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Alex Schwazer: “Sinner può permettersi di difendersi da solo, altri no. Per me è innocente”

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Tra successi storici all’ombra del doping: la carriera di Alex Schwazer è e resterà sempre un argomento che farà dividere gli appassionati tra chi esalta i suoi risultati epici e chi metterà sempre in primo piano le due squalifiche ricevute.

Infatti l’ex atleta, che il 26 dicembre festeggerà 40 anni tondi tondi (“ma è come se me ne sentissi 60 o 70”), vanta come vittoria più significativa naturalmente l’oro Olimpico conquistato a Pechino nel 2008 con tanto di record olimpico. Sempre alla marcia 50 km, disciplina dove ha conquistato la medaglia dal metallo più prezioso, Schwazer ha collezionato due bronzi Mondiali a Helsinki nel 2005 e due anni dopo a Osaka. Nel 2010 invece è arrivata un’altra vittoria ovvero i Mondiali di Barcellona nella marcia 20 km.

Una carriera come detto costellata da luci e ombre poiché Schwazer conta anche due squalifiche per doping. La prima volta fu trovato positivo all’EPO poco prima dell’inizio delle Olimpiadi di Londra datate 2012. Alex ebbe la forza di ammettere pubblicamente in lacrime l’uso di quelle sostanze, spiegando come la pressione di arrivare da un Oro Olimpico lo aveva portato a questa scelta. Nel 2016 invece dichiarò di essere pulito nonostante il test anti-doping segnalasse la positività al testosterone. Il tribunale sportivo non accettò le accuse da parte del team di Schwazer circa la decisione e arrivò dunque la squalifica per 8 anni, terminata in concomitanza con l’ultima gara della sua carriera.

A proposito di doping e squalifiche, Schwazer ha rilasciato un’intervista a La Repubblica a pochi giorni dal suo compleanno dove tra i vari argomenti si è soffermato su Jannik Sinner, facendo in primis chiarezza sul Clostebol e sulla situazione specifica riguardante il numero uno del mondo: “Il Clostebol è l’esempio classico di come le sanzioni non siano uguali per tutti. Sinner può permettersi di difendersi da solo, altri sono morti sportivamente in silenzio, condannati per la stessa sostanza e modalità assai simili. Jannik è certamente innocente e gli innocenti non devono mai prendere squalifiche: ma essere innocenti o no, a livello di giustizia sportiva e antidoping, conta zero. La politica è tutto, in questo mondo.

Secondo interessante aspetto è la differenza tra la Federtennis e la Fidal (Federazione Italiana Di Atletica Leggera). La prima sta difendendo Sinner mentre la seconda non fece lo stesso con Schwazer: “La Fidal è sempre restata in silenzio per tutelare il resto degli atleti. È una scelta: se alzi la voce possono esserci ritorsioni. E il motivo è sempre quello: c’è troppa politica nello sport”

Sulla Wada, Agenzia mondiale antidoping, Schwazer spiega: “La Wada si è chiesta a un certo punto: ammettiamo che c’è stato un errore o restiamo sulla nostra linea? La manipolazione delle provette è un evento possibile, come abbiamo visto con i russi alle Olimpiadi invernali di Sochi 2014. E poi c’è gente che per la stessa sostanza prende un anno, due, otto o anche niente. La disparità è anche economica: il sistema costa troppo, non puoi difenderti. Una persona normale molla anche se non vorrebbe“.

Infine, sul suo futuro racconta un suo sogno: Voglio entrare nel mondo del calcio. Sono stato un atleta individuale in uno sport di durata. Il calcio è uno sport di squadra giocato da singoli. Voglio diventare preparatore atletico e mettere la mia esperienza al servizio di un ambiente nuovo”.

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