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ATP Shanghai, Djokovic: “Non giocavo così dalle Olimpiadi”

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Battuto agevolmente Safiullin e senza Sascha Zverev (eliminato da Goffin) in semifinale, Novak Djokovic si appresta ad affrontare il teenager Mensik ai quarti confortato anche e soprattutto dal fatto di star ritrovando un ottimo livello al Rolex Shanghai Masters. Si parla così del giovane Jakub, di Qinwen Zheng che vorrebbe una foto insieme a Nole con le medaglie d’oro olimpiche (“forse ce la facciamo in Australia” dice lui) e di una statistica sorprendente, nel senso che sorprende che ci sia chi si prende la briga (e di certo il gusto) di segnarsi certe cose; anche se, per citare un vecchio telefilm, “c’è sempre qualcuno che presta attenzione”. Si parla di una striscia aperta da quindici anni sul rosso cinese – e neppure ci sono tornei del Tour sulla terra battuta in Cina.

Novak parte dicendo che questi “sono i migliori match consecutivi che ho giocato dalle Olimpiadi”. È anche vero che da allora l’unico altro torneo disputato è stato lo US Open, segnato dalla sconfitta al terzo turno con Popyrin. E c’è anche la parte per cui “non è un segreto che mi piace giocare in Cina: l’energia, l’atmosfera e il sostegno influenzano il mio tennis”. Via alle domande.

D. Prossimo avversario il diciannovenne Mensik. Ti ci sei allenato ed è un tuo grande fan. Come bilanci età opposta a esperienza?
“Lo seguo dalla finale dell’Australian Open Junior. Ci siamo fatti una settimana di allenamento insieme a Belgrado un paio di volte, era venuto a giocare il Serbia Open. Cerco di essere disponibile per dare a lui e alla sua familglia consigli e indicazioni. Gran servizio, gioco a tutto campo, difende bene per essere così alto [193 cm secondo l’ATP]. E il suo fisio ha lavorato con me all’accademia. Non penso che l’età sarà determinante, ma può influenzare l’esperienza di capire come gestire certi momenti, il pubblico numeroso. Ma allo stesso tempo può funzionare al contrario: il giovane che non ha nulla da perdere si esalta. Succede, come con Michelsen proprio qui.”

D. Qinwen Zheng ha detto di aver ricevuto il tuo invito all’evento presso la Grande Muraglia, ma non ce l’ha fatta causa programmazione. Però le piacerebbe scambiare qualche palla con te. Giocherai un paio di esibizioni nelle prossime settimane, hai mai pensato di farne con tennisti cinesi?
“Perchè no, è un’idea fantastica. Ho raccolto grandi successi in Cina e con il suo successo, Na li, e ZZZ [Zhizhen Zhang], qui il tennis è in crescita. Ci sarebbe parecchio interesse per un evento del genere.”

D. Ci sono statistiche interessanti nel tennis. L’ultima volta che non hai indossato qualcosa di rosso in Cina era il 2009. così pare. Lo fai di proposito? Perché il rosso è importante in Cina…
“Lo so e non sono l’unico. Penso lo sappia tutto il mondo. Certo che lo faccio di proprosito, indosso il rosso per rispetto alla cultura e alla tradizione cinesi, nella speranza che mi porti fortuna. Beh, lo fa, in effetti [ride]. Gioco bene in rosso, quindi proseguo la tradizione.”

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