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Tre temi (più uno) dal WTA 1000 di Pechino

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1) Coco Gauff, winning ugly

Coco Gauff ha vinto il secondo torneo del 2024; dopo il successo di gennaio nel WTA 250 di Auckland (in finale su Svitolina), è riuscita a vincere il ben più importante WTA 1000 di Pechino. Si tratta del secondo WTA 1000 conquistato in carriera; Pechino si aggiunge al 1000 di Cincinnati dello scorso anno. Curiosamente in finale ha sempre sconfitto la stessa avversaria, Carolina Muchova. Così come nel match del 2023 in Ohio, non ci sono mai stati autentici dubbi su chi avrebbe vinto il match, visto che Gauff ha iniziato meglio, si è staccata nel punteggio e non si è più fatta raggiungere. Lo scorso anno contro Muchova aveva finito per prevalere 6-3, 6-4; la scorsa domenica il divario è stato ancora più deciso : 6-1, 6-3.

In sostanza abbiamo assistito a una finale senza sussulti, nella quale è difficile dire se il divario sia stato così netto per via del matchup tecnico tra le due giocatrici (Muchova e Gauff si sono incontrate 3 volte e il bilancio è di 6 set a zero per Coco), o perché Muchova fatica a dare il meglio di sé nelle finali. Su questo possibile problema di Muchova tornerò più avanti, qui bisogna comunque sottolineare che in finale Gauff è stata quasi perfetta.

Innanzitutto ha servito bene con la prima palla (vincendo l’85% di punti), ma soprattutto ha limitato i doppi falli (“solo” cinque), visto che i doppi errori in battuta in alcune giornate possono diventare una zavorra quasi insopportabile per Coco. Ma anche il dritto è stato piuttosto solido: e anche questo per lei è fondamentale, dato che a volte può trasformarsi in un altro elemento critico del suo gioco. Tenuti sotto controllo i punti deboli, ha potuto mettere in mostra la sue migliori doti: un rovescio di livello assoluto, che esegue con una sicurezza e una potenza come pochissime altre nel circuito; e doti atletiche superiori. Superiori non solo sul piano della mobilità ma anche della resistenza.

Però se Gauff è riuscita a vincere a Pechino lo deve non solo alla eccezionale prestazione in finale, ma forse ancora di più per come è riuscita a cavarsela in alcuni turni precedenti, nei quali era apparsa in difficoltà e lontana dalle sue migliori giornate. Finale a parte, dagli ottavi in poi Coco è sempre partita male, perdendo il primo set, e dovendo quindi fare match di rincorsa, recuperando situazioni anche molto complicate.

Contro Osaka si è trovata indietro di un set e un break (sul 6-3, 4-3 e servizio per Osaka), prima di riuscire a vincere tre game consecutivi, pareggiando la partita. Poi sul 6-3, 4-6 Naomi ha deciso di ritirarsi per un problema alla schiena, ma ovviamente se fosse riuscita ad aggiudicarsi il secondo set la partita sarebbe finita lì, con l’eliminazione di Coco. Anche contro la qualificata Starodubtseva Gauff ha dovuto rincorrere, dopo avere perso nettamente il primo set (2-6, 6-2, 6-2). Ma soprattutto in semifinale ha rischiato seriamente l’eliminazione contro Badosa, quando si è trovata sotto 4-6, 1-3 e ha salvato diverse palle dell’1-4 che avrebbe significato doppio break di svantaggio.

In tutti questi frangenti Gauff ha saputo tenere duro, lottando punto su punto e risalendo la corrente anche quando la situazione sembrava quasi compromessa. Grazie alla tigna agonistica è riuscita a instillare dubbi e insicurezze alle avversarie, e alla lunga sia Osaka che Badosa hanno finito per subire il ritorno di Coco. Dunque se in finale contro Muchova era stata quasi perfetta, nei turni precedenti assolutamente no. Ma in fondo, a tennis, per vincere “non devi essere essere perfetto, ma soltanto migliore di una sola persona, il tuo avversario”. Questa è una teoria espressa varie volte da Brad Gilbert, l’autore di “Winning ugly”. E non per nulla Gilbert è stato anche, fino al mese scorso, il coach di Gauff, che insieme a lui ha vinto lo US Open 2023, per il momento il suo unico Slam. Ecco, per certi aspetti è paradossale che Coco abbia vinto a Pechino in stile winning ugly, forse nel modo più winning ugly di tutto il resto della sua carriera, ma dopo la separazione da Gilbert.

P.S. Domanda per i più assidui lettori di Ubitennis: sapete chi è il traduttore della versione italiana di “Winning Ugly”?

a pagina 2: Karolina Muchova e le finali

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