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Le imprese di Errani-Paolini e Djokovic sui giornali italiani

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Paolini-Errani sorelle d’Italia da leggenda prima soffrono poi esultano (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Sorelle d`Italia, siete d`oro. Il tricolore che sale nello Chatrier, l’Inno di Mameli, i sorrisi di Sara e Jasmine. Scatti indimenticabili di una giornata storica. Il giorno in cui l`Italia, per la prima volta, conquista una medaglia d`oro ai Giochi. Il barone De Morpurgo, fino a ieri, immagine in bianco e nero di una storia di 100 anni fa, era l`unico italiano ad aver guadagnato una medaglia olimpica con la racchetta. Era sempre Parigi, ma questa volta il cielo è più blu. Come gli occhi di Sara Errani, che ha voluto questo doppio con l`obiettivo di qualificarsi all`Olimpiade. Il suo sogno fin da ragazzina. Lei e Jasmine Paolini si sono scelte. Dandosi la mano, spingendosi, aiutandosi, spronandosi. Perché Sara, che in doppio aveva già vinto cinque Slam in coppia con Roberta Vinci portava l`esperienza, Jasmine la freschezza, la voglia di crescere, l` entusiasmo.

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Da ieri, però ha capito fino in fondo che quel cerchio di metallo dorato al collo ripaga di ogni punto o euro lasciati sul percorso della gloria olimpica. Ripaga della piccola, grande, amarezza della finale del Roland Garros persa in singolare e poi in doppio con Sara. Stessa terra, stesso stadio, finale diverso. Ieri, nella finale contro Mirra Andreeva e Diana Shnaider, 17 e 20 anni, in due l`età della sola Sara Errani, l`inizio è stato da mani nei capelli. Con le due ragazzine russe in cattedra a dominare, fare gioco, colpire. Con Jasmine Paolini fallosa come non si era vista da tempo, tesa, con Sara Errani che non riusciva a incidere. In un attimo, le due campionesse olimpiche si sono ritrovate gelate da un 6-2 nel primo set. Sembrava finita ancora prima di essere iniziata.

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E festeggiare con loro, saltare, ridere, abbracciarsi e fare un selfie con i loro metalli preziosi al collo. L`immagine di Musetti con Errani e Paolini e le loro medaglie, fotografa un momento meraviglioso del tennis italiano. L`oro in doppio, il bronzo nel singolare maschile, a pochi mesi dall`ascesa di Jannik Sinner al numero 1 del ranking mondiale e dalla vitto- ria della Coppa Davis, oltre alla finale di Billie Jean King Cup per le donne, sono una carrellata di successi che per forza ne richiamerà altri e farà crescere ancora un movimento che, adesso, è al centro del mondo ed è preso ad esempio come modello da imitare. Con Jasmine e Sara, poi, abbiamo la coppia più bella del mondo, e ci dispiace per gli altri.

Così l’incredibile Nole si è liberato dell’ombra di Federer e Nadal (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

L’aquila e gli scudi. Nella bandiera serba, accanto al rosso, al blu e al bianco, campeggiano i simboli dell`orgoglio di un popolo fiero e indomabile. A Belgrado, nella prima settimana di dicembre del 2010, di quei vessilli ne stanno sventolando a migliaia. Sono i giorni della storia, nella finale di Coppa Davis la Serbia affronta la Francia e sogna il primo successo nell`Insalatiera grazie a un campione di 23 anni che nel 2008 ha regalato alla nazione il primo Slam (Australian Open) di sempre.

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Oltre il muro, quello fisico e geografico che fino al 1989 separava l`Occidente dell`Europa dalla sua parte orientale e al di là del quale, con le divisioni e le contraddizioni di quel tempo, si è formata culturalmente la sua famiglia ed è nato lui.

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Ce l`ha fatta con il talento e la volontà, con la mente e il cuore. Non gli è riuscito per due volte di eguagliare Don Budge e Rod Laver, di aggiudicarsi il Grande Slam, ma statene certi che ci riproverà finché avrà la forza di riuscirci, anche adesso che è più vicino ai 40 armi e i nuovi leoni Sinner e Alcaraz lo hanno azzannato più spesso di quanto gli possa piacere. Succede a tutti, di fallire un traguardo, ma a lui è successo sempre di rinascere, di vendicarsi, di rimarcare che il passaggio di consegne non è ancora avvenuto. In fondo, è accaduto pure ieri.

Errani e Paolini giochi da favola (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Anche il tennis italiano ha il suo oro olimpico 2024, da affiancare al magnifico bronzo di Lorenzo Musetti in singolare, rivoluzionando il medagliere azzurro ai Giochi Olimpici che era clamorosamente fermo all`unica medaglia di bronzo di 100 anni fa sempre a Parigi di Uberto de Morpurgo. Anche se il primo, storico, oro, sembrava impensabile dopo la rinuncia dell`influenzato Jannik Sinner alla vigilia dei Giochi.

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Non sono dati casuali perché tutt`e due le italiane si sono perfezionate dopo un lungo e difficile percorso in singolare, fino a sorprendere sia con le finali Slam (una Sara al Roland Garros 2012, due Jas quest`anno, ancora a Parigi e poi anche a Wimbledon), sia con la scalata fino al numero 5 della classifica WTA: la Errani nel 2013, la Paolini a giugno. Perché poi, se la sapienza di doppio dell`ottima mancina Shnaider è legata soprattutto ai tornei juniores, quelli di Salita dicono che è salita al numero 1 del mondo WTA e ha firmato 5 Slam insieme a Roberta Vinci. Insieme le azzurre vantano 3 titoli: il WTA 250 di Monastir a fine 2023, il “500” di Linz ed il “1000” di Roma in un 2024 dove hanno raggiunto anche la finale al Roland Garros e la semifinale nel “1000” a Miami.

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Il 6-2 le blocca, il dolorino muscolare della Errani le preoccupa, lo spirito battagliero delle avversarie le carica, ma è soprattutto il primo sorriso – il loro marchio di fabbrica -, ad inizio secondo set a scuoterle come un fulmine, liberandole, lasciandole esprimere le caratteristiche fondamentali che fanno esplodere la coppia: i solidi/intelligenti colpi da fondo di Jas e i cambi di direzione e gli affondo a rete di Salita. Così, in un attimo il 6-1 per le azzurre impressiona e frena le più giovani e cambia i connotati al match. Lanciando la volata del super-tie-break chiuso per 10-8 dopo un primo sprint (2-0), un secondo (4-2), una doppia fiammata del talento-Andreeva (8-7), il crollo della Shnaider.

SEGRETO Nella telecronaca di Eurosport, Roberta Vinci svela un grande segreto del coppia meraviglie d`oro, parlando della sua ex compagna che così completa il Career Golden Slam: «Io non mi meraviglio che Sara sia qui, quando si mette in testa una cosa cerca in tutti i modi di arrivarci. L`oro olimpico era il nostro sogno: non siamo riusciti a concretizzarlo ma lei è riuscita a trasferire questa tensione in forza positiva, aiutandosi proprio con quelle nostre due sconfitte per non farsi scappare questa nuova occasione». La squalifica per doping ridotta poi da 10 a 2 mesi che ha segnato Sara è finalmente dimenticata.

Djokovic, capolavoro e lacrime “Ho messo l’anima per farcela” (Stefano Semeraro, La Stampa)

Mi mancava l’ultimo tassello del puzzle». Adesso ce l`ha, ed è d`oro. Dopo averlo inseguito per una vita come una ossessione, un tarlo della mente, Novak Djokovic se l`è messo al collo al Roland Garros, battendo 7-6 7-6 il ragazzo meraviglioso Carlos Alcaraz in una finale enorme, 2 ore e cinquanta, la partita più bella dell`anno nonostante la distanza ridotta, una di quelle che passeranno alla storia.

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Era l`obiettivo finale, definitivo, il più importante di una stagione, e per non perdere l`appuntamento con la storia Nole è riuscito anche a recuperare in meno di un mese dal problema al menisco che l`aveva costretto al ritiro a Parigi, e che avrebbe potuto sabotargli il sogno. Non stupisce allora il pianto dirotto, l`abbraccio strappacuore con i figli e la moglie in tribuna, l`inchino sul centrale che è sembrato quasi religioso, un prostrarsi ad una divinità interiore e feroce. Il demone della perfezione, la voglia di essere il numero uno non solo della propria epoca, ma di sempre. «Era la mia quinta Olimpiade, tre volte mi ero fermato in semifinale», racconta dopo aver chiuso anche il cosiddetto Golden Slam, che in campo maschile prima di lui era riuscito solo ad Agassi e Nadal.

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Ma stavolta non è riuscito a tenere la Mente del Cannibale lontana dall`obiettivo, come aveva previsto, fra gli altri, Marian Vajda, il coach storico di Novak: «O ce la fa questa volta, o sarà in campo anche a Los Angeles». Troppi diritti sbagliati, troppo nervosismo nei due tie-break, che sono la specialità di Djokovic, il regno della lucidità, tanto che anche ieri il bilancio parziale è stato schiacciante: 14 punti a 5, quando i punti scottavano come l`inferno. «A un certo punto mi sono detto: adesso vinco», ha raccontato. E guarda caso proprio nel secondo dei due Nole ha offerto il meglio di una giornata in cui gli scambi da favola sono arrivati in abbondanza. Due diritti incrociati di fattura aliena, piovuti da un pianeta che lui è attrezzato per abitare, che hanno stordito Carlitos.

Talmente dispiaciuto, nonostante i due Slam appena messi in bacheca, di aver fallito l`appuntamento con l`oro, che durante la premiazione è scoppiato a piangere «Sento di aver deluso la Spagna, tutti quelli che si aspettavano una vittoria da me». Avrà tempo per rifarsi, e come lui Lorenzo Musetti, il terzo uomo di un podio da favola («Stare sul podio insieme a due giganti è stata un`emozione fortissima»), mentre Djokovic era – probabilmente – all`ultima occasione, anche se scherzando ha ammesso che fra quattro anni non gli dispiacerebbe ripetersi.

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