Denis Kudla si ritira e volta pagina: dallo scorso dicembre è nello staff tecnico di Reilly Opelka
Al termine del match di doppio misto di sabato con la squadra della Repubblica Ceca, Desirae Krawczyk gli ammannisce alcune pacche sulle spalle e lo festeggia accompagnandolo verso i compagni di squadra. Lui è Denis Kudla; ha appena vinto con la sua connazionale il match (ininfluente) che proietta gli Usa verso la finale della competizione con la Polonia e probabilmente in cuor suo sa che è stato l’ultimo match della sua carriera.
A trentadue anni si ritira l’americano nato a Kiev e trasferitosi negli USA con la famiglia a solo un anno di età; Kudla ha giocato prevalentemente nel circuito minore, dove ha vinto nove challenger, ma ha ottenuto alcune soddisfazioni anche tra i più forti se pensiamo alle semifinali di Atlanta 2015, persa con Isner, e soprattutto Halle 2018, conclusasi a favore di Roger Federer ma dopo un tie-break e un long set. Denis ha scalato la classifica fino alla posizione 53, raggiunta nel maggio del 2016.
Dallo scorso primo dicembre Kudla ha iniziato la sua attività parallela di coach di Reilly Opelka e il gigante del Michigan lo ha ripagato molto presto superando a Brisbane nientemeno che Novak Djokovic, e in soli due set. Intervistato sabato come ospite del podcast “The Changeover”, Denis ha parlato della sua nuova esperienza e dell’impresa del suo protetto. “Sento di poter dare molto in termini di informazioni e sento di conoscere il modo migliore per veicolarle in allenamento e a bordocampo. Con Reilly abbiamo lo stesso agente, dicembre è un mese in cui i tennisti sono alla ricerca di nuove esperienze per accrescere il livello tecnico del proprio staff e ci siamo messi presto d’accordo”.
Sollecitato dal conduttore del podcast, Denis parla anche del match di Opelka con l’asso di Belgrado (con cui lui ha perso per tre volte, a Wimbledon 2019 e 2021 e a New York 2019) e di come… non ha potuto assistervi. “Sono felice di fare squadra con un tennista americano; al nostro primo torneo insieme lui ha addirittura battuto Djokovic. Ho pensato di volare da Sydney a Brisbane ma dovevo allenarmi con Coco e Taylor dalle due alle quattro; il volo era di un’ora e Opelka giocava alle otto. Avrei dovuto tornare e al mattino fare warm-up e giocare il doppio… troppo complicato.
Voglio dire” – continua Denis – “in un certo senso le possibilità di vincere erano poche, ma con l’altro coach Jay Berger (già numero sette ATP nel 1990) ci siamo detti che se avrebbe messo in atto il nostro piano ce l’avrebbe fatta. Alle undici di sera ero davanti al video come un matto, in un box ai margini del campo non avrei potuto sfogarmi così”. Non c’è che dire, una maniera splendida di principiare la nuova carriera.