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Questione palline, continua la polemica: “Molti giocatori ora hanno problemi al gomito e al polso”

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Insorgono a gran voce le cospicue lamentele su quello che potremmo definire il leitmotiv del momento, almeno per ciò che concerne la sfera tennistica: la questione palline. Sempre più frequente – specialmente in questi “hot days” delle ATP Finals – sentir parlare di questo tema, su cui si sono esposti quasi tutti i “Maestri” di Torino e in particolare gli sfidanti del secondo incontro del girone “John Newcombe”, Alexander Zverev e Andrey Rublev. Da mesi, gli atleti del circuito ATP e WTA, rilasciano continuamente dichiarazioni negative, esponendo un’insoddisfazione legata non solo ad un problema prettamente tattico scaturito dalle palline, ma ad esse, attribuiscono la causa degli infortuni di parecchi tennisti.

L’attuale numero due del mondo, Sascha Zverev, sostiene che il cambio radicale sia avvenuto dopo la pandemia Covid, affermando: “Il motivo è che le aziende di produzione hanno cercato di tagliare i costi e ora stanno usando un materiale di gomma diverso, che rende le palline da tennis tra il 30% e il 60% più lente in media rispetto a prima del Covid. Ciò che accade ora con le palline da tennis è che l’aria e la pressione diminuiscono a causa del materiale che non le trattiene all’interno. Volano molto velocemente nell’aria per i primi due, tre metri, poi rallentano. Ecco perché molti giocatori ora hanno problemi al gomito e al polso”.

Stessa linea di pensiero per Andrey Rublev, che nonostante la sua ottima prestazione, si è arreso con un doppio 6-4 all’amico tedesco nel match d’esordio a Torino:Senti che fai più o meno gli stessi colpi e la palla vola in modo diverso. Anche se hai una tattica, non funziona perché vai a giocare con un giocatore come Sascha che serve a 220. Secondo me in passato c’erano molte palline buone. La sensazione era che più acceleravi, più avevi controllo. Ora senti che a volte acceleri e la palla va in maniera incredibile, mentre quella successiva va fuori di cinque metri. Succede a tutti i giocatori”.

Sfuriata anche da parte di Daniil Medvedev, che già nel torneo di Shanghai aveva sollevato un polverone sulle palline utilizzate, a suo dire limitanti per la propria tipologia di gioco e vantaggiose per Carlitos Alcaraz e Jannik Sinner, “gli unici che riescono a generare una potenza pazzesca”. Al termine della frustrante sconfitta con Fritz, il russo non si è sottratto da ulteriori proteste ed ha persino annunciato di non provare più alcun piacere nello stare in campo: “ora, letteralmente chiunque riesce a tenere lo scambio con me. In ogni match so di dover colpire qualsiasi palla“.

Dunque, quale sarebbe la giusta soluzione da adottare per porre fine al problema? La maggior parte dei tennisti ritiene che l’utilizzo di un’unica marca ufficiale nel tour – nonostante ciò richieda un notevole investimento finanziario – possa ausiliare gli atleti e ridurre il numero di infortuni prodotti dai repentini cambi di palline, come specificato già più di un anno fa dal tre volte campione Slam, Stan Wawrinka, che in un post sui social media polemizzò sulla questione: Quattro settimane, quattro tipi di palle diverse. Quando verranno ascoltati i giocatori?“.

Non potrebbe essere più d’accordo Alex De Minaur, sconfitto da Medvedev nel secondo incontro di girone delle Finals di Torino, dove al termine del match, ha anch’egli espresso la propria opinione, ricalcando esattamente la linea di Stan: “Credo che debba esserci un programma migliore per quanto riguarda le palline, non si possono giocare settimane diverse con palline diverse. Ovviamente ci saranno molte opinioni diverse sull’argomento. A molti giocatori piacciono tipi diverse di palline. Per esempio, giocatori più forti, con più potenza, vorranno palline lente, che potranno così colpire con la forza che desiderano avendo la sensazione di non sbagliare. Per i giocatori che utilizzano più sensibilità, ci sarà l’esigenza di palle più leggere, dato che sono gli unici a poterle controllare”.

Proprio per questo motivo Medvedev, decisamente più di buon umore dopo la vittoria su De Minaur rispetto al post sconfitta con Fritz, ha sottolineato che la varietà delle palline durante il corso della stagione non è di per sé una cosa sbagliata: questo perché altrimenti sarebbero sempre gli stessi giocatori ad essere avvantaggiati da una determinata tipologia di palla. Il problema, a suo avviso, è invece nella qualità: “Non c’è una sola palla che abbia giocato quest’anno che non sia morta in aria. Solo alle Olimpiadi mi sono piaciute molto, eppure ho perso“. Insomma, diverse sì ma nessuna che accontenti i giocatori.

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