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US Open: Thiem chiude dove aveva iniziato, Shelton lo ferma al primo turno

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B. Shelton b. [WC] D. Thiem 6-4 6-2 6-2

Ben Shelton mette fine all’ultimo capitolo della storia d’amore travagliata tra Dominic Thiem e lo US Open ed elimina l’austriaco 6-4 6-2 6-2.

L’ultima partita, ancora senza storia

Oggi, Thiem ha giocato il suo ultimo slam là dove aveva vinto il primo (ed unico). Era di nuovo sul campo più importante, l’Arthur Ashe Stadium e questa volta, i 20.000 posti vuoti di quando vinse il titolo dello Slam americano, erano pieni.

L’austriaco non ha più vinto una partita in un tabellone principale dallo scorso aprile e nonostante l’ennesima sconfitta, quella di oggi non è certo stata una delle sue peggiori performance, anzi. In avvio di partita, Thiem si è dimostrato più solido di quanto ci potessimo aspettare ma l’incantesimo, purtroppo, è svanito in fretta.

Nel primo parziale, Thiem era riuscito ad arrivare fino al 10imo gioco senza lasciare che Shelton si avvicinasse ai vantaggi e senza concedere palle break. Una partita che si stava decidendo sui turni di servizio dove Thiem dimostrava una discreta solidità. Se non fosse che l’arma preferita dello statunitense però si sa, è proprio il servizio. 77% di prime di servizio in campo da parte di Shelton contro il 33% di Thiem. L’americano ha voluto aspettare il 10imo game per tirare fuori anche le sue abilità in risposta e strappare così in via definitiva il servizio al suo avversario, con 5 punti consecutivi.

Quel game è stato anche il punto di svolta della partita.

Da quel momento, Thiem ha chiuso solamente 4 game in totale: 2 nel secondo parziale, e 2 nel terzo. Nel secondo set ha messo a segno 4 punti in risposta in 40 minuti, lo stesso numero di doppi falli commessi. Ha perso il terzo parziale in mezz’ora di gioco: annebbiato, confuso, così come lo abbiamo visto negli ultimi 4 anni. I dritti a campo aperto sono entrati troppo di rado, e nella panchina dello statunitense erano tutti troppo rilassati. Così, con il 23esimo errore non forzato, Thiem si è arreso al livello nettamente superiore del suo avversario.

Al termine dell’incontro, il pubblico dello US Open ha potuto ascoltarlo un’ultima volta:Vi ringrazio per il vostro supporto, ho deciso di chiudere la mia carriera e farlo qui è molto particolare.  Le circostanze erano molto diverse nel 2020, perché voi non c’eravate. Ma oggi sono davvero felice di poter giocare l’ultimo match della mia carriera qui, davanti a voi e vi ringrazio per essere venuti qui”.

Chi era Thiem prima di vincere lo US Open?

Dominic Thiem è cresciuto sulla terra battuta, quella superfice dove i suoi lungi swing di dritto avvolgevano lentamente gli avversari in una trappola dalla quale era difficile uscire. Il suo biglietto da visita resterà il rovescio a una mano, splendido e violento, come il tennis che ha saputo esprimere per gran parte della carriera. Ha vinto 17 titoli ATP, 10 sulla terra rossa, 1 sull’erba e 6 sul cemento.

Non è stato quel prodigio del tennis che tutti pensavano esplodesse all’interno del Grande Slam. I suoi coetanei anni ’90 gli avevano rubato la scena ancor prima di vincere un titolo: l’amico Alexander Zverev, Grigor Dimitrov e Stefanos Tsitsipas erano i talenti da sorvegliare attentamente, quelli che si pensava avrebbero dato filo da torcere a quei famosi Big Three.

Ma la serie di 14 slam consecutivi senza vincitori diversi da Rafa Nadal, Roger Federer e Novak Djokovic alla fine, l’ha interrotta proprio lui, Dominic Thiem. È diventato il primo giocatore degli anni ’90 a vincere un Major, prima di essere raggiunto dal collega Daniil Medvedev.

Nel 2015, Thiem raggiunse il record personale di 29 tornei ATP giocati nello stesso anno, 13 in più dell’allora numero 1 del mondo Djokovic. L’anno successivo conquistò la prima semifinale agli Open di Francia e grazie a quel risultato, fece un grande passo dentro la lista dei top 10 nel ranking ATP. Nel 2018 e 2019 perse due finali Slam contro Nadal sulla sua amata terra battuta, davanti al pubblico del court Philippe-Chatrier al Roland Garros. Ma agli Australian Open del 2020, Thiem si prese la sua rivincita ai quarti di finale contro lo spagnolo e raggiunse Djokovic in finale, dopo aver battuto 4 teste di serie consecutive (Fritz, Monfils, Nadal, Zverev). Lo svizzero andò avanti 2 set a 1 in finale contro Djokovic prima di farsi rimontare. Non era ancora il suo momento ma nonostante la sconfitta amara, quello era solo l’inizio di un’annata indimenticabile e di una storia malinconica.

Nel settembre del 2020, a New York, Nadal e Federer erano assenti tabellone principale. Non c’era più neanche Djokovic, in seguito alla squalifica per la pallata alla giudice di linea.  Quello era il momento da cogliere, l’attimo che Dominic Thiem fece suo, arrivando fino in fondo. C’erano circa 20,000 posti vuoti quando vinse il suo primo e unico slam, dopo quattro ore di partita. Solamente una cinquantina di persone lo videro cadere al suolo dal vivo, mentre l’amico e rivale Zverev si avvicinava per congratularsi. L’unico rumore percepibile, erano i continui flash delle macchine fotografiche. Una vittoria che in un’intervista rilasciata all’Equipe, Thiem ha definito “speciale e triste”, non a caso due parole con la quale si potrebbe riassumere il seguito della sua carriera da quel titolo.

L’inizio della fine di una carriera

Da quel momento, mentre tutti pensavamo che l’austriaco sarebbe sbocciato, è iniziato quello che non ti aspetti: il vuoto. Thiem ha confessato che non si è mai trattato solamente dei numerosi infortuni, in particolare, legati al polso. Tutto è partito da una grande mancanza di motivazione, come ha spiegato nell’ultima intervista rilasciata all’Equipe: “Dopo il titolo nuotavo nell’euforia, tutto era fantastico. Ho continuato a giocare bene fino alla fine dell’anno. Sono andato in vacanza, ma quando son dovuto partire per l’Australia è stato strano, non ero per niente motivato. Mi sentivo vuoto, davvero stanco fisicamente ed emotivamente. C’era di nuovo il Covid. Col senno di poi, è stato un errore andarci. Mi ci sono voluti tre o quattro mesi per superarlo. E quando ho iniziato a sentirmi meglio, mi sono infortunato al polso destro”.

A fine ottobre si ritirerà al torneo di Vienna per iniziare una nuova fase della sua vita. Avrà 31 anni e lo farà fuori dai top 200 del mondo. Sembra incredibile pensare che questo giovane campione, solamente 4 anni fa alzava al cielo la Coppa dello US Open. Ma c’è un momento in cui bisogna accettare che le cose cambiano e prima che una passione ti logori, portandoti via tutto, voglia di vivere compresa, è meglio fare un passo indietro e cambiare prospettiva. Ed è proprio questo quello che Thiem ha intenzione di fare, senza abbadonare il tennis: “Fermarsi a 31 anni è presto”, ha detto nell’intervista all’Equipe, “ma d’altra parte ho avuto una carriera molto intensa, mi sono allenato tantissimo per molto tempo. Se guardo al mio “io tennistico”, mi sento vecchio. Le mie batterie sono scariche, la mia energia non c’è più. Come tennista, il mio tempo è scaduto. D’altra parte, sento di averne molta per fare altre cose e avere una vita piena legata al tennis”.

Andy Murray ha detto di essere stato costretto a dire addio per via di un problema fisico. Roger Federer ha fatto lo stesso. Thiem è stato costretto a farlo per un problema non tanto diverso. Perché se per quattro anni, il dritto che ti ha portato a vincere uno dei quattro tornei più importanti di questo sport, non entra più, c’è un problema.

E dopo oggi, Thiem ha la certezza che non ci sia altro rimedio che smettere. Così, i momenti di sconforto, non rischieranno di calpestare tutti quelli di gioia.

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