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Bernard Tomic indagato per match fixing. Ma (per ora) non sussistono prove a suo carico

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Bernard Tomic torna a far parlare di sé, guadagnandosi addirittura l’apertura di un giornale australiano importante come The Age. Purtroppo per lui, non che sia una novità, non è risalito alla ribalta delle cronache grazie al tennis giocato. E neanche per una delle sue vecchie audaci e provocatorie dichiarazioni, rigonfie d’autostima e un po’ di sana (almeno ai tempi tale si riteneva) arroganza. No, stavolta la questione, per quanto per sua fortuna già risolta, è più spinosa: l’ex n.17 al mondo è stato infatti indagato per match fixing, dunque di aver truccato delle partite da lui giocate in favore di scommettitori che vi avrebbero investito, vincendole, grosse cifre.

Cerchiamo di andare per gradi, e ricostruire la vicenda, che ha visto Tomic uscirne pulito non essendoci prove per poterlo accusare. I match in questione sono le sconfitte nel primo turno di qualificazione all’Australian Open 2022 contro Safiullin e un non memorabile incontro perso contro Quentin Halys al Challenger di Istanbul nell’inverno del 2021. Sconfitte molto nette, con set quasi non giocati da parte di Tomic. Ma i cali di concentrazione e gli incontri lanciati alle ortiche sono stati una costante dell’ondivaga carriera dell’australiano, a far storcere il naso in questo caso è altro: tante scommesse sospette sui principali siti di betting australiano. Grosse cifre sulla vittoria di Safiullin, se non addirittura sul numero esatto di set, con vincite oscillanti tra i 10.000 e i 180.000 dollari. Numeri da capogiro, subito segnalati all’ITIA e a Tennis Australia dai vari allibratori.

A tal proposito Anthony Waller, amministratore delegato di Bet Right, una delle piattaforme coinvolte, ha rilasciato delle dichiarazioni relative alla questione, tornando al 2022, ricordando come la sera stessa della sconfitta contro Safiullin la sua azienda contattò i due enti, ricevendo pronta risposta. “Abbiamo visto qualcosa di insolito“, racconta Waller, che ha collaborato attivamente anche con la polizia, “ci siamo presi la briga di contattare direttamente Tennis Australia e, a loro merito, hanno risposto alle 23:00…e l’hanno presa molto sul serio“. Così come Bet Right, che dimezzò le vincite relative a quell’incontro, addirittura rimborsando chi avesse perso la propria scommessa, dando adito ai sospetti e alle segnalazioni. “Abbiamo identificato transazioni sospette“, prosegue Waller, “ne abbiamo parlato con Tennis Australia, abbiamo ritenuto che si trattasse di un mercato sospetto, abbiamo pagato chi aveva vinto, rimborsato chiunque avesse perso e abbiamo collaborato con la polizia“.

Ma perché i sospetti sono così fitti? Due fonti anonime legate al mondo del gioco d’azzardo hanno parlato di tre “grandi clienti” (gente che investe dai 10.000 dollari in su) coinvolti, uno dei quali ha visto la chiusura del suo account dai siti dopo aver piazzato una cifra importante addirittura sui risultati dei singoli game e dei singoli set, alcune delle quali durante la partita, live. Quest’ultima tipologia di scommessa è ad oggi vietata online in Australia, ma può essere piazzata solo telefonicamente. Ciò ha portato alla discesa in campo di ITIA, federazione, polizia e squadra anti gioco d’azzardo: un’importante task force per andare in fondo alla questione, ed eventualmente dunque incriminare Tomic, reo di aver truccato degli incontri, e risalire agli abituali grandi giocatori.

Il tennista australiano è stato così interrogato, con addirittura accesso al proprio cellulare ottenuto dalle autorità del tennis. Dalle fonti è trapelata una certa arroganza e supponenza (non che sia una novità) nel rivolgersi agli investigatori da parte di Tomic, che addirittura ha rischiato di essere arrestato. O meglio, alcuni investigatori avrebbero voluto farlo per poterlo interrogare meglio, ma non c’erano abbastanza prove per una procedura tanto estrema. E in realtà, al seguito di interrogatorio, controllo della cronologia del cellulare, tentativi di contattare i sospetti di aver usufruito “dell’aiuto” di Bernard, si è giunti ad un nulla di fatto, e a quella che attualmente è una certezza: Tomic è innocente.

L’indagine non è chiusa, attualmente è in una fase “dormiente”, ma non ci sono abbastanza prove, se non semplici sospetti, per pensare di poter andare in fondo. Dunque nel frattempo l’australiano, risalito al n.212 al mondo (qualche mese dopo questi fatti era sceso addirittura fino al n.825), può giocare a tennis tranquillamente, come se nulla fosse successo. Al contempo si ripropone l’annoso problema delle scommesse, sempre più una calamità. Da quando possono essere piazzate in tempo reale su quei match senza copertura televisiva degli oltre 50.000 incontri di tennis che si disputano ogni anno, sono sempre più pericolose. Per i giocatori di basso livello, che faticano ad arrivare a fine mese e non vivono di tennis, truccare partite in cambio di denaro, o promettere determinate informazioni, è una tentazione troppo facile da accogliere. ITIA, ITF, ATP e WTA dovranno trovare un’adeguata contromisura a una situazione pesante, che rischia di degenerare sempre più. Nel frattempo Bernard Tomic, dopo aver aggiunto l’accusa di match fixing al proprio “palmares delle bravate”, uscendone però nel migliore dei modi, tornerà in campo ai Challenger di Brisbane 1 (inizio il 27 gennaio) e 2 (3 febbraio) ai quali è attualmente iscritto.

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