Australian Open, no alle bandiere sugli spalti come mezzo di protesta. Tiley: “Vogliamo fornire un ambiente sicuro”
Il Direttore dell’Australian Open Craig Tiley, con un comunicato stampa emesso in queste ore, ha messo in guardia gli spettatori di Melbourne Park: chiunque introduca o sventoli nell’impianto bandiere per manifestare verrà espulso dal sito o consegnato alle forze dell’ordine preposte alla salvaguardia della sicurezza. Tale misura è stata presa dall’organizzazione dell’evento, con l’obiettivo di essere fedele all’appellativo del torneo: quel “Happy Slam” che vuole avere un clima e un’atmosfera amichevoli, sereni per tifosi e addetti ai lavori al fine di non promuovere in alcun modo la propaganda politica per mezzo dello sport. Sono state pertanto vietate le bandiere russe, bielorusse e israeliane fino alla conclusione dell’evento.
Il dirigente sudafricano ha dichiarato al tabloid ‘Herald Sun‘ – quotidiano fondato nella capitale dello Stato di Victoria – che la bandiera israeliana sarebbe stata consentita solamente qualora ci fosse stato un atleta israeliano in gara. Non essendoci tennisti israeliani nei due tabelloni principali, questa circostanza non ha avuto seguito. Il numero 3 al mondo del tennis in carrozzina Guy Sasson è israeliano, ma non giocherà fino a al 21 gennaio: data che segnerà l’inizio dell’Australian Open wheelchair . Tiley ha quindi spigato che le uniche bandiere consentite sarebbero state quelle dei giocatori in tabellone: “L’obiettivo finale è di assicurarci che i nostri fan siano felici e per farlo dobbiamo fornire loro un ambiente sicuro e piacevole in cui possano tranquillamente guardare tennis. E ogni volta che ciò viene compromesso, allora interveniamo. La situazione è molto chiara, se viene esposta una bandiera di un paese che non ha esponenti nella competizione coloro che l’hanno mostrata non sono i benvenuti“. Tiley ha inoltre dichiarato che gli organi preposti alla sicurezza avranno l’autorizzazione a presidiare i punti di ingresso all’impianto, effettuando perquisizioni al fine di scovare eventuali bandiere bandite per evitare che possano essere introdotte dentro il torneo. Chiunque verrà sorpreso a violare le regole, verrà invitato a rimuoverle o qualora si rifiutasse verrà scortato all’uscita. “Ci si aspetterebbe che quelle bandiere vengano ritirate all’ingresso del sito, ma a volte ciò non accade. Se vengono esposte in modo palese, verrà richiesto di rimuoverle e ovviamente se ci si rifiuta, si verrà accompagnati fuori dall’impianto“.
Le bandiere di Russia e Bielorussa erano già state bandite nel 2023. La decisione fu presa dopo che uno spettatore sventolò una bandiera russa durante il match fra la russa Kamilla Rakhimova e l’ucraina Kateryna Baindl. In generale, negli ultimi anni diversi manifestanti hanno preso di mira l’Open d’Australia come la miglior vetrina possibile per dare risalto mediatico alle loro “battaglie, dai diritti degli animali e a quelli per i rifugiati, sfruttando l’enorme seguito globale che uno Slam porta con sé. Ma su questo preciso punto, Craig ha le idee chiarissime: “Le persone che vengono al torneo con l’intento di creare disturbo non sono benvenute e chiunque sia fonte di disturbo non sarà più ben accetto nell’impianto“.
Il presidente della Commissione anti-diffamazione Dvir Abramovich ha affermato di non vedere alcun problema nel fatto che le bandiere di Israele siano esposte solo quando gareggiano giocatori di quella nazione, a patto che venga adottato lo stesso approccio con gli emblemi di altri paesi. “Se il direttore del torneo dice che, a meno che non ci sia un giocatore canadese o francese in campo, non si possono portare le bandiere di quei paesi, non ho problemi. È impossibile criticarli se c’è un’applicazione uniforme e coerente della regola“. Nella giornata di lunedì intanto 59.621 persone hanno raggiunto Melbourne Park, stabilendo il record di presenze per il primo lunedì del torneo.