Non solo Sinner, il tennis in Italia è una fabbrica di soldi
La storia riscritta a colpi di vittorie non è l'unico sintomo dell'età dell'oro che il tennis italiano sta vivendo. Sinner ne è la punta di diamante, dietro di lui c'è un movimento agonistico mai così florido, neanche nei periodi del boom degli anni Settanta e Ottanta o, nel caso delle donne, dell'epoca vincente a cavallo degli anni Dieci del nuovo millennio. Motori straordinari di un sistema che è diventato in Italia una macchina da soldi e tesserati capace di mettersi in scia al calcio scavalcando per interesse anche pallavolo e pallacanestro, per definizione gli sport più praticati anche perché più diffusi a livello scolastico.
L'effetto Sinner, prima di lui Matteo Berrettini, e l'effetto Paolini si fanno sentire. Prendere penna e quaderno per annotare le cifre: uno studio recente di Boston Consoulting Group ha stimato in 18,1 milioni gli appassionati di tennis e padel, la moda crescente fino a ieri prima di essere di nuovo soppiantata dal tennis vero e proprio. Di questi, uno su tre (6,5 milioni) sono praticanti e circa un milione tesserati dalla federazione che registra un trend in crescita costante se è vero che solo a fine 2023 le tessere staccate erano 820mila e i primi sei mesi del nuovo anno sono stati un boom pazzesco.
A beneficiarne sono tutti, lavoratori diretti del settore (BCG ne ha contati 57.541) e un indotto fatto di attività che ruotano intorno a una disciplina per nulla a buon mercato. Abbigliamento, attrezzatura e possibilità di accedere a strutture e corsi non sono storicamente alla portata di tutti, anche se la Federazione ha fatto molto negli ultimi anni per accompagnare il ritorno ai successi dei campioni con una capillare attività di sensibilizzazione e diffusione tra i più giovani.
In ogni caso l'industria del tennis e del padel vale ormai quanto una Finanziaria: 8,1 miliardi di euro. E restituisce allo Stato molto più di quanto riceva. Nel 2022 ha versato tributi e oneri per 1,2 miliardi di euro avvicinandosi a sua maestà il calcio che ha più appassionati (21,9 milioni) e praticanti (7,9), ma soprattutto è ancora in grado di sviluppare un giro d'affari nettamente superiore. Per ora. Dopo un decennio di Sinner, si vedrà.
Jannik è una macchina da soldi prima di tutto per se stesso, poi di riflesso per il movimento. Il numero uno dei tennis mondiale ha vissuto un autunno da sogno: solo limitandosi alla ricca esibizione di Riyadh e alle ATP Finals di Torino ha intascato 10 milioni di euro in premi in poco più di due settimane. Il database dell'ATP gli riconosce un prize money ufficiale per il 2024 di 16.914.035 dollari (16,06 milioni di euro) e uno globale in tutta la giovane carriera di 33.989.584 dollari. Tra sponsor e partnership varie, però, il totale annuo dovrebbe essere superiore ai 50 milioni di euro.
Anche per questo Federazione e Torino hanno scommesso tutto per mantenere in Italia le ATP Finals anche oltre la scadenza del precedente contratto, fissata nel 2025. L'ultima edizione, quella vinta da Sinner, ha fatto registrare 210mila presenze nonostante i prezzi dei biglietti tutt'altro che favorevoli, con un indotto da oltre mezzo miliardo di euro creato e lasciato sul territorio. Il Governo ha garantito i fondi per convincere l'ATP ad arrivare almeno fino al 2030, se solo a Torino o anche a Milano sarà materia di dibattito politico e sportivo successivo alle Olimpiadi invernale del 2026.
Di sicuro, per, anche nei palazzi romani hanno fatto bene i loro conti e si sono accorti che il tennis è una gallina dalle uova d'oro anche per il pubblico, non solo per i privati. Le Finals torinesi hanno consentito di moltiplicare per cinque ogni singolo euro anticipato dallo Stato sotto forma di finanziamento per l'evento. Anche per questo il governo Meloni non ci ha pensato due volte ad affiancare il presidente federale Binaghi nella sua battaglia contro i petrodollari del deserto saudita. Ogni pallina che viene giocata è un punto vincente. Impensabile solo pochi anni fa.