Australian Open, Djokovic: “Cercavo motivazioni extra, con Murray le ho trovate”
Novak Djokovic is back. A casa sua, sulla Rod Laver Arena, il serbo ha battezzato alla grande il suo 18esimo Australian Open, con una prestazione andata in crescendo contro il promettente Nishesh Basavareddy. Ben consapevole che deve migliorare, in conferenza stampa Nole ha rifatto i complimenti al giovane avversario e approfondito il capitolo di Murray, il suo nuovo allenatore, chiaramente uno degli argomenti più sentiti delle ultime settimane.
D: “Novak, ben fatto. Quanto ti ha impressionato Nishesh e come valuti la tua prestazione?“
Djokovic: “Sono rimasto davvero impressionato da lui, come credo tutto lo stadio, perciò ha ricevuto tanti applausi mentre usciva. Il pubblico ha visto la qualità del suo tennis, il suo spirito combattivo. Grande merito a lui per aver giocato in questo modo al debutto in uno Slam, alla prima volta sub un campo importante. Sono sicuro che, se continuerà così, visto che è ancora giovane, ne sentiremo parlare in futuro. Ha anche un’ottima mano, in generale un giocatore completo. Certo, può sempre migliorare sui colpi, ma ha già un buon gioco. Per quanto mi riguarda non ho iniziato bene, ho perso il primo set, anche se ho avuto sul finale delle occasioni per rientrare. Sono stato un po’ troppo passivo da fondo e l’ho lasciato comandare. Sul 4-3 nel secondo ho giocato un gran game, trovando un break fondamentale; da lì ho cambiato l’inerzia a mio vantaggio. Ho servito bene, e alcuni colpi hanno funzionato bene in certi momenti, in altri no. Ho concluso in un buon modo, e mentalmente conta per il resto del torneo“
D: “Una domanda su Andy. Quanto è stata importante, nell’assumere Andy, la sua capacità di analizzare il gioco durante una partita e di darti un feedback? Puoi darci qualche informazione su cosa ti ha detto stasera?“
Djokovic: “Purtroppo no, perché sono cose che rimangono tra noi. Ma proviamo a comunicare molto dentro e fuori dal campo. Abbiamo parlato prima del match, prima del riscaldamento. Stesso ora, cinque minuti fa abbiamo parlato della partita, di come mi sento, di come lui pensa che abbia giocato e di cosa vada fatto domani in allenamento. La comunicazione è la chiave per capirsi l’un l’altro e trovare una formula che funzioni bene, è questo che stiamo provando. Visto che non abbiamo passato molto tempo insieme, siamo ancora in quella prima fase di conoscenza: è stata la prima partita insieme oggi. Mi piace molto la sensazione di avere Andy come coach nel mio angolo, specie con la nuova dinamica: si può sedere di base nell’angolo in campo così che possa ascoltarlo meglio.
Un paio di volte gli ho chiesto delle cose e mi stava dando dei feedback, la sua guida e opinione. Mi piace parlare con Andy, è importante. Lui conosce il tennis tanto bene quanto tutti lì fuori, è una leggenda. Capisce gli alti e i bassi che puoi avere sul campo, anche mentalmente e fisicamente. Non ho bisogno di spiegare: lui arriva su quello che attraverso. In quei momenti è una grande battaglia. Ovviamente vuole che mostri energia, che colpisca per primo. Oggi ha fatto un gran lavoro, si è alzato tante volte, cercando di incoraggiarmi e tifando per me; è una brava persone. Averlo nel mio angolo è un piacere“
D: “Potresti affrontare Carlos nei quarti. Com’è affrontarlo attualmente, che sfide propone?“
Djokovic: “Parlare del potenziale incrocio con lui nei quarti è un po’ prematuro. Ma, in generale, lui porta molto energia e intensità sul campo. Da questa prospettiva, mi ricorda molto Rafa, un giocatore molto completo. Può farti male da ogni parte del campo su ogni superficie. La sua versatilità è fantastica; è impressionante come abbia saputo raggiungere in un’età così giovane un livello di tennis così alto e una mentalità in campo talmente matura. Ciò lo rende uno dei migliori giocatori al mondo degli ultimi tre, quattro anni. Vincerà Slam ogni anno per i prossimi anni, consecutivamente. Sono sicuro che non si fermerà qui, vedremo Carlos per molti anni a venire“
D: “In campo hai detto che è un po’ strano alzare lo sguardo e vedere lì Andy. Che ti è passato per la testa?“
Djokovic: “Mi sono allenato con lui tutta la settimana prima della partita, ma in incontri ufficiali è diverso: campo centrale, sessione serale. Il campo dove ci siamo affrontati tante volte dai lati opposti della rete, non so in quante finali ci siamo incontrati. Perciò è stato un po’ strano vederlo. Non per essere ripetitivo, ma ovviamente mi sta piacendo spendere del tempo con lui dentro e fuori dal campo, parlare con lui di tennis, capire come lo vede. Provo tante volte a fargli domande, su come veda il mio gioco. Lui mi chiede costantemente come mi senta. Come detto, siamo ancora nella fase iniziale di conoscenza, e c’è molta comunicazione. A volte non è necessario scambiarci parole perché ci basta guardarci e sappiamo cosa è successo in campo, che sia in partita o in allenamento. Mi incoraggia e mi supporta costantemente, è brillante. Gli interessa molto e sta mettendo un sacco di energia per cercare di farmi sentire bene sul campo. Ed è quello di cui ho bisogno, cercavo motivazioni extra. Con Andy le sto avendo“