter vedere il replay anche alla fine del punto, cosa che non ho potuto fare. Succede tutto così in fretta che non hai tempo a volte di chiamare tu la palla” ha detto l’americana in conferenza stampa. Navarro però non ha dimostrato un eccessivo rancore nei confronti dell’arbitro e neanche nei confronti di Swiatek che in realtà potrebbe essersi accorta del doppio rimbalzo davanti ai suoi occhi anche per via dell’effetto che ha preso la palla.
Anche se in conferenza stampa, la polacca si è proclamata innocente: “Onestamente non guardo mai i replay sugli schermi dopo i punti perché voglio rimanere concentrata sul gioco. Non ero sicura che la pallina avesse toccato due volte, è difficile da dire, andava tutto molto veloce e non mi ricordo. A volte non guardi davvero quando stai colpendo” – ha detto Swiatek.
La tecnologia viene utilizzata da molti anni per decidere le chiamate di linea, grazie all’introduzione di Hawk-Eye dal 2005, ma allo US Open del 2023 è stata la prima volta che gli arbitri hanno potuto accedere ai replay per prendere una decisione sui doppi rimbalzi.
Proprio per questo, Swiatek in conferenza stampa non si è detta poi così d’accordo con l’opinione di Navarro: “Credo che non sia poi così difficile chiamare il video replay, in fondo è la stessa cosa che facciamo da tanti anni con l’occhio di falco. Ma non mi è ancora capitato, quindi non saprei”.
Forse la soluzione più facile sarebbe quella di avere arbitri meno “fallosi” e più presenti in campo. La tecnologia ormai ha un ruolo fondamentale, mentre i compiti degli arbitri si sono ridotti notevolmente. Le chiamate che ancora gli spettano sono sempre più ridotte e il lavoro sembra più semplice da gestire. O forse, è proprio questa l’arma a doppio taglio?
La tecnologia ha certamente migliorato il gioco e la fluidità delle partite. Ma oltre ad avere numerosi vantaggi, come tutte le cose, ha anche dei contro. E la semi-sterilità imposta ai giudici di sedia, è uno di quelli. Le chiamate elettroniche hanno reso gli arbitri meno concentrati, più superficiali e, in certi cari, insicuri? Nei prossimi corsi di formazione forse bisognerà insegnargli a tirare fuori la voce, visto che ormai si sente solo quella elettronica di hawk-eye live.