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US Open, Arnaldi: “Punto a replicare gli ottavi del 2023. Sicuramente andrà meglio, sarò meno teso”

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Un anno fa, di questi periodi, Matteo Arnaldi era fuori dai primi 60 al mondo. Poi un incredibile quarto turno allo US Open pose la prima pietra per l’ascesa ad alti livelli del sanremese che al prossimo Slam, per la prima volta nella sua carriera, partirà tra le teste di serie. Un risultato importantissimo, con l’azzurro che giunge da top 30 al Major americano, su una superficie che già in Canada gli ha regalato grandissime soddisfazioni.

Mi piace molto l’atmosfera allo US Open“, ha spiegato Matteo incontrando i tifosi alla Fan Week, che precede la prima settimana di torneo, “essere in Top 30 è una bella sensazione. Arrivare qui da testa di serie è importante. Nelle scorse settimane non ho giocato particolarmente bene, ma poi ho giocato un bel torneo a Montreal che mi ha dato un po’ di fiducia. Giocare questo torneo mi piace. Sono a New York per la quinta volta: due da junior, nel 2018 e 2019, poi sono tornato nel 2022 e l’anno scorso quando ho fatto decisamente bene, sono arrivato agli ottavi.

Ho giocato con Carlos Alcaraz sull’Arthur Ashe con il tetto chiuso. Lo stadio era pienissimo, per me era la prima volta che entravo in uno stadio così grande. All’inizio ero un po’ teso ma poi ho cercato di godermi ogni momento. Spero di poterci tornare quest’anno perché la seconda volta è sempre meglio della prima. Sicuramente sarei meno teso“. Parole cariche di ambizione quelle di Arnaldi, che sta cavalcando l’onda lunga del miglior momento, sia maschile che femminile, nella storia del tennis italiano. Storia che lui ha pienamente contribuito a scrivere, mettendo un’importante firma sullo storico successo in Coppa Davis lo scorso novembre.

Mi hanno convocato per la prima volta in occasione della fase a gironi“, ricorda il n.30 ATP, “è stata un’esperienza diversa, speciale. A Bologna ho vinto due partita, e mi hanno chiamato di nuovo per le finali. Non era il periodo migliore della mia vita, non avevo giocato per due settimane ma ci sono andato. Ho perso la prima partita contro Van de Zandschulp. Ero deluso, ma poi ho portato all’Italia il primo punto della finale. Jannik ha giocato in modo incredibile, giocare la finale per la tua nazione è stata un’emozione straordinaria, che non dimenticherò mai“. Come tutt’Italia, d’altronde.

Un’Italia che arriva con gli occhi ancora brillanti dei successi olimpici, dei 1000 di Sinner, del n.1, a uno Slam che vedrà ben quattro giocatori nostrani tra i migliori 32. Una sensazione unica, Arnaldi lo sa bene: “Stiamo vivendo un periodo speciale per il tennis in Italia. Lorenzo Musetti ha vinto il bronzo all’Olimpiade, Sara Errani e Jasmine Paolini hanno vinto l’oro, le ragazze l’anno scorso sono arrivate in finale di Billie Jean King Cup. Le persone in Italia stanno imparando ad apprezzare di più il tennis, lo guardano di più. Noi sentiamo sempre più supporto, vediamo sempre più tifosi dovunque andiamo a giocare, anche in Australia o qui a New York“. Tutto il mondo, anzi tutto il tennis è paese, in fin dei conti.

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