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ATP Finals, Bolelli e Vavassori: “Non abbiamo mai battuto Arevalo e Pavic, speriamo sia la volta buona”

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Simone Bolelli e Andrea Vavassori sono stati sconfitti dalla coppia tedesca composta da Kevin Krawietz e da Tim Puetz nella seconda giornata del girone dedicato a Bob Bryan delle Nitto ATP Finals di Torino: gli azzurri, reduci da un esordio perfetto, hanno giocato un’altra partita di alto livello ma hanno perso tutti i punti decisivi, venendo condannati da un sistema di punteggio che non reputano all’altezza di un evento così prestigioso. Simone e Andrea si giocheranno così la qualificazione alle semifinali con la coppia formata da Marcelo Arevalo e Mate Pavic, contro la quale hanno sempre perso (tre volte su tre, sempre sulla terra battuta) nel corso del 2024: nei quarti di finale a Montecarlo, in semifinale a Roma e in finale al Roland Garros. Nel corso della conferenza stampa post-partita Bolelli e Vavassori – felici della prestazione, nonostante la sconfitta –  hanno analizzato i prossimi avversari (“Arevalo è più forte da fondocampo ma su questa superficie rapida potrebbe andare in difficoltà mentre Pavic è un mago a rete”), ponendo anche l’accento su un regolamento a loro parere sbagliato (killer point e supertiebreak) e sottolineando infine l’orgoglio di disputare un torneo così importante nel palazzetto “di casa”.

Domanda: “Avete detto spesso che a questo livello le partite si decidono in pochissimi punti: vi piacerebbe vedere le regole del punteggio dei tornei dello slam anche qui alle Finals?”

Bolelli: “Sì, sicuramente sarebbe meglio, considerando il livello della manifestazione. Con questa tipologia di regole le partite diventano una roulette russa, può andarti bene o può andarti male: secondo me nei grandi eventi si dovrebbe giocare due set su tre e con i vantaggi, perché con questa tipologia di regolamento praticamente non c’è margine di errore”

Vavassori: “Sono d’accordo con Simone: alle Finals e, aggiungo, anche alle Olimpiadi si sarebbe dovuto giocare con le regole ‘base’ e non modificate, se non sbaglio anche Nadal si era lamentato a Parigi da questo punto di vista. Cercherò di battermi affinchè si torni al sistema di punteggio migliore”

Domanda (di Ubaldo Scanagatta): “Adesso nel match decisivo affronterete Arevalo e Rios, che vi hanno battuto nella finale del Roland Garros. Una partita fondamentale per la qualificazione alla semifinale ma anche per strappare una convocazione a capitan Volandri in vista della Davis”

Vavassori: “Noi non dobbiamo convincere nessuno e qui a Torino giochiamo per noi stessi, per la nostra carriera, per migliorare e soprattutto perché ci divertiamo a giocare insieme. Con Arevalo e Pavic abbiamo perso tre volte, sempre sulla terra, sono una coppia fortissima e sarà una partita che si deciderà su pochi punti: sono gli unici che non abbiamo ancora battuto quest’anno, speriamo sia la volta buona”

Domanda: “Oggi avete perso ma avete giocato una grande partita, sembrate in grande condizione: loro sono stati solidissimo, avete qualche piccolo rimpianto a livello tattico?”

Bolelli: “Secondo me è mancato qualcosa in risposta, soprattutto rispetto alla prima partita: personalmente avrei potuto rispondere molto meglio. Abbiamo avuto le nostre occasioni ma a dire il vero loro nelle situazioni più delicate hanno servito davvero alla grande e poi con il passare dei minuti Puetz ha acquisito sicurezza da fondocampo”

Vavassori: “Abbiamo giocato alla pari, purtroppo con questa tipologia di punteggio spesso a fine partita non c’è niente da recriminare, perché sostanzialmente si tratta di un pareggio, un pareggio che però diventa una sconfitta per un paio di punti, magari casuali. Detto questo non voglio togliere meriti agli avversari, oggi hanno giocato un match perfetto e Puetz, in particolare, mi ha davvero impressionato”

Domanda: “Cosa significa giocare in un campo del genere, in casa, con tutto il pubblico qui per voi? Aumenta la pressione?”

Vavassori: “E’ normale ci sia un po’ di pressione più, ma soprattutto c’è la voglia di fare bene in casa, davanti ai nostri tifosi e alle nostre famiglie. Io oltretutto sono di Torino, quindi c’è anche una motivazione in più: è tutto l’anno che aspettiamo questo torneo e che non vediamo l’ora di giocare qui”

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