Australian Open – Djokovic non molla mai, Alcaraz sì. Subire 6 break, 2 anche a zero, è imperdonabile
da Melbourne, il direttore
Ancora una volta sul cemento, e a dispetto dei suoi quasi 38 anni e di una partita che è stata quasi una maratona, 3h e 37 m., Novak Djokovic ha respinto l’assalto del murciano Carlitos Alcaraz che ha 17 anni meno di lui. In quattro set, 4-6,6-4,6-3,6-4.
Chi guarderà solo gli highlights penserà che è stata una partita fantastica, ma in verità lo è stata solo a tratti, perché spesso quando giocava benissimo l’uno, non giocava altrettanto bene l’altro. Raccogliere highlights di una quindicina di minuti di tennis spaziale non sarà difficile, ma si deve ricordare che si è giocato però oltre le tre ore e e mezzo.
Dopo di che, non è detto che tutto debba essere sempre ostriche e champagne. Che si vedessero scambi fantastici, anche se nessuno pazzesco come quello di 33 palleggi a velocità supersonica con il quale Alcaraz è riuscito a cancellare prodigiosamente una palla per il doppio break e il 5-2 nel quarto set, è normale quando si affrontano due campioni del loro calibro, il più forte e completo tennista di tutti i tempi a caccia del venticinquesimo Slam contro lo spagnolo che è stato il n.1 del mondo più giovane della storia del tennis e che sperava qui di conquistare il Career Grande Slam, avendo già vinto Wimbledon (2 volte), il Roland Garros e l’US Open, e invece dovrà pazientare almeno fino all’anno prossimo. Ha 21 anni, il tempo davanti non gli manca davvero.
Djokovic è comunque un fenomeno che va oltre l’immaginazione, perché questa mattina (per voi in Italia) ha avuto anche un problema fisico che lo ha costretto a chiedere un Medical Time Out e che, ha raccontato lui, “se avessi perso anche il secondo set, forse mi sarei ritirato”.
Invece quel set lo ha vinto anche se sul 3-2, quando era avanti di un break, ha sbagliato tre dritti elementari per lui, proprio perché non stava bene, e si è ritrovato sul 3 pari.
Ma al decimo game ha strappato addirittura a zero, con risposte bomba, al servizio poco incisivo di Alcaraz.
Come ho detto anche nel video sul canale YouTube di Ubitennis – se vi registraste come hanno fatto 16 mila appassionati ricevereste notifica del mio commento pochissimi minuti dopo la conclusione della partita che conclude la giornata – Alcaraz gioca ancora un tennis spettacolare ma discontinuo, passa da momenti di grandissimo tennis a momenti di assoluta deconcentrazione. Non esiste, neppure se si trova davanti al miglior ribattitore di tutti i tempi, che perda 6 volte il servizio senza quasi provare a difenderlo: lo ha ceduto due volte a zero, tre volte a 30, uno dopo una sola parità. O è distratto o è nervoso, perché altrimenti simili defaillances per un campione come lui (già re di 4 Slam) non si capiscono.
Fosse stato più continuo forse non avrebbe perso, perché a me – che pure sono ammiratissimo riguardo a come Djokovic riesce a battersi ancora alla sua età, correndo e recuperando come se avesse 10 anni di meno – non è sembrato che Djokovic fosse il miglior Djokovic. Ha fatto cose sensazionali, certo, ma ha servito meno bene di altre volte, ha sbagliato qualcosina di più pur avendo sbagliato meno di Alcaraz.
Ho visto nel nostro pomeriggio anche uno Zverev non trascendentale contro Tommy Paul che ha avuto breakpoint nel primo set quando ha servito invano sul 6-5 ed è stato anche avanti 3-0 nel secondo set. Ma al momento buono Paul commetteva errori davvero banali e così Zverev ha vinto i primi due set senza fare nulla di eccezionale salvo che nei due tiebreak che li hanno decisi: infatti ha vinto il primo tiebreak 7-1, il secondo addirittura 7-0. Insomma 14 punti a 1! E si suol dire che i punti dei tiebreak valgono doppio.
Il tedesco cui a 27 anni manca ancora uno Slam per potersi definire vero campione anche se è n.2 del mondo e di finali di Slam ne ha già giocate sia a Parigi sia a New York, si è distratto per un set, ma ha poi dominato il quarto.
Però anche lui non mi ha particolarmente impressionato. Insomma io non ho ben capito che cosa abbia Sinner, se ha problemi di stomaco, se magari è preda talvolta di ansie che gli impediscono di dormire bene, ma sono convinto che se starà bene batterà de Minaur per la decima volta su 10 – nella roulette si dice che se esce 9 volte di fila il rosso prima o poi esce il nero, ma in realtà i croupier smentiscono: ogni volta che la pallina cada sul rosso o sul nero le probabilità sono sempre le stesse, sempre al 50% – perché troppo più forte, la sua palla è troppo più pesante, il suo servizio troppo più incisivo, la sua solidità mentale è davvero altra cosa rispetto all’Australiano per il quale i giornali qui Down Under continuano a professare ottimismo chiaramente sciovinista.
Ma un Sinner in buona salute secondo me non avrà problemi anche con chi vincerà fra Sonego e Shelton – e speriamo sia Lorenzo – ma neppure con chi prevarrà nell’unica semifinale al momento certa, quella che gicoheranno venerdì Djokovic e Zverev.
Il serbo è ben contento di avere un giorno in più di riposo per riprendersi dalla maratona con Alcaraz e per testare il suo problema fisico (che ha potuto cancellare anche con l’aiuto di qualche antidolorifico): con Zverev ha vinto 8 volte e perso 4, ma sono tutti incontri piuttosto datati, perché l’ultimo risale a Cincinnati 2023 e il penultimo addirittura al 2021.
Djokovic in Australia è ancora più osso duro che altrove. Se vincesse il torneo per l’undicesima volta, questa sarebbe la prima volta in cui un vincitore avrebbe battuto in fila, uno dopo l’altro, la testa di serie n.3 Alcaraz, la n.2 Zverev e eventualmente la n.1 Sinner. Credo a memoria che tra gli uomini non sia mai successo, ma è un ricordo che mi frulla nella testa alle 5 del mattino (quando avrei qualche giustificazione se mi fossi sbagliato).
Detto questo però io oggi penso che Sinner abbia forse più armi per battere Djokovic, grazie al ritmo forsennato che riesce ad imporre con una continuità che Nole non può non patire, piuttosto che per battere Zverev, il quale nella diagonale dei rovesci è forse più forte del nostro e se è in giornata con il servizio, dall’alto del suo metro e 98 cm, è davvero difficile da battere. Tant’è che Jannik ci ha perso 4 volte su 6, anche se l’unica giocata nel 2024, cioè da quando Sinner è Sinner, a Cincinnati l’ha vinta Jannik, sia pure soltanto per 76 57 76, a riprova dei problemi tecnici che evidentemente Sascha gli pone.
Ripeto ancora una volta che se non ci fosse un’incognita di tipo fisico, per me Sinner vincerebbe questo torneo perché non mi pare che nessuno dei suoi avversari superstiti mi pare al massimo del proprio potenziale.
Intanto però sarebbe bellissimo – e lo dicevo già ieri – che alla semifinale contro un Sinner vittorioso su de Minaur arrivasse Lorenzo Sonego.
Battere quell’incosciente e talentuoso Shelton, mancinaccio d.o.c., non sarà facile, ma non è neppure impossibile. Lorenzo deve mettersi in testa – o glielo deve mettere in testa Fabio Colangelo – che con Shelton si può perdere una partita anche se si è avanti due set a zero così come la si può vincere anche se si sta perdendo due set a zero. Quest’ultima cosa è più difficile sempre, ma lo è in particolare con Shelton testa matta, perché mi sembra avere le caratteristiche del front-runner, cioè di quello che gioca bene quando è in vantaggio e non ha motivo di innervosirsi.
Saranno quindi importanti, sotto il profilo psicologico, i primi game, ma – come dicevo poc’anzi – tenendo ben presente che Shelton è un cavallo pazzo, gli ci vuole niente a imbizzarrire ma anche a entusiasmarsi e a fare…i bambini con i baffi.
Sono curioso di vedere le quote dei bookmaker. Intanto bravi ancora una volta Bolelli e Vavassori che si sono qualificati per le semifinali, battendo in due set Cabral-Borges, e con la felice prospettiva di non dovere affrontare la coppia che è stata a lungo loro bestia nera, Arevalo-Pavic, ma chi li ha battuti, Goransson-Verbeek.
Intanto fra le donne, dove ci manca tanto Jasmine Paolini che ci aveva viziato così bene, Sabalenka sogna il terzo Australian Open consecutivo anche se con la Pavlyuchenkova ha vinto a fatica in tre set. Però all’amazzone bielorussa non sarà dispiaciuto che Coco Gauff, sbagliando un dritto dopo l’altro, abbia dato via libera a Paula Badosa che, a differenza del fidanzato greco, da quando sta con lui e si allena con lui è decisamente migliorata e ha raggiunto infatti la sua prima semifinale di Slam. Io vorrei fare il tifo per Svitolina, dapprima contro la Keys, poi contro Swiatek che dovrebbe battere la Navarro, ma so di non avere chances di successo finale per la tennista ucraina che ha battuto la nostra Jasmine e poi la Kudermetova. Peccato perché sarebbe una bellissima storia.