Le pagelle degli italiani: dalla M di Musetti alla V di Vavassori. Sinner merita il 10, insufficienza per Sonego
Gli scrutini di fine anno sono un’operazione sempre molto laboriosa per i professori scolastici. È necessario far convergere vedute diverse e, soprattutto, unire la componente numerica – fredda e oggettiva – a quella più legata agli aspetti umani e di buon senso. Il tutto ripetuto per un numero di alunni che in alcuni casi può raggiungere e anche superare le 30 unità. Nel nostro piccolo, abbiamo ormai preso l’abitudine di applicare questo lavoro ai giocatori italiani – uomini e donne – che concludono la stagione tra i primi 100 delle classifiche ATP e WTA. Quest’anno, però, per quanto riguarda il movimento maschile, ci siamo ritrovati di fronte una “classe” dalle dimensioni inusuali. Non si parla ovviamente dei 25/30 alunni che possono riempire un’aula di scuola ma comunque di 9 giocatori, ben 4 in più rispetto sia al 2022 che al 2023 e nuovo record dopo gli 8 del 2021. E chissà che l’anno prossimo non si possa toccare la doppia cifra con Bellucci e Passaro (rispettivamente n. 103 e n. 108) forti candidati a rinfoltire ulteriormente il gruppo azzurro.
In ogni caso, per facilitare il confronto con i lettori si è deciso di dividere in due appuntamenti separati l’affissione dei nostri voti di fine anno ai top 100 ATP. A questo link potete trovare le prime cinque pagelle, in rigoroso ordine alfabetico, dalla A di Arnaldi alla F di Fognini passando per Berrettini, Cobolli e Darderi, oltre a un bilancio complessivo del movimento maschile. Di seguito, invece, ci sarà spazio per Musetti, Nardi, Sinner, Sonego e infine anche per una menzione speciale per la coppia Bolelli/Vavassori. Le pagelle delle ragazze si trovano invece in un unico pezzo a questo link.
LORENZO MUSETTI (#17): voto 7+
Nella stagione di Lorenzo Musetti c’è in particolare un intervallo di tempo su cui concentrarsi. Maggio-luglio: nel giro di circa 60 giorni il carrarino è passato dall’eliminazione al primo turno a Roma, arrivata tra due finali Challenger perse, alla semifinale di Wimbledon. In questi due mesi potrebbe essere cambiata la carriera di Lorenzo perché si è visto qualcosa che fin qui gli era sempre mancata: la tranquillità per reagire ai momenti complicati. Ma a prescindere da quale sarà il futuro a medio-lungo termine dell’azzurro, è evidente che lì l’annata di Musetti abbia avuto una svolta positiva. Nei primi quattro mesi di 2024 Lorenzo aveva superato due turni solamente in due tornei (Miami e Montecarlo), mentre durante il Roland Garros si è accesa una miccia che ha poi portato ai due grandi risultati dell’anno: la già citata semifinale a Wimbledon e il bronzo olimpico. Quest’ultimo traguardo – storico per il tennis azzurro che non raccoglieva una medaglia ai Giochi da 100 anni – è seguito senza soluzione di continuità alla finale di Umago all’interno di un periodo intensissimo in cui si erano inserite anche la semifinale di Stoccarda e la finale al Queen’s.
Musetti ha così finalmente dimostrato di poter reggere fisicamente e mentalmente a una pressione costante. D’altra parte Lorenzo ha probabilmente pagato questo sforzo nell’ultima parte della stagione in cui non è riuscito a ritrovare la stessa energia. Ha comunque regalato altri sprazzi di grande tennis come quando ha battuto Zverev a Vienna ma è rimasto a secco di titoli (quello di Chengdu in cui ha perso in finale era ampiamente alla sua portata) e non è arrivato al meglio della condizione a Malaga per le finali di Coppa Davis dove infatti Volandri gli ha preferito Berrettini nei singolari di semi e finale.
Il bilancio rimane comunque positivo, anche in termini di classifica con 10 posizioni guadagnate rispetto al punto di partenza stagionale. Lorenzo ha alzato il livello e lo dimostra il fatto che se nel 2023 aveva vinto solo 5 partite su 19 contro giocatori top 20, nel 2024 è addirittura in attivo in questa statistica (9-8). Ora però c’è da lavorare anche sull’altra faccia della medaglia. Il carrarino perde ancora troppo spesso con avversari di classifica inferiore: contro i giocatori fuori dalla top 50 è infatti passato da 23-14 a 25-13. Sul talento di Musetti nessuno ha mai avuto dubbi; da quest’anno abbiamo più certezze anche sulla sua maturità. I margini di miglioramento ci sono ancora e allora la top 10 è tutt’altro che un obiettivo irrealistico.
LUCA NARDI (#92): voto 6,5
L’ultima new entry di quest’anno è stata quella di Luca Nardi. Il 2003 di Pesaro ha fatto il suo primissimo esordio in top 100 già a marzo dopo aver iniziato la stagione da numero 118 del mondo. A maggio si era poi già spinto fino alla 70esima posizione del ranking facendo così pensare a una crescita in stile Arnaldi 2023. In realtà la seconda metà dell’anno si è rivelata molto più complicata rispetto a quello che potevano indicare queste incoraggianti premesse. Hanno sicuramente influito alcune traversie tecniche manifestatesi in scelte tennistiche e di vita come quella di interrompere la collaborazione con Giorgio Galimberti per tornare a Pesaro dal suo primo allenatore Francesco Sani e poi quella di iniziare un nuovo percorso con Federico Ricci. Quest’ultima novità sta iniziando a portare i frutti sperati e infatti, dopo quattro mesi travagliati con appena due vittorie tra maggio e agosto, Luca ha chiuso la sua stagione raccogliendo ottimi risultati nel circuito Challenger e in particolare vincendo il torneo di Rovereto.
L’azzurro si è così riguadagnato la top 100 e per certi versi si tratta di un successo ancor più significativo rispetto a quello che rimane comunque il ricordo più bello del suo 2024 (oltre ad essere uno degli highlights della stagione del tennis italiano): la vittoria su Djokovic a Indian Wells. In quel periodo Nardi aveva costruito una fiducia nei propri mezzi tale da arrivare a battere il numero 1 del mondo e vincere poi sette partite di fila tra il Challenger di Napoli e le qualificazioni del 1000 di Montecarlo. La preoccupazione era che Luca si fosse poi smarrito ma il suo ritorno alla vittoria ci dice di un ragazzo che a 21 anni ha la forza per riprendersi anche dai momenti difficili.
JANNIK SINNER (#1): voto 10
Se la perfezione non appartiene a questo mondo, ci sono però cose che ci si avvicinano molto e la stagione 2024 di Jannik Sinner è una di queste. E così scegliere un voto non è mai stato così semplice come in questo caso. Siamo infatti di fronte a uno dei miglior rendimenti annuali della storia del tennis con una percentuale di vittorie pari al 92,4% (la nona più alta di sempre), figlia di un bilancio di 73 affermazioni contro appena 6 sconfitte (di cui solo una dal 12 agosto in avanti). A gennaio Jannik partiva sì sulla scia di una conclusione di 2023 a dir poco entusiasmante e promettente ma comunque da numero 4 del mondo. Già a inizio giugno si è preso il trono del ranking e tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno ha dimostrato di essere (nettamente) il più forte di tutti al di là dei punti in classifica – che pure dicono molto visto che tra lui e il secondo (Zverev) c’è la differenza che c’è tra quest’ultimo e il settimo (Djokovic).
Tutto ciò si è inserito in un contesto tutt’altro che favorevole con la vicenda doping che, iniziata ad aprile e apparentemente archiviata ad agosto, è tornata ad essere una spada di Damocle sulla testa dell’azzurro nell’ultima parte di stagione. Non risentirne era impossibile e non può essere un caso che gli unici tornei parzialmente negativi di Jannik siano coincisi proprio con la prima fase di questa storia e che invece gli Slam vinti siano arrivati in periodi di assoluta serenità. Ma l’altoatesino è riuscito a superare anche questa sfida dimostrando una maturità fuori dal comune non solo nelle vesti di atleta ma anche e soprattutto di uomo, nonostante i suoi 23 anni.
È bene ricordare anche il resto del bottino stagionale oltre ai primi due major. Tre Masters 1000 (Miami, Cincinnati e Shanghai) come non era successo a nessuno negli ultimi sei anni (l’ultimo era stato Nadal nel 2018, così come era stato Rafa l’ultimo a battere tre volte di fila Djokovic, nel 2013), due 500 e poi le vittorie che lo hanno reso un eroe nazionale a tutti gli effetti: quella davanti al pubblico italiano nelle Finals di Torino e poi quella con la maglia azzurra in Coppa Davis a Malaga. E in questo percorso sostanzialmente privo di passi falsi – Sinner è infatti arrivato almeno ai quarti di finale in tutti i tornei disputati – la superiorità mostrata in campo è stata sempre crescente fino a raggiungere l’apice proprio a Torino dove nessuno degli altri otto “Maestri” è riuscito a strappargli più di quattro game in un set.
Cinico, solido, continuo, imperturbabile: INGIOCABILE, solo per non dire perfetto.
LORENZO SONEGO (#53): voto 5,5
Con la pagella di Sinner abbiamo avuto quasi il più classico dei dulcis in fundo. Quasi però, perché l’ultima pagella – prima di quella speciale per Bolelli/Vavassori – reca un’insufficienza, l’unica in tutto il gruppo dei top 100. Lorenzo Sonego è infatti il solo ad aver perso posizioni rispetto al punto da cui aveva iniziato la nuova stagione. A dire la verità si tratta di un deficit piuttosto contenuto di appena sette posti. Non è infatti legato semplicemente a questo passo indietro il voto assegnatogli. Già l’anno scorso la sufficienza (gli avevamo dato un 6+), figlia soprattutto del grande contributo dato alla vittoria della Davis affiancando Sinner in doppio, non era stata troppo convinta. Adesso, a fronte di un bilancio vittorie-sconfitte negativo (27-33 dopo il pressoché in equilibrio 30-31 di fine 2023) e del posto perso in nazionale (non è stato convocato né per Bologna né per Malaga), restare sulla linea di galleggiamento del 6 era impossibile. Non può infatti bastare il titolo vinto a Winston Salem: unico acuto in un’annata che non lo ha mai visto oltre il secondo turno negli Slam e solo una volta agli ottavi in un 1000.
Ma al di là del rendimento nei vari tornei, due dati sono indice del calo di Lorenzo che ci aveva sempre abituato a qualche exploit contro giocatori di livello superiore. Dopo aver battuto sette top 20 negli scorsi due anni, nel 2024 l’azzurro ha sconfitto solamente Humbert. Inoltre, il torinese è passato da un record contro i top 50 di 13-18 al 7-20 di quest’anno. Anche a fronte di questi risultati (negativi sin da inizio stagione), Sonego ha deciso di separarsi dal suo storico coach Gipo Arbino: una scelta coraggiosa che ha portato a un periodo di inevitabile assestamento. Il 2025 sarà la prova del nove per lui e il suo nuovo allenatore Fabio Colangelo.
PAGELLA BONUS – BOLELLI/VAVASSORI: voto 8
Escludere Bolelli e Vavassori da questo speciale di fine anno dedicato alle pagelle degli italiani solo perché doppisti sarebbe stata un’operazione meccanica non in linea con il senso di questo contenuto che ha avuto lo scopo di tracciare un bilancio sulle annate dei protagonisti del 2024 del tennis azzurro. E Simone e Andrea sono stati una delle principali fonti di soddisfazioni per il nostro sport quest’anno. Fino a poco più di un anno fa quando ci si preparava ai weekend di Coppa Davis, non si poteva fare a meno di tornare sull’annoso problema doppio. Adesso invece la questione ha assunto tutt’altro carattere e semmai il problema è l’abbondanza. Bolelli e Vavassori sono infatti rimasti in panchina durante la settimana di Malaga nonostante siano stati, classifica Race 2024 alla mano, la quarta miglior coppia della stagione ATP.
Le scelte di Volandri sono state premiate dai risultati ma ciò non può togliere nulla a quanto fatto dai due doppisti azzurri che al loro primo anno stabilmente in coppia hanno raccolto una serie di risultati sostanzialmente inediti per l’Italia per quanto riguarda questa specialità. Simone e Andra hanno iniziato subito alla grande con la finale all’Australian Open; a febbraio si sono poi affermati sulla terra del 500 di Buenos Aires e sempre sul rosso sono andati nuovamente vicinissimi a un successo Slam fermandosi solo al cospetto dei numeri 1 Arevalo/Pavic a Parigi. Ma Bole e Wave si sono dimostrati competitivi su tutte le superfici e infatti hanno conquistato un titolo sia sull’erba (Halle) che sul cemento (Pechino). Gli unici momenti negativi della loro stagione sono coincisi con gli impegni con la maglia azzurra: alle Olimpiadi è infatti arrivata un’eliminazione al primo turno e nel girone di Davis a Bologna i due non hanno brillato particolarmente. Come detto, non basta per intaccare il giudizio sul loro lavoro e sul loro rendimento. Bolelli e Vavassori rimangono un’eccellenza del made in Italy al pari dei vari Sinner, Paolini ed Errani (con cui, tra l’altro, Andrea ha vinto il misto allo US Open) e ci sarà bisogno di loro per confermarsi ancora in Davis.