Notizie

Australian Open: Zverev perde il primo set nel torneo ma supera Humbert. Paul liquida uno stremato Davidovich Fokina

0 3

[2] A. Zverev b. [14] U. Humbert 6-1 2-6 6-3 6-2

Per la quattordicesima volta in carriera, Alexander Zverev vola ai quarti di finale di uno Slam: battuto in quattro set, 6-1 2-6 6-3 6-2 in in 2h19‘ di gioco, la testa di serie n. 24 Ugo Humbert. Come si intuisce dallo score, il ventisettenne di Amburgo ha perso il primo set del torneo dopo averne vinti 12 in fila. Il match è girato due volte in avvio di parziali, prima momentaneamente nella seconda frazione quando il n.°2 del mondo non ha convertito due palle break consecutive nel suo primo game di risposta che hanno dato il là al francese per pareggiare i conti; dopodiché definitivamente nel primissimo gioco del terzo set dove Sascha ha rimontato dallo 0-30 grazie ad un prezioso nastro che altrimenti non avesse baciato la metà campo transalpino, avrebbe fatto fiondare il mancino di Metz su tre palle break consecutive.

Il tedesco chiude con 19 aces (12 per Ugo) e l’84% di trasformazione della prima, oltre a 43 vincenti 41 i non forzati francesi, ma non sorprende considerate le caratteristiche dei due e la maggiore qualità in difesa del più esperto. Il set perso da Alexander invece è l’unico della partita in cui è andato in doccia cifra di gratuiti, 13. Ai quarti Zverev avrà Paul: 2 i confronti diretti, entrambi a favore dell’americano. 6-3 6-4 agli ottavi di Acapulco 2020, 6-2 4-6 7-6(2) a Indian Wells 2022.

IL MATCH

Il primo set è un dominio incontrastato di Sascha, sulla scia dei round precedenti: 6-1 in appena 28 minuti di “non partita” con tre break tedeschi e l’abituale sensazionale – per la continuità che sta palesando da una stagione a questa parte ormai, e per i limiti che nel passato possedeva, come i doppi falli, ma che col tempo ed il lavoro in campo sono stati spazzati via – livello del formidabile servizio tedesco, veramente tirato a lucido in questo Australian Open 2025. 10 aces con il 78% di prime in campo e il 72% di concretizzazione. Nei giorni scorsi, Zverev ha avuto anche passaggi numerici ben superiori con vette altissime ma soprattutto con un’invidiabile costanza di rendimento, che testimonia come abbia compiuto dentro di sé un imprescindibile step: meglio avere più costanza percentuale tirando la prima a 215 kilometri orari, piuttosto che forzare maggiormente tirandola a 225 ma così facendo essere poi effettivamente meno costanti. Tuttavia, dopo una serie di 12 set vinti consecutivamente, lasciando le briciole agli avversari di turno, navigando in totale controllo contro Pouille, Martinez e Fearnley ecco il primo vero momento di difficoltà del suo torneo.

Alzatasi la qualità complessiva del tennista nell’altra metà campo, al termine di un primo parziale privo di sbavature, il giocatore di Amburgo ha rallentato eccessivamente e quando non pigi il piede sull’acceleratore, in partite di questo clamore mediatico contro un funambolo super arrazzato come Ugo rischi di vivere un frangente in cui sei tu la vittima sacrificale. Humbert, infatti, quando uno più forte gli dà l’opportunità di comandare e fare il suo tennis esplosivo di traiettorie mancine ma anche con effetti tra il rasoio e il taglio sotto la palla, riesce a prendere in mano le operazioni e diventa durissima arginarlo anche per il n.°2 ATP peraltro in un chiaro intervallo di appannamento. Risultato? 6-2 francese in 41 minuti che ha comunque visto il due volte finalista Slam, pur non al proprio meglio, sprecare diverse occasioni in riposta.

E’ stato il primo ad avere palle break nel set, due consecutive sull’1-0: qualora le avesse trasformate, è molto probabile che anche il secondo set per Alexander si sarebbe rivelato una passeggiata. Così non è stato e l’essersi salvato da una situazione che poteva deprimerlo in maniera definitiva ha rinvigorito lo stato d’animo del mancino di Metz che difatti d’improvviso ha trovato il suo tennis piegando le certezze granitiche di Sascha. Ciononostante Zverev si è costruito anche una terza palla break, sotto 3-2, che poteva rimetterlo immediatamente in carreggiata dopo lo strappo al profumo di marsigliese. Ma alla fine a gioire è stato il n.°1 di Francia, che ha breakkato per ben due volte l’asso tedesco: 6-2 in 41 minuti. Humbert ha alzato di 30 punti percentuali la resa della prima, passando dal 45% del primo set al 75% del secondo.

Sull’1-1, si ricomincia e la prima parte della terza frazione vede i due servizi non particolarmente brillanti che disseminano qua e là diverse mini-occasioni seppur non si materializzi mai la palla break: a rischiare per primo è subito il russo di nascita, che pronti via deve rimontare dallo 0-30 nel primissimo game – qui graziato da un provvidenziale nastro che invece di mandarlo sullo 0-40, lo porta 15-30. Un esito diverso di quel game avrebbe potuto scrivere un copione dall’opposto finale, conferendo ulteriore fiducia al transalpino e scavando al contrario ancora più dubbi nella mente tedesca – e dal 15-30 nel suo successivo turno di battuta. C’è uno 0-30 anche per il francese, bravo pure lui a risalire ma gradualmente Zverev inizia a tornare quello del primo set: doveva solamente ritrovare la costruzione appuntita dello scambio, senza strafare o cercare l’accelerazione vincente non prima quantomeno di averla preparata come si conviene.

Arrivati così ai momenti che scottano per davvero, sul 4-3 Humbert subisce il contraccolpo decisivo subendo il break alla seconda occasione in un game indirizzato dal suo doppio fallo sul 15-15. Di nuovo avanti nel punteggio, ritorna lo Zverev padrone indiscusso del campo e ricalibrato sui propri standard: nel nono gioco sfiora il game perfetto, 3 ace e una prima vincente gli ridanno il vantaggio. E’ 6-3 Germania in 37 minuti.

Senza problemi la quarta partita per il finalista all’ultimo Open di Francia, con il break maturato nel terzo gioco a spinargli il cammino: l’ultimo segno di vista francese si è avuto sul 3-2, dove Zverev ha dovuto cancellare una palla del contro-break. Sventata tale occasione da Sascha, la partita è finita: difatti nel game che è seguito, si è materializzato puntale il doppio break.

Termina dunque l’avventura di Ugo che non riesce ancora ad abbattere il muro degli ottavi Slam: fallito il terzo tentativo dopo i due a Wimbledon (2019-2024).

[12] T. Paul b. A. Davidovich Fokina 6-1 6-1 6-1

Il sentore che Don Alejandro avesse terminato la benzina aleggiava nell’aria, secca negli ultimi giorni melbourniani, già alla vigilia. D’altra parte se trascorri in campo 8 ore e 12 minuti, solamente negli ultimi due turni del torneo, per un totale di 10 set rimontando in entrambe le circostanze da uno svantaggio di 2 frazioni a 0, era facile scommettere su una dipartita fisica dell’eroe spagnolo. Quasi scontato, verrebbe da dire. Non solo per una questione prettamente atletica, ma anche e soprattutto per le scorie mentali che rimonte del genere si portano inevitabilmente dietro. Tra l’altro un doppio successo, quello assestato tra secondo e terzo turno, ottenuto da Davidovich Fokina contro pronostico: prima con Aliassime, che aveva vinto i primi due al tie-break, poi su Mensik cancellando 2 match point nel tie-break del terzo – di cui il primo sul servizio ceco. La fortuna dell’andaluso nei turni precedenti era stata aver risparmiato parecchio serbatoio all’esordio, dove aveva raccolto il ritiro di Shang. Al contrario Paul ha avuto un andamento agli antipodi: partito con una battaglia da 4 ore al quinto battendo O’Connell, ha poi proseguito vincendo in 4 con Nishikori dopo aver perso il primo al tie-break – nel secondo ha inflitto un 6-0 al nipponico – ed infine ha sconfitto in 3 set Carballes lasciandolo a zero nel tie-break inaugurale e nella terza frazione. In totale ha comunque dovuto sudare 9 ore 10 per 12 set complessivi. Gli head to head erano impietosi, 3-0 States.

L’iberico di origini russe ha tentato dentro la partita di crearsi delle opportunità per provare un insperato rigeneramento: andando tra un set e l’altro negli spogliatoi a cambiarsi o in bagno, chiamando accurati Medical-time-out. Ma nulla avrebbe potuto nel suo intento e così Tommy Paul in nonchalance lo ha semplicemente schiantato: triplo 6-1 in un’ora e venti, veramente senza storia. C’è poco da raccontare quando ci si trova davanti ad una non partita con uno dei protagonisti palesemente compromesso a livello fisico. E’ il secondo accesso ai quarti di finale di un torneo Slam per il ventisettenne del New Jersey, il primo sempre in Australia due anni fa: quando fu protagonista di una clamorosa cavalcata che lo vide arrendersi soltanto in semifinaleil suo migliori risultato nei Major – al cannibale serbo Novak Djokovic. Curiosamente anche il ventottenne andaluso correva per la seconda sinfonia in quarto turno Slam, dopo il quarto raggiunto a Parigi nel 2021.

Inoltre, quello disputato nella giornata odierna era per tutti e due il quinto ottavo in uno Slam: Fokina oltre al risultato sopra citato al Roland Garros, si è spinto per due volte al quarto a New York (2020-2021). Per Tommy, invece, insieme al paio agguantati sul cemento australiano ci sono anche i quarti a Wimbledon 2024 e – pure per lui – un doppio ottavo in casa a Flushing Meadows (in back-to back nelle ultime due stagioni). In precedenza si erano già affrontati in 3 circostanze, sempre nella medesima stagione (2023), due a livello Slam: al 2°T dell’Australian Open 2023, vittoria al quinto dopo essere stato sotto 2 set a 1 4 ore di lotta. All’epoca la testa di serie, trentesima del lotto, era lo spagnolo. La sfida si è poi ripetuta nella stessa stagione allo US Open, questa volta al 3°T: ancora successo per Tommy ma molto più netto, soli 7 giochi lasciati per strada. In mezzo ai due incroci tra Australia e Stati Uniti, c’è stato un altro incrocio nel ‘1000’ di Miami (6-3 7-5 Paul).

Comments

Комментарии для сайта Cackle
Загрузка...

More news:

Read on Sportsweek.org:

Altri sport

Sponsored